Dopo tre giorni di riposo si torna in campo in terra texana, con il secondo atto del derby dello “stato della stella solitaria.” San Antonio è riuscita a passare indenne il primo momento di difficoltà vissuto in gara 1, rimontando uno svantaggio di dieci punti grazie a un Duncan monumentale. Dallas è uscita sconfitta, ma ha dimostrato di potersela giocare ad armi pari e di poter dare più di un grattacapo ai favoriti Spurs.
Prima della palla a due, riflettori puntati su Gregg Popovich, che riceve per la terza volta il premio di Coach Of The Year. Dopo la parentesi degli applausi a coach Pop, che avrebbe volentieri dribblato il protocollo risparmiandosi la passerella, si dà il via alle danze. L’inizio di gara sembra una differita del primo quarto del primo confronto della serie: San Antonio parte fortissimo, sparigliando la difesa ospite con gli screen&roll di Parker e ritrovando l’arma del tiro da tre grazie a una tripla immediata di Green. Pronti via ed è subito 11-4 Spurs, con un parziale di 8-0 che sembra poter già dare indicazioni sull’andazzo della serata. L’attacco di Dallas è orrendo, con Splitter che marca ottimamente Nowitzki contestando ogni tiro del tedesco e costringendolo ad uno 0 su 6 per iniziare la sua partita. Nonostante ciò, i Mavs trovano un alleato inaspettato: San Antonio tira con ottime percentuali, ma tratta male il pallone commettendo molte palle perse: Dallas ne approfitta, e nonostante Belinelli dia il benvenuto alla sua serie con una tripla dalla punta Ellis pareggia i conti a quota 18 con una zingarata a tutto gas nell’area dei bianchi di casa. Il match diventa così punto a punto, con gli Spurs che sono letali dall’arco e i Mavs che si affidano al primo canestro di Nowitzki per andare al primo intervallo avanti 24-23.
Botta e risposta in avvio di secondo periodo, con entrambe le squadre che trovano soluzioni efficaci in attacco che rendono la partita aperta e gradevole. Dallas si fa preferire in questa fase, grazie a una perfetta gestione della transizione offensiva che manda in crisi la difesa degli Spurs e costringe un Popovich dagli occhi di bragia a chiamare timeout per sistemare le cose. San Antonio esegue subito bene con Ginobili, che però non concretizza il potenziale gioco da tre punti, Duncan si mette in ritmo con una giocata in post delle sue ma i problemi per padroni di casa continuano, ancora sottoforma di palle perse e di falli a carico. Leonard è fuori partita e commette in maniera ingenua il terzo personale, regalando il bonus agli ospiti quando ancora mancano più di 7 minuti da giocare nel primo tempo. È Parker a suonare la carica, provando ad alzare il ritmo con le sue penetrazioni che Dallas sceglie di abortire con falli terminali: il francese, come molti dei suoi compagni, è impreciso dalla lunetta, e i tanti errori permettono agli ospiti di prendere il largo. I grandi protagonisti dell’allungo dei Mavs sono Marion e Ellis: The Matrix è in serata da Re Mida e manda a bersaglio tutto ciò che tocca, Ellis è imprendibile per la difesa di casa e alterna la specialità della casa delle penetrazioni verso il canestro a un tocco letale da fuori; è +15 Dallas in un amen, con Nowitzki che viene lasciato libero di colpire con il tiro da tre.
San Antonio è alle corde, ma incassa il colpo e si affida ai suoi grandi vecchi per rispondere: gli Spurs continuano a essere pessimi dalla lunetta, ma il cuore e la classe di Emanuel Ginobili da Bahìa Blanca sono talmente grandi di rimettere in corsa San Antonio. Il mancino argentino segna dieci degli ultimi dodici punti dei padroni di casa, gli ultimi dei quali con un tap in impossibile allo scadere che chiude un parziale di 10-0 e consente agli Spurs di andare all’intervallo lungo sotto di appena cinque lunghezze, sul punteggio di 56-51.
Duncan apre la ripresa con un canestro a fil di sirena o forse oltre, come certificano le immagini che costringono la terna a cancellare i due punti messi a referto da Tim. Nowitzki segna resistendo al contatto, Marion continua la sua serata di grazia imbucando un’altra tripla, ma per i Mavs torna a ripresentarsi l’enigma Parker, che ricomincia a segnare col jumper dalla media. La scelta di coach Carlisle, però, è ben chiara: il franco belga è libero di passare sui blocchi ma trova sempre il pitturato intasato di maglie blu, che a differenza di quanto successo in gara 1 lo tengono a zero punti in vernice, costringendolo alla soluzione perimetrale. San Antonio resta a stretto contatto, ma d’un tratto si accende l’animo caliente di José Calderon: lo spagnolo ha la mano destra in fiamme, e mortifica la difesa di casa segnando a ripetizione tanto dall’arco quanto dalla media distanza. Il rientrante Ginobili, anch’egli cuore latino che non ci sta a farsi metter i piedi in testa, risponde con l’ennesima tripla della sua serata, ma l’energia di Dallas è debordante e le palle perse degli Spurs sono sempre più sanguinose. Blair, cuore ingrato, dà il +16 ai suoi e ci vuole un’altra pennellata mancina di Ginobili per ridurre il gap e tenere viva la fiammella della speranza per gli Spurs, in un terzo periodo che si chiude con i Mavs avanti 88-75.
La bandiera bianca si leva sull’Alamo all’alba del quarto periodo: Nowitzki e Carter si mangiano a turno Duncan e arrivano indisturbati al bersaglio grosso, mentre Harris continua a imperversare dalla panchina senza che San Antonio riesca a trovare le contromisure. Tocca a WunderDirk scrivere ufficiosamente la parola fine sull’incontro: giro sul perno, contatto e palla che si arrampica sul tetto dell’AT&T Center col tedesco che, conoscendone già il destino, grida all’and one. Canestro e fallo, +21 Mavericks e Spurs al tappeto. Popovich lancia l’asciugamano poco alla metà del quarto periodo: Dallas vince per K.O., prendendosi gara 2 e il fattore campo con un 113-92 che suona come un messaggio forte e chiaro.
Nowitzki e soci si prendono di forza il successo nel secondo atto del derby texano: lo fanno grazie a un’ottima prova di squadra, con ben cinque giocatori che scollinano sopra quota 12 punti realizzati, e soprattutto grazie ad un invidiabile controllo del pallone. Le palle perse sono la chiave di volta di una serata nella quale gli ospiti ne hanno commesse soltanto 8 (numero davvero eccellente), a fronte delle 24 dei padroni di casa, che sono costate agli Spurs 33 punti subìti e una quantità industriale di possessi offensivi in meno (92 a 64 il computo dei tiri tentati in favore dei Mavs). Dallas vince il confronto tanto a livello di quintetto titolare quanto con la panchina: Harris è immarcabile e chiude con 18 punti (7/9 dal campo, 5 assist e 4 rimbalzi), mentre i titolari volano grazie a un Marion quasi perfetto (20 punti con 8/10 al tiro), alla coppia Ellis-Nowitzki (21 punti per Monta, 16 per il tedesco che ingrana la marcia e chiude con 7/13 dopo lo 0 su 6 di inizio gara) e a Calderon che si infiamma e propizia l’allungo decisivo. Dal canto suo, San Antonio vive una serata dalle molte ombre: detto delle palle perse, gli Spurs restano aggrappati alla partita solo grazie a un Ginobili monumentale (6 perse ma 27 punti per lui) e si mangiano le mani per lo scarso coinvolgimento di Duncan in attacco: il caraibico, reduce dai 27 punti di gara 1, chiude a quota 11 tirando soltanto cinque volte (quattro delle quali a bersaglio) in mezz’ora di gioco. Parker non incide come nel primo atto (12 punti per il franco-belga), Leonard non entra mai in partita per colpa dei problemi di falli e la panchina non riesce mai ad accendersi (7 punti e 5 rimbalzi per il Beli). Dallas espugna l’Alamo, mettendo ulteriore pepe su una serie che promette di essere molto lunga; state connessi, perché sabato sera ne vedremo ancora delle belle.
Studente in giurisprudenza, amo ogni genere di sport e il suo lato più romantico. Seguace di Federico Buffa, l’Avvocato per eccellenza, perché se non vi piacciono le finali NBA non voglio nemmeno conoscervi.
“Ricordati di osare sempre”.