Non ha certo deluso le attese la prima partita della serie tra Houston Rockets e Portland Trail Balzers: un tempo supplementare, 120 punti scollinati, saliscendi di emozioni e punteggio incredibile, energia e almeno un paio di prestazioni da consegnare agli annali. Entrambe sponda Blazers, purtroppo per Houston.
Se gli uomini di Terry Stotts si sono portati a casa il primo, importantissimo, punto della serie lo devono quasi in toto alla loro coppia di leader LaMarcus Aldridge e Damian Lillard. Il lungo da Texas ha messo assieme una partita da fantascienza con numeri chamberlainiani (46 punti, 18 rimbalzi, 17/31 al tiro), crocifiggendo in continuazione la difesa Rockets che, nuovamente, si è dimostrata incapace di arginarlo in qualsivoglia modo. Il secondo anno da Weber State, invece, ha bagnato il proprio esordio assoluto ai playoff con 31 punti, 9 rimbalzi e 5 assist.
Una coppia perfetta, che perfetta è stata anche nello scegliere i momenti in cui colpire. Aldridge, dopo aver spadroneggiato in lungo e in largo, ha segnato il tap in del pareggio in chiusura dei tempi regolamentari, poi, appiedato dai falli nel supplementare, ha lasciato il testimone al giovane playmaker (già protagonista di un canestro da tre fondamentale in precedenza) che ha messo i cinque punti conclusivi (prima di un libero di Freeland) e che hanno portato la vittoria in Oregon per 122-120, dopo l’ultimo vano tentativo di James Harden. Un esordio da brividi, insomma, che rafforza ulteriormente quella sensazione di stella assoluta in divenire che il ragazzo alimenta del momento del suo ingresso nella Lega.
E che si è distinto anche nell’altro momento chiave della partita, a 4:30 dalla fine del secondo tempo, quando sotto 96-87 Portland ha fato partire il famigerato Hack-a-Dwight su Howard. Che, per una volta, è stata scelta vincente.
I Rockets, infatti, erano riusciti a prendere il controllo prima di tutto emotivo della gara che sembravano poter condurre in porto agevolmente a quel punto, riuscendo a giocare la propria pallacanestro, fatta più di cuore che di fosforo. Il fallo sistematico, con gli errori del centro ex Lakers dalla lunetta (2/6 in tre passaggi), ha invece invertito l’inerzia, grazie, appunto, anche a Lillard che ha iniziato ad attaccare il canestro come fino a quel momento non aveva fatto, sfruttando anche le difficoltà a contenerlo di Lin.
Canestri, liberi guadagnati e assist per Aldridge che, neanche due minuti dopo, con un 2+1 firmava il pareggio a quota 98. Risposta Houston con Harden e vantaggio 104-101 con 32″. Tripla di Lillard in uscita dal time out, ma ancora sorpasso di Harden con due liberi, prima del tap in suddetto di Aldridge e tutti al supplementare.
Dove, in apertura, sembrava che lo spartito recitasse a favore di Houston, pronta a uscire dai blocchi con un 6-0 di parziale, subito respinto, però, dal solito Aldridge con un canestro da tre impossibile e Batum, sempre da 3, che rimetteva tutto subito in equilibrio. Poi l’uscita di scena di Aldridge per un fallo assolutamente evitabile, senza palla e a metà campo su Beverley, la consegna del proscenio a Lillard e il resto lo avete già letto.
Vittoria pesante, dunque, per Portland, come sempre è pesante aprire una serie vincendo in trasferta, che ha vinto giocando in maniera più intelligente dei propri avversari, ossia sfruttando al massimo i propri punti di forza, specie se accoppiati ai punti deboli altrui.
Aldridge è sembrato davvero essere un problema a cui Houston non troverà una soluzione tanto in fretta, così come la pseudo difesa di Harden è stata attaccata con continuità, in particolare da Wes Matthews, facendo lo stesso contro Lin nel finale, quando Lillard ha puntato il ferro con tutta la decisione che poteva avere in corpo. Il contrario di quanto fatto dai Rockets, che per almeno metà partita hanno faticato a capire come giocare.
McHale ha abbastanza snaturato il gioco ad alti ritmi dei suoi (soli 13 punti in contropiede non sono unicamente conseguenza della buona gestione di palla di Lillard e compagni) cercando con troppa insistenza un post basso di Howard che ha dato frutti relativi e non ha certo aiutato Harden (8/28 al tiro con 3/14 da tre) a mettersi in partita.
DH12 ha scritto a referto numeri importanti (27+15) che però hanno faticato a venire (9/21 al tiro) e hanno fatto meno male di quello che potrebbe sembrare agli avversari. Il meglio, infatti, Houston l’ha mostrato con quintetti a un solo lungo, o comunque con Jones accoppiato a un centro (e non certo con Asik e Howard, non proponibili contemporaneamente).
Lì Harden ha avuto i suoi momenti migliori, Parsons (fantastico per tre quarti) ha fatto cose egregie, Lin ha avuto impatto dalla panchina e Beverley, con la sua faccia tosta, ha caricato il pubblico. Arrivata la doppia cifra abbondante di vantaggio il più sembrava fatto. Ma poi sono arrivati quei due minuti scarsi a scombinare tutti i piani.
1-0 allora Blazers che non devono però rilassarsi troppo. Che la serie fosse in equilibrio lo si sapeva, ma il coaching staff deve trovare un rimedio al problema panchina, che anche oggi ha afflitto la sua squadra: su 122 punti solo 7 sono arrivati dalle riserve, al contrario dei Rockets che hanno avuto buone cose da Lin, Asik e Garcia (21 punti, 14 rimbalzi e +10 di plus/minus combinato). A questi ritmi diventa difficile pensare di poter vincere quattro partite e affacciarsi al secondo turno.
Nota a margine per gli arbitri che hanno convinto poco: tanti fischi dubbi, metro di giudizio abbastanza volubile (Houston zero liberi nel primo tempo, 40 da lì alla fine), falli tecnici discutibili. Si spera in qualcosa di meglio per il prosieguo della serie.
Cestista, baskettaro, appassionato della palla a spicchi, fedele adepto del parquet.
Nato a pane e Danilovic, cresciuto a tarallucci e Ginobili, ho sviluppato col tempo un’insana passione per il basket a stelle e striscie e i Denver Nuggets, aggiungendo poi con calma interesse vivo per Football Americano (San Francisco 49ers) e Baseball (San Francisco Giants). Scrivo per diletto. Parlo a volte, a sproposito, su Radio Playit.