Il crescente uso del tiro da tre è un tema caldo dell’attuale panorama Nba, da Zach Lowe e Game Time, opinionisti ed addetti ai lavori ne scandagliano i vari aspetti ed il possibile impatto a lungo termine.
Il denominatore comune sembra essere che il tiro da tre, specialmente quello dall’angolo, viene visto come il tiro più efficiente, ovvero quello che rende meglio rispettivamente ai tentativi, poiché vale il 50% in più rispetto a quello da due, ma la sua percentuale di realizzazione media non è proporzionalmente inferiore; ad esempio, in questa stagione si sta tirando col 48% da due, per avere la stessa resa media a parità di tentativi, si dovrebbe tirare da tre con il 32%, invece si sta tirando con il 36%, per cui il plus-valore oggettivamente c’è.
L’aumento del ricorso ai tiri “a base tre” è stato tanto repentino quanto diffuso fra le squadre se consideriamo la crescita del numero di team che hanno tentato almeno 20 triple per gara negli ultimi dieci anni (i possessi medi hanno subito un’oscillazione trascurabile); diamo un’occhiata:
Nella stagione in corso si sta superando la metà delle squadre in gioco: il trend è rapidamente asceso ormai a “maggioranza”; mentre le squadre con almeno 25 tiri liberi di media a referto sono drasticamente diminuite… Ciò premesso, che ne è dell’antico adagio secondi cui “il modo più efficiente per procurarsi punti sono i tiri liberi”?
Chiaramente, una squadra non può scegliere di “usare i tiri liberi”, di tirarne molti o pochi, come invece può fare con i tiri da tre; tuttavia, un gioco con impostazione più perimetrale e meno avvezzo all’avvicinamento al ferro, comporta inevitabilmente un minor numero di falli subiti e quindi meno tentativi ai liberi: scelta quasi paradossale, considerando l’aumento delle tipologie di “falli fischiabili” rispetto ad inizio millennio.
Per inciso, se fosse possibile scegliere, i tiri liberi sarebbero inevitabilmente la fonte di punti più efficiente: escludendo i possessi con palle perse, infrazioni varie, stoppate subite o “fallo più canestro”, e considerando le medie di tiro della lega (48% da due, 36% da tre e 75% ai liberi) 10 possessi apporterebbero in media 15 punti se tradotti in tiri liberi, 10,8 punti con tiri da tre e 9,6 punti con tiri da due.
Al riguardo, è interessante notare graficamente l’andamento storico (basandosi sulla media a partita della lega) dei tiri da tre tentati rispetto ai liberi tentati:
Da notare:
– la convergenza fra tiri da tre tentati e tiri liberi tentati è lampante (soprattutto nell’ultimo biennio), con l’anno scorso che rappresenta quasi un “punto di bilancio”: 20 triple tentate a fronte di 22,5 tiri liberi (in questa stagione siamo a 21 triple contro 23 liberi);
– la percentuale di realizzazione dei tiri liberi è soltanto oscillata lievemente negli anni, senza migliorare né peggiorare nettamente, a differenza di quella da tre, gradualmente migliorata all’inizio (ragionevolmente: i giocatori hanno dovuto imparare a tirare da quella distanza, mentre i liberi erano già patrimonio del gioco dalla fondazione della lega), per poi stabilizzarsi anch’essa a partire dagli anni ’90;
– il numero dei possessi è calato concordemente all’aumento delle triple: un basket più organizzato (oltre che dovuto a difese più preparate, considerata l’evoluzione dello scouting) può essere stato al contempo causa ed effetto di una maggiore attenzione al tiro da tre;
– forse il dato più significativo: l’Offensive Rating (punti segnati su 100 possessi) non presenta un rapporto costante né con i tiri liberi né con le triple; pare che l’efficienza offensiva oscilli a prescindere da come le squadre tendano a tirare “topograficamente”. Che l’uso del tiro da 3 rischi di diventare un abuso, “una moda tattica”, lasciandosi allettare dalla possibilità di ottenere 3 punti anziché 2, ma senza valutarne la reale convenienza?
All’esordio del tiro da tre, la lega giocava di fatto a ritmi più elevati, ma con circa lo stesso Offensive Rating degli ultimi anni: la sensazione è che il gioco si sia fatto più “largo” e più strutturato, e, se il tiro da oltre l’arco è stato un update epocale nell’evoluzione del basket, è anche vero che non sembra essere la panacea per ogni attacco povero di talento, né tantomeno l’unica arma per un’offensiva efficiente.
Da non trascurare sarebbe inoltre il fatto che la gran parte dei giocatori può tirare i liberi con un minimo di rendimento, mentre il tiro da tre è proibitivo per la maggioranza: al di là delle contingenze episodiche, in media, anche i peggiori tiratori di liberi garantiscono una resa superiore in lunetta rispetto ai peggiori tiratori da tre (ovvero tutti quelli che non tentano nemmeno una tripla) se questi iniziassero a tentare da oltre l’arco.
Il tiro libero è dunque più democraticamente affidabile in quanto “valorizzabile” da tutti, mentre il tiro da tre resta una specialità esclusiva (in tutti i sensi del termine) e tendenzialmente discontinua.
Per questo, andare a caccia di tiri liberi nel pitturato, aggredire la difesa, cercare di farle raggiungere il bonus, potrebbe essere una strategia che aumenta l’efficienza dell’attacco (coinvolgendo inoltre maggiormente tutti i giocatori) da non sottovalutare rispetto al far ottimisticamente leva sul tiro da oltre l’arco. Fermo restando che, per le attuali dinamiche tattiche, il tiro da tre è certamente una risorsa imprescindibile (fra l’altro sempre più nel bagaglio tecnico delle nuove generazioni), un suo ridimensionamento quantitativo forse non nuocerebbe né al rendimento né all’estetica del gioco.
CURIOSITA’: quali squadre, stando ai dati del 22 Dicembre, non raggiungono un rapporto di convenienza minima fra la loro percentuale da tre e quella da due? Ovvero, chi tira così male da tre (rispetto ai propri tiri da due) che avrebbe maggior resa se, per assurdo, destinasse i tentativi delle triple ai tiri da due? Clippers, Pistons e Rockets (fuori d’un soffio, i Bobcats): tutte squadre con buoni realizzatori interni, ma senza specialisti da oltre l’arco impiegati con costanza (considerando l’infortunio a Redick). Eppure i Rockets sono sfacciatamente primi nel rapporto tiri da tre/tiri totali, i Clippers audacemente quarti, mentre i Pistons cautelativamente 23esimi.
P.S.
Come fiore all’occhiello del contemporaneo “culto della tripla”, abbiamo tre adepti che stanno consolidando prestazioni storiche senza precedenti:
– Curry: nessuno con almeno 8 assist (Steph registra 9,3 di media sinora) aveva realizzato anche 3 triple per gara (Curry ne segna 3,4);
– Love: unico nella storia a prendere almeno 12 rimbalzi (siamo sui 13,7) e segnare almeno 2 triple (2,5 per ora).
– Korver: non c’era mai stato un giocatore a poter vantare 3 triple realizzate di media tirando con il 50% (da ricordare anche il suo record di gare consecutive con almeno una tripla: 96 e striscia ancora aperta…).
Complimenti, ottima analisi. In buona sostanza è ormai definitivamente acquisito il cambio di gioco iniziato con i primi anni 2000, molto più perimetrale e veloce… I Suns del duo D’Antoni-Nash hanno tracciato una via, inizialmente guardata con sospetto ma poi seguita da tanti altri, primi fra tutti gli Warriors.