Equilibrio ristabilito. Erano state due sberle epocali per gli Oklahoma City Thunder nelle prime due gare della serie, sono stati due cazzotti dolorosissimi per San Antonio quelli presi in gara 3 e gara 4. Quello di gara 4 ancora di più. E così, proprio come due anni fa, siamo allo stesso punto: nel momento in cui la serie si è trasferita in Oklahoma, gli Spurs hanno perso il proprio flow, da 2-0 avanti si sono fatti recuperare e ora psicologicamente sono dietro agli avversari.
La partita di stanotte è stata una vera e propria cavalcata per Durant e compagni, che hanno asfaltato i texani ingigantendo le proporzioni della vittoria di gara 3, vincendo con gli stessi principi di due giorni fa, ma ampliandone i contenuti. Semplicemente, non c’è più tutto quello che aveva permesso agli uomini di Popovich di dominare l’inizio della serie.
Se tra gara 1 e 2 San Antonio aveva stabilito i record playoff per punti in area, stanotte è stata battuta 44-36, dopo la sconfitta per 46-40 in gara 3. Poi i punti in contropiede: se, fino a 72 ore fa, i Thunder non erano stati quasi mai capaci di correre in campo aperto, il tabellino di gara 4 recita 21-0 per gli uomini di Brooks alla voce fastbreak points.
In generale, se la serie era sembrata morta e sepolta dopo soli due episodi, era soprattutto perché il linguaggio fisico di Oklahoma City era quello di una squadra rassegnata al proprio destino. Ed è lì che sta avvenendo il maggior cambiamento. I Thunder ora entrano in campo spiritati, con la bava alla bocca e aggrediscono fisicamente gli avversari dal primo all’ultimo minuto di partita.
La partita di stanotte di Russell Westbrook (40 punti, 10 assists, 5 rimbalzi e 5 recuperi) è figlia proprio di quest’atteggiamento. L’ex UCLA ha aggredito in attacco e in difesa chiunque gli si parasse davanti come se non ci fosse un domani. Lui ha portato i colpi decisivi per il 9-0 di parziale a fine primo quarto, che ha interrotto il buon inizio nero argento (8-0, poi 18-13) e permesso ai padroni di casa di andare al primo riposo con 6 punti di vantaggio e l’inerzia dalla propria.
Il parziale poi si è esteso fino alla prima doppia cifra di vantaggio sul 34-24 e Westbrook ha continuato a dettare i ritmi, segnando in penetrazione e con l’arresto e tiro, mentre in difesa, con le palle recuperate, ha trovato anche il modo di segnare con comodità in campo aperto.
A fianco a lui ha evoluito tutta la squadra, a cominciare da Kevin Durant, che ha potuto fare semplicemente quello che gli viene meglio, cioè lo scorer: 31 con 22 tiri, 5 rimbalzi e altrettanti assists. Due sue triple immarcabili poco prima della fine del primo tempo hanno dato lo scossone decisivo alla partita, con, al 24°, il tabellone che recitava un impietoso 58-43 Thunder, fatto di 17 punti in contropiede e del 40% scarso al tiro per Parker e compagni.
Percentuale figlia diretta del nuovo assetto difensivo di OKC. O meglio, dell’assetto ritrovato col ritorno di Ibaka. Ora, molto semplicemente, i Thunder non fanno più segnare nessuno nei pressi del canestro: dopo il 17/37 di gara 3, San Antonio oggi ha fatto ancora peggio, fermandosi a 17/39 nella restricted area.
Non c’è più spazio per le penetrazioni di Parker, Duncan trova una muraglia invalicabile. Per stare coi numeri, la coppia Ibaka (9 punti + 8 rimbalzi) – Perkins ha concesso il 42% agli Spurs nei minuti in campo, e meglio ancora ha fatto la coppia Ibaka-Adams, contro cui gli Spurs si sono fermati al 33% (8/24).
E tutto questo nonostante Reggie Jackson, che è un fattore importante in questa serie, sia finito presto (dopo 3’) fuori dalla partita per una distorsione a una caviglia.
San Antonio, invece, è in un momento di crisi totale. Popovich sta vedendo la serie ribaltarsi e la partita di stanotte ha mostrato anche alcuni momenti di insolito nervosismo tra i giocatori, culminati con la scelta dell’head coach di togliere dal campo tutti i titolari a 4:35 dalla fine del terzo quarto (76-49 OKC) per non farli più rientrare fino alla fine della contesa.
Quello che sorprende maggiormente è come, in questo caos, gli Spurs abbiano lentamente smesso di giocare il proprio basket, fermando la circolazione e affidandosi agli uno contro uno e a palleggi insistiti che difficilmente potranno portarli da qualche parte.
Parker, dopo un buon inizio, ha subito l’esuberanza atletica di Westbrook finendo fuori partita, Duncan è stato annullato dalla staffetta a tre Ibaka, Perkins, Adams finendo con soli 9 punti e, come spesso accade, mancando loro due, tutta la squadra non si è accesa, tirando con il 39,8% dal campo.
I momenti chiave sono stati due: il primo, già citato, tra primo e secondo quarto, quando con un 21-6 di parziale i Thunder hanno preso la partita in mano, passando dal 13-18 al 34-24, con le giocate, appunto, di Westbrook.
Il secondo, che ha portato ai cambi punitivi di Popovich, è giunto tra la fine del primo tempo e il terzo quarto. Qui il parziale è stato di 24-9, con San Antonio ferma a 3/14 dal campo e nulla in difesa. I Thunder così hanno banchettato (nel parziale 12-0 i punti nel pitturato per la truppa di Brooks) e chiuso i conti con largo anticipo, raggiungendo il +27.
Ora, ovviamente, abbiamo davanti a noi tutta un’altra serie. Bellissima ovviamente, e dove la prossima gara 5 rivestirà un ruolo decisivo, soprattutto per capire come stanno gli Spurs dopo questo brusco risveglio. L’aria di casa non può che giovare a Duncan e compagni, ma i temi tattici in campo sono cambiati nettamente a favore degli avversari e andarli a ribaltare non sembra molto semplice.
Gli Spurs devono ritrovare la capacità di muovere la difesa e segnare canestri al ferro che obblighino gli avversari a ruotare, mettendo così in moto tutto quel meccanismo, che fino a poco fa sembrava perfetto, di extra pass capace di rendere l’attacco texano irresistibile.
Dall’altra parte i Thunder arriveranno pieni di fiducia, ma consci di non potersi rilassare. Finire sotto 3-2 li metterebbe comunque in una pessima situazione. A livello di campo sarà da replicare l’intensità mostrata in queste due partite casalinghe che, a prescindere da tutti i discorsi tecnico/tattici, è quello che ha fatto la vera differenza negli ultimi 96 minuti.
Westbrook dovrà essere la belva di queste due gare, cercando di avere quel briciolo di controllo necessario quando giochi in trasferta. Durant ha preso ritmo, ma bisognerà anche tenere d’occhio l’evolvere delle condizioni fisiche di Ibaka, che è certamente l’uomo attorno a cui stanno girando gli equilibri della serie, e della caviglia di Jackson.
Da qui in poi, insomma, il bello deve venire.
Cestista, baskettaro, appassionato della palla a spicchi, fedele adepto del parquet.
Nato a pane e Danilovic, cresciuto a tarallucci e Ginobili, ho sviluppato col tempo un’insana passione per il basket a stelle e striscie e i Denver Nuggets, aggiungendo poi con calma interesse vivo per Football Americano (San Francisco 49ers) e Baseball (San Francisco Giants). Scrivo per diletto. Parlo a volte, a sproposito, su Radio Playit.