Era di scena all’American Airlines Arena di Miami il secondo atto della serie tra Heat e Bobcats, dopo che in Gara 1 Dwyane Wade e compagni avevano avuto la meglio sugli avversari.
Si arrivava a Gara2 con i padroni di casa consapevoli di doversi obbligatoriamente portare avanti 2-0 nella serie, per evitare di prolungare le ostilità di questo primo turno comunque agevole sulla carta, e gli ospiti alle prese con l’emergenza Al Jefferson, fermato da una dolorosissima fascite plantare al piede sinistro in Gara1 ed in forte dubbio per il prosieguo dei Playoffs.
Se questa era la situazione a poche ore dalla palla a due, ogni riserva è stata sciolta quando il front office dei Cats ha dovuto comunicare il quintetto base che sarebbe sceso in campo alla Lega, menzionando tra gli altri il nome del big man ex Jazz.
“Non so se c’è un altro team nella lega che sia dipendente da un giocatore tanto come noi.” aveva dichiarato il coach di Charlotte Steve Clifford subito dopo la fine di Gara 1. Ed infatti Big Al non solo è sceso regolarmente sul parquet, ma ha anche disputato una partita da 40 minuti, roba che un essere umano normale non riuscirebbe nemmeno a scendere dal letto per un infortunio di quelle proporzioni.
Ha chiuso con un bottino di 18 punti e 13 rimbalzi, seppur le sue condizioni andassero visibilmente peggiorando con il passare del tempo. A testimonianza di ciò, il 9/23 dal campo con cui ha terminato la serata e la tantissima fatica anche solo a girarsi sul piede perno mostrata durante tutto l’arco della gara.
“Bisogna rispettare il fatto che sia là fuori a lottare con gli altri” ha detto sempre lo stesso coach dei Bobcats al termine di Gara2 “Non ha praticamente mobilità. E con questa pochissima mobilità ha comunque segnato 18 punti e raccolto 13 rimbalzi. E soprattutto ha combattuto fino alla fine.”
Capitolo Al Jefferson a parte, è da elogiare tutta la squadra dei Bobcats per quanto dimostrato in questa Gara2, per aver saputo tener testa ai due volte campioni uscenti NBA e aver mantenuto in bilico, grazie ad un cuore immenso prima ancora che a rilevanti accorgimenti tattici del proprio allenatore, la partita fino a 10 secondi dalla sirena, quando due liberi di Lebron James hanno mandato in cascina la faccenda.
Dopo essere andati anche sul +14 durante il secondo tempo, infatti, gli Heat hanno avuto un momento di rilassamento generale (James fuori dal campo ad inizio quarto periodo, Jones e Wade sopraffatti dalla coppia Kidd Gilchrist-Henderson in fase difensiva) e guidati dallo stesso MKG (chiuderà la serata con 22 punti all’attivo, 9/13 dal campo, 4/5 ai liberi e 10 rimbalzi), da Kemba Walker (opaco durante tutta la partita ma autore di un quarto quarto da 8 punti e 2 bombe pesantissime) e da un risollevato Gerald Henderson i Cats hanno saputo riacciuffare in extremis la contesa (parziale di 10-0 a 3’ dal termine), riavvicinandosi prepotentemente fino al -1 siglato dalla tripla di un Walker fino a quel momento tragicamente impalpabile, con soli 11’’ rimasti sul cronometro.
Come detto, due tiri liberi del Prescelto ed una sanguinosissima palla persa da Douglas-Roberts nel possesso successivo hanno poi fatto il resto, regalando il successo comunque meritato agli Heat col punteggio finale di 101-97.
Meritato perché, nonostante quanto detto sinora, gli Heat sono comunque sempre sembrati in pieno controllo delle operazioni, ed anche nei momenti di difficoltà hanno sempre saputo rispondere ai colpi dei Bobcats non lasciandosi mai intimidire.
James soprattutto, apparso sin dalle prime battute del match nella sua cosiddetta attacking mode, ha giocato una partita magistrale sotto tutti i punti di vista, fatta di consistenza in fase realizzativa e tanta sapienza nella gestione del gioco e del ritmo della gara. La (quasi) doppia-doppia da 32 punti e 8 assist è lì a testimoniarlo.
I tentativi di Clifford di fermare il numero 6 degli Heat, si sono rivelati decisamente inutili anche questa volta. Se infatti in Gara1 il tema da cui trarre insegnamento era stata la chiara sofferenza di Douglas-Roberts in marcatura su James dopo che Kidd-Gilchrist era stato relegato in panchina per problemi di falli, stavolta il coach di Charlotte ha optato per una marcatura alternata tra MKG e Henderson, ancora con scarsi risultati.
James ha infatti approfittato della sua obiettiva superiorità fisica nei miss-match con la guardia dei Cats, per arrivare più e più volte vicino al ferro, chiudendo spesso e volentieri le proprie giocate con giochi da 3 punti letali per le speranze degli ospiti.
Negli Heat, molto bene ancora una volta Dwyane Wade, rigenerato dalle 28 partite saltate in regular season ed apparso ringiovanito ai nastri di partenza di questi Playoffs. Per lui, una Gara2 da 15 punti e 6 rimbalzi, mentre anche per Chris Bosh una partita evidentemente sopra le righe, con 20 punti a referto frutto di un eccellente 8/11 dal campo ed un pesantissimo 4/5 da tre.
Buona anche la prova di Chris Andersen (7 punti, 4 rimbalzi e una schiacciata da Top10) e Mario Chalmers.
Ancora sottotono invece Ray Allen, che però ha finalmente trovato la via del canestro segnando i suoi primi 2 punti dal campo di questa postseason.
WHAT’S NEXT?
Gara 3 si disputerà Sabato notte in quel di Charlotte (ore 1.00 italiane).
Cosa dobbiamo aspettarci? In casa Bobcats, sicuramente qualche aggiustamento soprattutto in fase di possesso e gestione della palla, dato che uno dei leit motiv di queste due prime sfide sono stati i punti segnati dagli Heat derivanti dai palloni persi dai Cats (i cosiddetti points off turnovers, 22 stanotte a fronte di 15 palle perse, davvero troppi!).
Da monitorare, come è ovvio che sia, anche lo stato di forma di Jefferson, apparso davvero in sofferenza all’uscita dagli spogliatoi dell’AAA.
In casa Miami, invece, c’è sicuramente da ricercare una certa continuità lungo tutta la durata dei quarti di gioco. Troppo spesso, infatti, gli Heat allungano sugli avversari per poi subire, nel giro di qualche minuto, prepotenti rimonte.
Come detto da Spoelstra durante un’intervista dell’operatrice TNT a bordo campo nel break tra terzo e quarto periodo, “It’s all about consistency through the quarter”.
Appuntamento quindi a Sabato prossimo, per un altro capitolo della saga Heat-Bobcats!
Appassionato di basket americano e di calcio, soprattutto quello inglese da qualche tempo, è laureato triennale in Scienze Politiche presso la LUISS di Roma e studia Marketing presso lo stesso ateneo. Gioca agonisticamente a basket. Conta diverse collaborazioni sul web come redattore sportivo, specializzato in basket NBA. E’ regolarmente iscritto all’ODG del Lazio come pubblicista.