La semifinale che tutti aspettavano: i bicampioni in carica contro l’armata russa di Mr. Prokhorov, un rendez-vous tra futuri Hall of Famer che arriva proprio quando il gioco inizia a farsi duro per davvero. Il confronto in regular season parla di un esito a senso unico: 4-0 Nets, quattro successi ottenuti al termine di partite da lacrime e sangue e finite tutte punto a punto (con 12 punti di scarto totale a favore dei Nets). I precedenti, però, lasciano il tempo che trovano: Dwyane Wade stanotte sarà della partita, cosa mai successa in stagione contro gli uomini in nero, e gli Heat hanno dalla loro le gambe fresche di un primo turno passato in carrozza. I Nets proveranno a fare subito il colpaccio, sfruttando la carta dell’arrivo di rincorsa dopo la qualificazione strappata a gara 7 contro i Raptors che ha reso Jason Kidd il primo rookie coach a vincere una gara senza ritorno di playoff: già, proprio l’uomo che, in cabina di regia dei Dallas Mavericks, ha inflitto l’ultima sconfitta in una serie playoff agli uomini di South Beach, issandosi sul tetto della lega con la vittoria delle Finals 2011.
Miami ripropone in quintetto Shane Battier, finito nel dimenticatoio nel primo turno (solo due minuti per lui nella serie contro i Bobcats) ma fondamentale nei piani di coach Spoelstra per fronteggiare il quintetto “senza ruoli” dei Nets. Si parte, e la difesa di casa forza subito una violazione dei 24 secondi offensivi; Brooklyn però muove bene la palla, e si porta rapidamente sul 7-2 grazie a una tripla su scarico messa a segno da Pierce. Gli Heat non tardano a rispondere, ed è proprio Battier a pareggiare immediatamente i conti con la specialità della casa della tripla dall’angolo. Brooklyn si affida ancora a Pierce, che conclude con un altro tiro dalla lunga distanza una ottima circolazione di palla ospite, ma Miami ha trovato ritmo e sorpassa grazie a un Wade formato vintage e al taglio a canestro di Chalmers. James si mette in proprio, liberandosi della marcatura di Johnson con un movimento aggressivo che vale due punti in vernice: Kidd vuol sistemare un paio di cose, e i suoi escono nel migliore dei modi dal timeout con un fade away firmato dallo stesso Johnson. Il canestro di Blatche arriva fuori tempo massimo, ma l’impatto dell’ex Wizards è comunque positivo; James continua a essere incontenibile nei pressi del ferro, ma i Nets trovano una ottima giocata difensiva di Pierce, che chiude la linea di fondo a Lewis, e un canestro di Anderson che vale il sorpasso e costa il secondo fallo personale a Ray Allen. He Got Game si fa ampiamente perdonare nel possesso successivo, concludendo col la tripla un ottimo dai e vai con Lewis che chiude di fatto il primo quarto di gioco: 22-20 Heat, grazie a un Wade preciso e a un LeBron col pilota automatico. Brooklyn, però, può essere soddisfatta: le 5 palle perse fanno male fino a un certo punto, visto che sono tutte dead turnovers (palla persa che va fuori dal campo senza concedere l’opportunità di punti facili agli avversari), e i Nets sono riusciti a impostare una gara dal ritmo e punteggio bassi, l’ideale per una squadra di veterani che non eccelle certamente quando si tratta di correre da una parte all’altra del campo.
Miami inizia il secondo periodo concedendo qualche minuto di riposo a James, rimpiazzato momentaneamente da Wade nelle vesti di faro della squadra. Una tripla di Cole vale il +5 Heat, con Brooklyn che inizia a dispiegare la sua rotazione pressoché infinita dando spazio a tutta la panchina a disposizione di coach Kidd. Allen ne approfitta e guida le seconde linee degli Heat al primo parziale significativo della serata: Ray è precisissimo al tiro e efficace anche in cabina di regia, e un suo layup seguito da due liberi di Bosh valgono il +10 per i padroni di casa. È un vantaggio significativo, perché si tratta del massimo scarto stagionale in una partita contro i Nets. Brroklyn si affida a una tripla di Teletovic, che tira tutto quello che gli arriva in mano, e a una penetrazione di Williams che viene liberato da un blocco di granito portato da Garnett sull’ex amico Allen. Miami però esegue in maniera perfetta in attacco, costruendo tiri ad altissima percentuale nei primi secondi dell’azione e sfruttando la lentezza degli adeguamenti difensivi ospiti. I Nets trovano comunque il modo di rimettersi in corsa a tutti gli effetti, grazie a un ottimo finale di tempo giocato da Johnson: l’ex Hawks sporca il pallone in difesa e firma anche due triple che valgono il decimo punto della sua serata e chiudono degnamente due splendidi attacchi degli All Blacks della Grande Mela. Miami ristabilisce subito le distanze, ma Williams fa saltare sulla sedia con una tripla da distanza siderale che coincide con la sirena finale della prima metà di gara: Miami è in vantaggio 46-43, ma si rammarica per aver sprecato un +11 frutto di un dominio pressoché incontrastato nel pitturato. Brooklyn resta in corsa grazie alla buona prova del quintetto titolare, che trova le triple determinanti di Williams e Johnson per accorciare nel finale e aprire la porte a una ripresa punto a punto.
Miami parte subito con le marce alte, sfruttando la buona serata al tiro di Wade e la verve di un Bosh molto coinvolto in attacco. Garnett non trova ritmo e vede il canestro piccolo come uno spillo, e i Nets devono affidarsi ancora una volta a Williams per restare a contatto. D-Will va segno dal palleggio, Battier risponde col secondo corner three della sua serata immediatamente replicato dal numero 8 ospite, che imbuca dall’arco dopo un’azione convulsa fatta di rubate e contro-rubate (occasione colta al volo da Pierce, che cattura la palla vagante non disdegnando un sano contatto da playoff con Chalmers). I Nets sono in partita, ma arriva l’episodio che, forse, fa girare l’inerzia della serata: Blatche sbaglia un rigore sotto canestro, addormentasi poi nel possesso successivo e lasciando tutto solo Bosh per la tripla dalla punta. Il numero 1 di casa si ripete anche poco dopo, stavolta convertendo un gioco da tre punti che chiude un’ottima esecuzione offensiva degli Heat (palla profonda di Chalmers per Bosh che si libera su blocco perfetto di James). Nuovo +10 Heat, Pierce ci prova con un giro di valzer in vernice tratto dalla sua intramontabile bag of tricks ma i padroni di casa hanno levato l’ancora e sono pronti a salpare verso il mare aperto: James torna a segnare col suo incontenibile strapotere nel pitturato, e il vantaggio degli Heat (il cui attacco perfettamente bilanciato manda già quattro giocatori in doppia cifra per punti realizzati) si dilata fino al +16. Johnson trova un vero e proprio gol, mandano a segno un jumper senza ritmo con Battier incollato in marcatura, e si ripete nel possesso successivo finalizzando dall’angolo per la tripla che vale il -11. Spoelstra corre subito ai ripari chiamando un timeout in uscita dal quale i suoi rispondo liberando Andersen per due punti in vernice e ribaltando il lato a velocità supersonica per un’altra tripla di Allen. James e ancora Andersen, dalla lunetta, regalano il +18, ma i Nets restano misteriosamente in vita grazie al jumper di Kirilenko (apertamente sfidato al tiro da LeBron) e soprattutto all’ennesima tripla miracolosa di Williams, che trova la banca aperta a tarda sera tenendo i suoi aggrappati a una parvenza di partita. 79-66 Miami: gli Heat hanno affondato il piede sull’acceleratore, con un paio dei loro proverbiali break difensivi e con un attacco ottimo e ben bilanciato che hanno dato la prima, vera spallata al match.
Miami porta ben presto il colpo del K.O.: Andersen oscura la vallata agli avversari, ripagato da Allen che lo serve in contropiede per il canestro del +15. Nell’occasione, Birdman accusa una contusione al ginocchio destro che lo costringe a rientrare negli spogliatoi. Poco male, perché gli Heat mettono una mezza ipoteca sul successo finale grazie a un sontuoso Allen, che con un catch and shoot al fulmicotone incendia la retina per il +19 in favore dei padroni di casa. Brooklyn affida la sua timida risposta a un paio di invenzioni di Thornton, che marcano la differenza tra la perfetta macchina da pallacanestro degli Heat e gli uno contro uno ai quali i Nets sono costretti a ricorrere per creare un attacco degno di questo nome. Kidd la dà praticamente persa, tenendo in panchina Pierce, Williams e Johnson; tocca ancora a Allen, con l’ennesima poesia dalla punta, e a un ineluttabile James che va segno senza ritmo in faccia a difensori assortiti e si toglie lo sfizio di diventare il più giovane a superare quota 4000 punti realizzati nei playoff, chiudere definitivamente i conti. Gli Heat scollinano sul +20 quando mancano cinque minuti da giocare, e coach Spoelstra può svuotare la panchina e godersi la conquista del primo punto della serie. Finisce 107-86 per Miami, con gli Heat che si prendono di forza il primo atto del confronto andando alla giugulare della partita in una ripresa da manuale su entrambi i lati del campo.
La ruggine non si è fatta sentire minimamente per gli uomini di South Beach: a riposo dal 28 aprile, giorno del successo in gara 4 contro i Bobcats, gli Heat sembrano aver sfruttato al meglio la lunga attesa per rigenerare le gambe dei loro veterani. Ray Allen ne è la dimostrazione lampante: Jesus Shuttlesworth chiude una serata da incorniciare mettendo a referto 19 punti (con un ottimo 4/7 dalla lunga distanza) e trascinando la panchina di casa che vince il confronto con quella ospite. James è una garanzia, e ne mette 22 senza forzare (10/15 dal campo senza nemmeno una tripla tentata, ai quali aggiunge 5 rimbalzi e 3 assist) mentre Bosh chiude una gara di grande sostanza scrivendo 15 punti e 11 rimbalzi. Bene anche Wade, tra i maggiori beneficiari del riposo tra primo e secondo turno, che chiude con 14 punti (7/13 dal campo) e si veste da uomo assist smazzando 5 passaggi vincenti. Buon contributo anche di Chalmers e Battier (rispettivamente 12 e 8 punti), mentre Andersen fa sentire tutta la sua energia dalla panchina (7 punti, 4 rimbalzi e 4 stoppate arrivate nel momento della fuga decisiva).
Brooklyn gioca una partita fin troppo lineare, e basta una semplice addizione per capire come agli uomini in nero sia mancato il cambio di ritmo nella ripresa: gli 86 punti totali risultano infatti equamente divisi tra primo e secondo tempo, e i Nets si sono rivelati incapaci di rispondere alla bruciante accelerazione impressa dagli Heat nella seconda frazione. Williams e Johnson sono i migliori degli ospiti, entrambi molto precisi ed efficaci in attacco e autori di 17 punti a testa. Pierce parte bene nel primo quarto ma cala alla distanza, tanto da non essere impiegato nel quarto periodo; Garnett, invece, è sempre più la controfigura di se stesso su entrambi i lati dal campo, malgrado la carica agonistica sia sempre quella di un tempo (come mostrato dalle animate istruzioni date in un timeout). Gli 11 punti dalla panchina di Thornton sono uno dei pochi flash delle seconde linee, che non riescono a incidere e vengono surclassate (fin quando la partita si è potuta definire tale) dai pari ruolo avversari.
La giornata di riposo servirà ai Nets per riordinare le idee e riflettere su cosa è mancato in gara 1, mentre gli Heat cercheranno la giusta carica per mettere a segno un 2-0 che metterebbe quasi con le spalle al muro gli avversari. I primi segnali sono tutti dalla parte di South Beach: James ha inserito si e no la terza, Wade si è scaldato e Bosh ha dimostrato di esserci eccome. Se la panchina troverà un Allen nuovamente protagonista per i Nets saranno ancora dolori; starà ai suoi due ex compagni Pierce e Garnett trovare le ultime stille del loro talento infinito per tentare di riaprire un confronto che pare impari. Attenzione a darli per morti, però: KG e The Truth sono già risorti tante volte con la maglia dei Celtics, e una loro nuova rinascita sarebbe l’ultima delle sorprese, in una serie che è solo all’inizio.
Studente in giurisprudenza, amo ogni genere di sport e il suo lato più romantico. Seguace di Federico Buffa, l’Avvocato per eccellenza, perché se non vi piacciono le finali NBA non voglio nemmeno conoscervi.
“Ricordati di osare sempre”.
Ottimo articolo a parte una mancanza : hai dato poco peso alla incomprensibile decisione di coach Kidd di tenere, per tutto l’ultimo quarto, in panchina Williams Pierce e Johnson nonostante un deficit non insormontabile di 13 punti di inizio quarto, per presentarti con un
quintetto che non poteva contenere minimamente la strapotenza fisica degli heat. (Plumlee imbarazzante a questi livelli)