Ancora una partita dominata. Ancora un successo largo, praticamente in fotocopia a quello di gara 3. La resistenza degli Heat che sembra improvvisamente essersi sgretolata di fronte alla solidità e al basket chirurgico di San Antonio. E così gli Spurs sono a 48’ dal quinto titolo, che in questo momento sembra davvero lì solo da prendere.
COSA HA FUNZIONATO
– Un’altra volta ci si trova in difficoltà nel discernere quello che può aver funzionato da quello che non ha funzionato. Semplicemente perché, in gara 4 ancor più che in gara3, tutto quello che poteva girare per il verso giusto lo ha fatto per gli Spurs, che da subito hanno preso in mano la gara e non hanno nemmeno dovuto rispondere a un tentativo di rimonta credibile degli avversari. Sicuramente, la prima cosa che salta agli occhi, è come l’attacco nero argento abbia preso definitivamente le misure alla difesa Heat. Nelle quattro gare di Finale San Antonio viaggia a quasi 120 punti per 100 possessi, un numero spaventoso, dato anche dagli aggiustamenti di quintetto che Popovich ha introdotto per non subire gli schieramenti piccoli di Spoelstra;
– E proprio sui quintetti piccoli di Miami si sta decidendo la serie. Se alla vigilia di queste Finali era opinione comune che più gli Heat fossero riusciti a giocare a quintetti con un solo lungo, più il titolo avrebbe avuto probabilità di andare nella loro bacheca, il campo ha mostrato l’esatto contrario. E, come è evidente, gran parte delle motivazioni stanno nelle prestazioni fantastiche di Boris Diaw, che anche in gara 4 ha dominato, sfiorando la tripla doppia. Le sue statistiche semplici non sono roboanti (6.5 punti, 8.5 rimbalzi, 5.8 assists con solo il 38% dal campo), ma quelle avanzate ci mostrano in pieno quello che sta portando alla causa Spurs: con lui in campo 120.6 punti per 100 possessi e net rating di +24.5. La sua capacità di leggere le situazioni sia sotto canestro, che da dietro l’arco è una variabile su cui gli Heat non hanno avuto risposte e che sta portando il Larry O’Brien Trophy in zona Alamo;
– Gara 4 ci ha mostrato anche degli Spurs nettamente più in salute di Miami, dal punto di vista proprio delle energie. James e compagni (Wade su tutti) sono apparsi scarichi e pesanti sulle gambe, mentre San Antonio ne ha avuto per 48’ senza problemi e probabilmente avrebbe anche potuto continuare. Merito dei bassi minutaggi architettati in stagione regolare da Gregg Popovich? Merito dei trainer texani? Fatto sta che oggi in campo va una squadra che gioca meglio a basket e corre anche di più, molto di più;
– Kawhi Leonard è la storia di queste Finali. Doveva già esserlo l’anno scorso, quando giocò alla grande e si rivelò al mondo, ma poi la successione degli eventi ha portato da altre parti. Oggi, che ci sono 3 match point per San Antonio, tutti sono pronti per esaltare questo ragazzo, preso alla 13 del draft di tre anni fa, in cambio di George Hill. Anche in gara 4 ha giocato una partita di una completezza offensiva disarmante, con tiri da fuori, penetrazioni e letture offensive non scontate. Una sua giocata di pura strapotenza agonistica, dove ha braccato un esausto Wade a metà campo, fino a rubargli la palla, quasi come si farebbe con un bambino, per poi finire con due punti in contropiede, è stata assolutamente illuminante sul momento di forma e di crescita che sta vivendo. Il futuro, sulle sponde del Riverwalk, passa per forza da lui;
– Tra i tanti che si sono distinti in casa Spurs, merita, questa volta, una nota positiva Patty Mills, un altro resuscitato dal sistema Spurs. L’ex Fatty Patty, ha segnato con continuità ogni volta che ha avuto un mezzo centimetro di spazio, frustrando i timidissimi tentativi di recupero degli Heat, affidati quasi in esclusiva a James. Esce dalla panchina per portare punti immediati. E non c’è che dire, lo sta facendo in maniera superba;
– Ah, Duncan sarebbe primo per doppie doppie nella storia dei playoff (158 dopo il 10+11 dell’altra notte). Metterlo tra i meritevoli ormai è quasi banale, però avere una buona scusa per nominarlo non guasta;
COSA NON HA FUNZIONATO
– Imbarazzo… Cosa può non aver funzionato giovedì notte? Partita controllata letteralmente dall’inizio alla fine. Avversari distrutti anche dal punto di vista psicologico. Titolo lì solo da prendere domani notte. Certo, dispiace vedere come Marco Belinelli sia finito fuori dalle rotazioni e sia entrato solo a partita già bella che andata. Ma di sicuro il passaggio a vuoto che ha avuto in queste Finali, e un po’ anche in generale nei playoff dove ha faticato in 3 serie su 4, non va inficiare quanto di buono fatto vedere in questa stagione, e non diminuirà la stima che lo staff degli Spurs ha in lui;
– Ah, poi siam sempre lì. Leonard ha rifiutato la sala stampa anche questa volta. Prima o poi concederà al mondo un intervista…
Cestista, baskettaro, appassionato della palla a spicchi, fedele adepto del parquet.
Nato a pane e Danilovic, cresciuto a tarallucci e Ginobili, ho sviluppato col tempo un’insana passione per il basket a stelle e striscie e i Denver Nuggets, aggiungendo poi con calma interesse vivo per Football Americano (San Francisco 49ers) e Baseball (San Francisco Giants). Scrivo per diletto. Parlo a volte, a sproposito, su Radio Playit.