Piccola premessa: la Eastern Conference quest’anno fa davvero ribrezzo.
Tra chi ha pagato gli infortuni delle proprie superstar, chi non ha trovato la quadratura del cerchio nonostante le ottimistiche previsioni di inizio stagione, chi sta ridefinendo il concetto di tanking e chi (scusate la franchezza) fa semplicemente schifo, il livello medio delle 15 franchigie dell’Est è talmente basso che almeno metà delle squadre in corsa per i Playoffs sono lì semplicemente perché non c’è concorrenza.
Andando con ordine, le prime due posizioni sono già assegnate alle due uniche vere contender della Conference, ovvero Heat e Pacers: rimane solo da vedere chi chiuderà davanti la stagione regolare, con le due franchigie che ad oggi sono sostanzialmente appaiate.
Miami va a caccia del Three-Peat e, nonostante un roster non giovanissimo e i ripetuti acciacchi di Wade, può contare sul solito straordinario James che anche quest’anno sta dominando la lega e che si giocherà l’ennesimo titolo di MVP con l’amico Durant.
Indiana, dopo aver portato gli Heat a Gara7 nelle scorse Finali di Conference ed essersi rinforzata con l’arrivo di Luis Scola in estate e di Evan Turner (in cambio di Granger) qualche giorno fa, sembra aver raggiunto una maturità tale da poter seriamente impensierire qualsiasi contender della lega.
Il dualismo tra le due franchigie è destinato a durare fino alle ultime partite di Regular Season e ad esplodere nuovamente nelle Conference Finals, dove con ogni probabilità le due squadre finiranno per incontrarsi di nuovo: la sfida, dall’esito per niente scontato, promette scintille.
Attraversando un solco in classifica largo quanto il Grand Canyon troviamo, tra la terza e la quinta posizione, le sole 3 altre squadre della Conference (oltre a Miami e Indiana) con record sopra a .500, almeno al momento della stesura di questo articolo: Raptors, Bulls e Wizards.
Toronto, dopo circa 20 partite di Regular Season, aveva un record ampiamente negativo e sembrava una delle tante franchigie con la testa già al prossimo draft; ma il nuovo GM Masai Ujiri ha tirato fuori dal cilindro una coraggiosa trade a più giocatori con Sacramento che, tra gli altri, ha spedito in California niente meno che Rudy Gay: sorprendentemente, da quel giorno la squadra canadese ha iniziato a viaggiare a vele spiegate e si è issata stabilmente nella parte alta della classifica.
A Chicago le aspettative di inizio stagione dei tifosi erano alte, con Derrick Rose finalmente abile ed arruolato dopo aver saltato l’intera scorsa stagione: ma i sogni di tornare ai fasti di qualche anno fa si sono bruscamente infranti il 22 novembre, quando il numero 1 dei Bulls si è gravemente infortunato al ginocchio destro finendo ancora una volta nella lista degli “Out Indefinitely”.
Nonostante la devastante mazzata psicologica, coach Thibodeau ha serrato le fila della sua squadra e oggi Chicago veleggia verso una tranquilla qualificazione ai Playoffs dove potrebbe anche creare qualche grattacapo (ma probabilmente nulla più) a Miami ed Indiana.
Washington per il momento si mantiene intorno al 50% di W grazie soprattutto alle gesta del recente Slam Dunk Champion John Wall, ma tanto basta in una Conference disastrata come questa per avere un posto quasi garantito nella Post-Season.
Continuando a scorrere la classifica troviamo solo squadre con record negativo, ma ancora in corsa per gli ultimi posti ai Playoffs: Brooklyn, dopo aver acquisito in estate Garnett e Pierce, partiva con i gradi di possibile outsider per il titolo, ma la squadra di Jason Kidd ha faticato molto a trovare la quadratura del cerchio e solo di recente è riuscita a rientrare nella lotta per i primi 8 posti; Charlotte sta leggermente sotto il 50% di vittorie, ma può contare su Al Jefferson sotto le plance e sulla quinta miglior difesa della lega; Atlanta è partita discretamente bene, ma l’infortunio di Al Horford (fuori per il resto della stagione) ha frenato fortemente l’andatura degli Hawks che ora sono in caduta libera e rischiano seriamente di finire fuori dalle 8.
Infine conservano qualche speranza di qualificarsi per i Playoffs anche Detroit e Cleveland (e questo basta per far capire quanto sia basso il livello di competitività), oltre ai malandati Celtics e alla squadra che ad oggi rappresenta forse la più grande delusione della lega, ovvero i Knicks di Anthony che continuano a prendere legnate in tutti i palazzetti d’America.
Insomma, dalla terza posizione in giù le uniche squadre che ad oggi sembrano da Playoffs sono Raptors e Bulls, con tutte le altre a veleggiare intorno o sotto al 50% e a giocarsi gli ultimi posti disponibili per la Post-Season, dove comunque sembra tutto già deciso ancor prima di iniziare: Heat e Pacers stanno passeggiando sulle macerie dell’Est e quasi sicuramente continueranno a farlo anche nei Playoffs, almeno fino al momento in cui inizieranno le Finali di Conference e, di conseguenza, avremo un motivo per iniziare a seguire con interesse qualche partita che coinvolge le squadre della Eastern.
Sperando che, con il Draft 2014 alle spalle, dalla prossima stagione anche questa Conference possa tornare ad offrire qualche spunto in più per seguire le 82 partite di Regular Season.
Cresciuto a pane e calcio, nei primi anni 2000 inizia a seguire il basket NBA e nel 2005-06 si innamora del “7 Seconds or Less” dei Suns di D’Antoni: tifoso Phoenix da allora, nutre un’infinita ammirazione per Steve Nash.
scusate se sono polemico ma da tifoso hawks faccio notare che le ultime sconfitte sono avvenute anche in concomitanza dell’assenza di millsap…no dico horford,antic,millsap infortunati,non hai una guardia di ruolo,non hai un’ala piccola di ruolo,il play titolare(teague) viene sempre messo in discussione dalla dirigenza,allora mi chiedo quale miracolo volete aspettarvi da questa squadra,al completo era terza e dava battaglia a tutti,comparando il roster di hawks e bucks si può notare che paradossalmente sulla carta loro han + talento di noi..vorrei fare un esperimento togliere a miami lbj e bosh(di quest’anno) e vediamo dove si troverebbe !!
Ciao, non mi sembra di aver criticato gli Hawks o di aver scritto che mi aspetto miracoli da loro, ho solo fatto notare che sono in caduta libera per l’infortunio di Horford (che per me pesa più degli altri), cioè la stessa cosa che hai appena scritto tu :)
si infatti mi scuso se ho dato l’idea di voler criticare il tuo giudizio,mi riferivo all’aria generale di altri articoli,ripeto chiedo scusa ma non era una critica nei tuoi confronti!! e che ogni volta che sono stato in georgia i media imputano il fatto che gli hawks non hanno appeal,il che non è proprio cosi’ è che non abbiamo un vero proprietario dai tempi di turner!! ma concordo in pieno sull’articolo e credo che quest’anno si punti alla lottery(si è intuito dal non movimento di mercato in febbraio)
Puntare alla lottery non mi pare che possa rivelarsi una grande idea, a questo punto della stagione, vista la “concorrenza” sfrenata e le numerose squadre che si sono hanno intrapreso fin dall’inizio con dedizione la strada del tanking, ritrovandosi ora “avvantaggiate” rispetto a chi ha avuto un buon inizio come gli Hawks. Diciamo che, come succede da diversi anni, Atlanta si ritrova ancora una volta nel limbo: record troppo vincente per ambire, a meno di un clamoroso aiuto della buona sorte, a una delle prime 3-5 scelte, che pone la squadra nella situazione di essere o ai playoff con l’ottavo seed, per essere sweepata al primo turno, o appena fuori, con scelta in lottery ma presumibilmente non tra le primissime; negli anni scorsi, c’è sempre stata una situazione simile ma a un livello più alto: squadra competitiva, sempre ostica da affrontare ai playoff ma mai reale contender per il titolo