Premessa: grantland è un blog americano che fonde in maniera vincente cultura e sport professionistico. In questo sito si concepisce e si rielabora lo sport in maniera intellettuale, assegnando alla cronaca un ruolo secondario. Quella che seguirà è un’analisi sui migliori tiratori della NBA, pensata da Kirk Goldsberry (@kirkgoldsberry), professore, assistente all’università di Michigan, nonché influente firma di grantland.com. Dal punto di vista contenutistico il lavoro di chi vi scrive è pari allo zero. La funzione del redattore è stata semplicemente quella di tradurre, riassumere e rielaborare gli aspetti che Goldsberry ha voluto analizzare in maniera semplice ma nel contempo efficace.

Chi potrebbe fornire una valutazione esatta ed oggettiva di un giocatore? Nessuno al mondo, né tanto meno i numeri. Spesso si dice che le statistiche, da sole, non rivelano l’esatto valore di un giocatore. E’ vero. Il lavoro esegetico è imprescindibile. Non si può pretendere di avere una visione chiara e verosimile della realtà analizzando le cifre in maniera superficiale.

Basti pensare che la più alta percentuale di realizzazione nella scorsa stagione appartiene a DeAndre Jordan, centro dei Clippers. Chiunque, con una minima conoscenza di questo disciplina, saprebbe leggere un dato del genere e confutare la tesi secondo la quale Jordan (non quello della linguaccia!) è il miglior attaccante della lega.

Secondo l’analisi svolta da Goldsberry, Jordan ha un raggio medio di tiro pari a 85 cm. LeBron raggiunge invece 11 piedi di media, ossia quasi 3 metri e mezzo.grant_r_LeBron_DeAndre_1152_600

Ecco perché asserire che DeAndre Jordan è un realizzatore migliore di LeBron James equivale a dire che il sottoscritto è un attaccante più forte di un qualsiasi giocatore NBA, dopo aver fatto tirare il primo da sotto canestro e il secondo da metà campo. Alcuni tiri sono più facili, altri più difficili: non è una inutile superfetazione, ma il punto di partenza per la nostra analisi.

Con pazienza e dovizia sono state elaborate le costellazioni di tiro di ogni giocatore NBA che la scorsa stagione ha tentato almeno una conclusione a canestro. Così facendo è stato possibile ricavare, nella coordinata x,y della metà campo offensiva, l’aspettativa di realizzazione media. In soldoni, si ricava che dalla posizione x,y un giocatore NBA ha una percentuale di realizzazione pari a n. Il passaggio successivo, utilizzando queste famose costellazioni, è quello di confrontare l’aspettativa di realizzazione, in un dato punto o in una data zona del campo, con la realizzazione effettiva di un singolo giocatore.

Se un giocatore NBA medio tentasse lo stesso numero di tiri presi da LeBron James la scorsa stagione e lo facesse dalle stesse identiche posizioni, ci si dovrebbe aspettare un totale di 1397 punti su 1354 tiri (la quantità di quelli tentati da James lo scorso anno, appunto). Il bottino di LeBron è stato però di 1628 punti: 231 in più di di quelli attesi.

Procedendo in questo senso si può stilare una classifica basata sulla differenza tra la produzione di un giocatore e quella attesa. Possiamo così etichettare chi si trova sopra lo zero come un buon realizzatore (come minimo) e chi si trova sotto come (almeno) uno scarso realizzatore. Ben più interessante è andare in cima a questa classifica per scovare i migliori “scorer” della lega.

1. LeBron James, +231
2. Kevin Durant, +204
3. Stephen Curry, +164

seguono a ruota: (4) Jose Calderon, (5) Serge Ibaka, (6) Kyle Korver, (7) Al Horford, (8) Chris Bosh, (9) Dirk Nowitzki, e (10) Chris Paul.

Le costellazioni ci permettono anche di capire da dove provengono questi +231, +204 e +164.

grant_r_LeBron_ShotChart_1152_600

Ci sono solo due zone in cui James tira (appena) sotto la media. Per il resto è sempre above average. Da dietro l’arco tocca il +8.9% e un impressionante +15.5% dall’angolo, ma ciò che colpisce maggiormente è la realizzazione sotto canestro (+16.5%).

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Per Durant le cose cambiano. Non c’è praticamente nessuna zona del campo in cui KD tira peggio di un giocatore medio e questo la dice lunga sulla versatilità offensiva del ragazzo di Washington. Da oltre la riga dei tre punti è semplicemente letale.

In un ordinario contesto storico dovrebbe essere Durant l’attaccante più efficace della lega, ma quella in cui ci troviamo non è un’era normale, è l’era di LeBron James.

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Restringendo l’analisi al solo tiro da tre, Stephen Curry è un tiratore perimetrale migliore dei due appena citati. I problemi, per SC, emergono quando ci si avvicina al ferro (-5.8% rispetto alla media). Se il tuo playmaker si chiama Stephen Curry devi aspettarti da lui una pioggia di triple, ma anche una maggiore difficoltà nel concludere vicino a canestro, complice, soprattutto, la conformazione fisica del giocatore.

Contemplando quest’ultima mappa viene da chiedersi perché gli avversari continuino a lasciar tiri da fuori a Curry o perché non preferiscano lasciarlo entrare con maggior frequenza. La realtà è che questi dati sono già influenzati dall’atteggiamento delle difese e dalle loro strategie, e che esistono altre innumerevoli variabili (dipendenti anche dai compagni di squadra e dal sistema di gioco in cui si trova Curry) che dovremmo prendere in considerazione per dare una risposta soddisfacente a questi interrogativi. Non è questa la sede.

E’ un’endemica tendenza quella di confondere il “tiratore puro” con il “realizzatore”. Fino ad ora abbiamo parlato di realizzazione, tenendoci lontani dal delimitato campo dei tiratori puri, ma possiamo approfondire. In che modo? Semplicemente restringendo l’analisi ai tentativi fuori dall’arco.
Questa la graduatoria (su 100 tiri):

1. Jose Calderon, +25
2. Kyle Korver, +23
3. Steve Nash, +21
4. Stephen Curry, +17
5. Dirk Nowitzki, +16
6. Serge Ibaka, +16
7. Jarrett Jack, +16
8. Shane Battier, +15
9. Danny Green, +15
10. Steve Novak, +14

LeBron e Durant non rientrano tra i primi dieci. Curry è invece al quarto posto. Calderon è in cima, pur non avendo giocato in squadre di vertice nella scorsa stagione.  Vero è che Calderon e Korver non sono abili nel crearsi tiri, quanto più nel realizzare in catch-and-shoot. Ma la NBA non è una gara di catch-and-shoot. Se così fosse probabilmente Korver batterebbe James.

L’analisi dei numeri può fornire spunti interessanti, ma spesso dà vita a più domande che risposte. Nelle statistiche non riusciamo a scovare le innumerevoli variabili che hanno portato Danny Green a siglare un nuovo incredibile record nelle finali NBA (27 triple a segno). Il Green di Clevaland è lo stesso Green di San Antonio, anche se non sembra. A questo punto andrebbe intrapreso il discorso su Popovich, quello su Ginobili, su Duncun e sul gioco degli Spurs, ma non si finirebbe mai e soprattutto la calcolatrice si trasformerebbe in un utile sottobicchiere per la birra gelata.

I numeri non forniranno mai una visione c.ompleta. L’unica cosa che possiamo fare è utilizzarli nel modo più accurato ed efficace possibile. In quest’ottica l’introduzione dell’innovativo SportVu potrebbe rivelarsi davvero utile, magari come una penetrazione di LeBron o un tiro da fuori di Calderon.

3 thoughts on “I migliori attaccanti della NBA e il metodo Goldsberry

  1. Dati interessantissimi che ci dicono come James sia il più efficace tra i giocatori NBA ma anche che ci sono un paio di zone del campo in cui non è mortifero. Invece Durant da dove lo lasci tirate segna…poco da dire…i grafici descrivono perfettamente il modo di giocare dei tre sopra citati e in particolare di Curry che per costituzione fisica non può avventurarsi troppo in area dove invece James è più efficace di un centro…i numeri sono freddi ed esulano da discorsi molto più ampi sul sistema di gioco in cui ogni giocatore è inserito ma non mentono mai.

  2. E non dimentichiamo i che il miglior tiratore della stagione (lebron) e anche uno sei primi 5 difensori nba, e probabilmente, con noah il difensore più completo e capace di marcar qualsiasi tipo di giocatore. E non dimentichiamo che è anche uno dei primi 3-5 creatori dal palleggio. Al momento e inarrivabile.
    Peccato solo per durant, che nonostante tutto, rimane un po’ in ombra.

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