30″ alla fine del primo supplementare di gara 3. Il secondo della serie. Il quinto di questi pazzeschi playoff NBA. 116 pari. Palla nelle mani di Houston che non può sbagliare per non andare sotto 0-3 e uscire virtualmente di scena. Ennesimo pick’n’roll Harden-Howard. Batum difende nei pantaloncini del Barba. Aiuto di Wright che gli sporca la palla. Tuffo di Lin e Mo Williams. Il play di McHale recupera la sfera. Mancano 6″ per andare al tiro. Lin si butta in area in penetrazione. La difesa si stringe e si apre lo spazio sull’arco per Troy Daniels, 6 punti con due triple fino a quel momento. Lin lo vede, lo serve e Daniels ringrazia. 119-116 Rockets. Sul ribaltamento Batum sbaglia da 3, il rimbalzo è ancora di Daniels e i Rockets tornano ufficialmente nella serie.

Ecco, se vi state chiedendo chi sia Troy Daniels sappiate che siete in buona compagnia. Rookie da VCU. Recordman per triple segnate in D-League (forse vi è capitato di vedere qualche shot chart dei Vipers quest’anno…). 75 minuti complessivi giocati con gli Houston Rockets nella stagione 2013-2014. Tirato fuori dal nulla da Kevin McHale in gara 3 ha giocato con gran sfacciataggine, facendo quello che meglio sa fare: metterla da dietro l’arco. Subito un canestro pesante. Poi nel quarto periodo finta per far saltare il difensore in recupero, step back e tripla. E poi quel canestro che rischia di essere uno dei più importanti della storia recente della franchigia texana.

Già, perchè i Rockets rischiavano di vedersi scappare una partita che, per una volta, avevano controllato, tra tanti alti e bassi. Dopo gli stenti di gara 1 e 2 con i tanti possessi per Howard (non a caso molto efficace, 24+14 con 10/16), la palla è tornata nelle mani di Harden (37 ma con 35 tiri, 9 rimbalzi, 6 assists e 1 sola palla persa) con i compagni ad adattarsi di conseguenza. I risultati sono arrivati: 16 punti Beverley, 15 Parsons, 13 Lin. Tutti beneficiari di maggiori spazi aperti dal numero 13. Una partita nata sotto una stella migliore. Con Asik in quintetto al posto di Jones (e i risultati in difesa non sono stati disprezzabili), i Rockets sono subito scattati in avanti 9-0, mantenendo la testa dell’incontro anche con le triple di un Beverley subito preciso.

Portland è rientrata con un possente 19-2 di parziale spinto dalle triple in transizione di Damian Lillard (30+6+6), ma che la partita questa notte avesse uno svolgimento diverso lo si è continuato a vedere, con Houston capace di non scomporsi e di tenere le redini dell’incontro, con l’impatto di Howard e Asik in difesa e un Harden maggiormente ispirato. Tutto fino al finale, quando i troppi isolamenti dell’ex Thunder hanno reso l’attacco texano (arrivato fino al 90-80) fermo e prevedibile, facendo rientrare lentamente i Blazers di un redivivo Mo Williams (17 con 6/10 e 11 punti nella quarta frazione). Errori di Harden e Lillard sugli ultimi tentativi e tutti all’overtime, risolto nel modo più pazzo.

Un colpo duro da subire, comunque, per Portland, che resta avanti 2-1, ma ora non può permettersi di sbagliare gara 4 per non vedere improvvisamente ribaltata una situazione dove il più ormai sembrava fatto. Questa volta Aldridge non è stato travolgente come nelle prime due partite (comunque 23+10, ma 8/22 al tiro), limitato da una difesa più organizzata e anche meno coinvolto dai compagni, ma, in compenso Lillard, pur andando un pò a strappi, ha giocato una partita sontuosa e, soprattutto, ha battuto un colpo deciso Nicolas Batum, abbastanza in ombra a Houston, e autore di 26 punti, 9 rimbalzi e 5 assists.

Gli uomini di Stotts non sono mai riusciti a mettere veramente le mani sulla partita (solo una volta in vantaggio e di un solo punto), disorientati dal cambio di filosofia offensiva degli avversari e che ha fatto perdere un pò la bussola anche in attacco, dove il missmatch con i lunghi avversari, fin qui largamente favorevole, non è stato sfruttato. Ora serve rimettere assieme i pezzi di questa sconfitta per riprendere il filo del discorso lasciato in casa dei Rockets. Andare sul 3-1 a questo punto è un obbligo. Non onorarlo rischierebbe di aprire oscuri scenari.

 

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