Partiamo intanto da una considerazione: se non vi sta piacendo la serie tra Blazers e Rockets non vi vogliamo conoscere, parlare e nemmeno vogliamo che leggiate queste righe. Disclaimer iniziale dovuto. Perchè siamo alla quarta partita di una serie che ci ha già regalato tre tempi supplementari, uno scarto totale di 17 punti tra le due squadre, prestazioni mostruose di Aldridge, buzzer beater e più emozioni di un giro su uno space shuttle. E, ovviamente, gara 4 non ha fatto eccezioni.
Ancora un supplementare. Ancora una partita in mano a una delle due squadre (i Rockets) per tre quarti e mezzo. Ancora una rimonta. Ancora un finale oltre i 120 punti (123-120 il finale pro Blazers). Aldridge e soci si portano a casa una partita che potrebbe essere quella decisiva dopo aver visto il baratro per gran parte del match. Poi, sospinti da un pubblico spiritato, dallo stesso Aldridge (29+10) entrato in gara dopo una prima metà silenziosa, ma soprattutto da un Batum (25, 6 rimbalzi e 6 assists) alla miglior gara in questa serie, è arrivata la reazione furente che ha portato al sorpasso con una tripla di Mo Williams e al vantaggio per 106-104 a 8″ dal termine, quando Harden è stato caparbio nel battere in palleggio Matthews (autore di 21 punti e di una difesa strenua sul Barba) e trovare Howard per la schiacciata che ha mandato tutti al supplementare.
Dove un parziale di 7-0 in favore dei padroni di casa, griffato Batum, ha indirizzato la gara (119-112) dopo un paio di minuti, ma non prima che Houston tentasse un ultimo rientro disperato con l’incredibile Troy Daniels (17 punti, già diventato LA storia di questi playoff) autore prima di una tripla e poi di un 3/3 ai liberi a 8″ dalla fine per un fallo subito da Dorell Wright (dopo uno 0/2 dalla lunetta di Aldridge) e che aveva riportato Houston a -1 (120-121). Poi doppietta dai liberi di Mo Williams e, sul possesso finale, la palla persa di Patrick Beverley (che gioca con un menisco lesionato) che sancito il punto del 3 a 1 per gli uomini di Stotts.
Una vittoria che ha davvero tutti i crismi per essere quella del KO per Portland, e non solo perchè ora ci sono tre match point da sfruttare. La botta psicologica per i Rockets è davvero notevole. I Blazers, infatti, sono stati irretiti per 40 minuti buoni da una Houston che, per la prima volta, sembrava aver trovato il filo del discorso. Aldridge ha sofferto ancora la difesa più aggressiva e mobile della coppia Howard-Asik. Harden ha fatto la sua partita (28 punti e 6 assists), Howard la differenza sotto canestro pur avendo meno palloni a disposizione (25+14 con 14 tiri) e Parsons è tornato quello di gara 1 (26+8 con 11/18 al tiro). Il tutto condito dalle triple del sopracitato Troy Daniels. I vantaggi texani, così, sono stati in più di un’occasione sopra la doppia cifra.
Ma, come detto, non sono certo i Blazers una squadra che molla, tanto meno in casa. La difesa sugli esterni è cresciuta, Aldridge ha trovato i suoi spazi (19 punti tra secondo tempo e overtime) e Batum non ha solo segnato, ma lo ha fatto anche nei momenti topici. Così si è materializzata la terza vittoria che proietta la squadra dell’Oregon a un passo dal secondo turno e mette grande carica all’ambiente. In campo i contatti duri e le storie tese non sono mancate, ma i Blazers hanno sempre risposto presente, facendo vedere di essere in forma non solo atleticamente, ma anche caratterialmente. E la freddezza con cui è stato portato a termine un supplementare da 17 punti con 4/5 al tiro e 8/10 ai liberi ne è la dimostrazione.
Un plauso poi è d’obbligo per Damian Lillard (23 e 8 assists con sole due palle perse) che continua a giocare con una maturità spaventosa per un secondo anno all’esordio in post season. Canestri pesanti anche semi impossibili li mette da quando in questa Lega ci è entrato, ma la solidità con cui porta avanti la squadra anche nei momenti più delicati è davvero rimarchevole.
Houston, invece, può solo prendersela con se stessa. I Rockets hanno giocato forse la miglior partita della serie, trovando le contromosse per mettere in crisi i pilastri dell’attacco Blazers, e al contempo avendo buon contributo offensivo da parte di diversi giocatori (buono anche l’impatto dalla panchina di Terrence Jones). Poi, come in gara 3, il buio improvviso, che ha permesso a Portland di rientrare, ma, questa volta, vincendo la partita. Houston ha continuato a dare l’impressione di essere la squadra che insegue in questa serie. A differenza degli avversari, nessuna delle due stelle principali sta dominando: sia Harden che Howard hanno numeri corposi, ma il primo con percentuali di tiro pessime e il secondo che vede la propria efficienza scendere all’aumentare dei palloni che i compagni gli destinano in post basso.
Non a caso, il parziale decisivo nell’overtime è arrivato quando McHale è tornato ad ordinare la palla in post ad ogni azione. DH ha fatto il suo per un paio di giri, ma poi ha di nuovo mostrato di non avere la solidità offensiva per produrre con continuità da situazioni d’attacco statiche. E’ poi da mettere in croce la difesa, che se per 35/40 minuti ha tenuto in scacco gli avversari, ha invece finito per sciogliersi come neve al sole improvvisamente, non riuscendo mai ad imporre uno stop nel prolungamento e finendo per pagare con la sconfitta. Ora la strada è terribilmente complicata, e risalire la china non sembra impresa per questi Rockets.
Cestista, baskettaro, appassionato della palla a spicchi, fedele adepto del parquet.
Nato a pane e Danilovic, cresciuto a tarallucci e Ginobili, ho sviluppato col tempo un’insana passione per il basket a stelle e striscie e i Denver Nuggets, aggiungendo poi con calma interesse vivo per Football Americano (San Francisco 49ers) e Baseball (San Francisco Giants). Scrivo per diletto. Parlo a volte, a sproposito, su Radio Playit.