Immagina un Mondo che inizi ad ottobre e finisca a giugno…
Un Mondo dove trenta squadre giochino tutte per un unico obiettivo. Vincere o perdere va bene lo stesso, a lungo termine possono essere entrambe funzionali al raggiungimento dell’obiettivo. L’unico. Il Titolo.
Dove quattrocentocinquanta uomini corrano sopra un parquet solamente perche’ oltre cent’anni fa un professore di educazione fisica aveva bisogno di tenere occupati i suoi studenti con un gioco. E che gioco.
E ogni anno si aggiungano una sessantina di ragazzi, appena usciti dal college, che da una vita aspettavano questo momento.
Immagina i loro sacrifici, le loro attese, la loro chiamata, che sia stata la prima o la sessantesima non importa. La loro consapevolezza che si sia realizzato un sogno, il loro sogno, e che allo stesso tempo nulla sia stato ancora fatto e che il meglio lo si stia ancora aspettando.
Immagina, in questo Mondo, il rumore delle urla di gioia per una vittoria sulla sirena o il silenzio delle lacrime per una sconfitta inaspettata.
Immagina i piedi che si alzano da terra, l’avversario che ti salta davanti, il polso che si spezza e lo spalding che gira… in una frazione di secondo, un’attesa infinita.
Milioni di occhi, di sguardi che fissano una sfera di cuoio roteare in aria.
E immagina che tutto dipenda da dove vada a finire quella sfera. Solo rete o primo ferro che sia, ci sara’ sempre un altro paio di piedi che si alzeranno da terra, un altro avversario che ti saltera’ davanti, un altro polso che si spezzera’ e un altro spalding a girare in aria. Sempre.
Immagina i buzzer beaters e le stoppate, gli alleyoops e i crossovers, i jumpers e le triple, i bank shots, i pick&roll e le rubate. Immagina gli assist e i tear drops, i contropiedi e i rimbalzi, gli schemi, il trash talking e i tiri liberi, i ferri e le retine, la palla che rimbalza e le scarpe che squittiscono.
Immagina l’elettricita’ di una schiacciata spargersi per tutto il palazzo e generare un’ esplosione di felicita’ mischiata ad un’energia totalmente incontrollabile.
Immagina uno sport che diventa business e un business che si trasforma in uno spettacolo. Un meraviglioso spettacolo.
Immagina le luci che si accendono. Le arene che riprendono vita. Il Madison, lo Staples, il Boston Garden e lo United Center. Gli stendardi che scendono lievi dal soffitto, le maglie ritirate appese alle pareti, il parquet tirato a lucido.
Immagina il calore della Casa Blanca, l’entusiasmo della Chesapeake, l’aggressivita’ del FedEx e il boato della Oracle.
Immagina un ragazzo di Akron divenuto re a Cleveland, caduto all’inferno portando i suoi talenti a South Beach e risorto a Miami nell’unico modo possibile. Vincendo.
Immagina un Mamba in maglia 24 che vuole tornare a dominare il mondo e che non si dara’ pace finche’ non raggiungera’ l’ennesimo titolo.
Immagina un mancino di barba vestito che si muove a ritmo di jazz. Immagina che gli affianchino uno che in Florida ricordano ancora come Superman e che dopo una stagione da Clark Kent dovra’ dimostrare come in realta’ il giallo-viola fosse la sua criptonite. Nel caso, Houston, we got a problem. Per gli altri.
Immagina un tifoso Celtics, uno di quelli che c’era anche quando si lottava solamente per avere piu’ biglie nella lottery e che negli ultimi anni si era rifatto gli occhi vedendo una squadra formata da campioni. Immaginalo adesso, una volta che i campioni sono partiti quasi tutti dopo una splendida cavalcata lunga sei anni, di nuovo a lottare, tifare, cantare e inorgoglirsi nonostante l’obiettivo sia raggiungere la migliore posizione possibile al draft. Qualunque essa sia, chiunque siano i giocatori in campo, sii certo che un “let’s go Celtics” al Garden si sentira’ sempre.
Immagina un australiano e un catalano riportare Cleveland e Minneapolis sulla cartina solamente attraverso le cose che sanno fare con un pallone in mano. Inimmaginabili.
Immagina due giovani della East Coast, uno nato ad Englewood, Chicago e l’altro a Red Hook, New York. Immagina di vederli partire verso Memphis, Baltimora o Denver da ragazzi e di vederli tornare da uomini a casa dopo anni per cercare di cambiare il destino della loro squadra, quella per cui hanno sempre tifato, quella che vogliono portare al titolo.
Immagina un tedesco, biondo, alto e con una eleganza che non dovrebbe appartenergli, disperarsi per aver perso una finale ormai gia’ vinta ed esultare scappando negli spogliatoi dopo aver ottenuto la sua vendetta a soli cinque anni di distanza. Immaginalo alzare il premio di migliore giocatore delle finali, per se stesso e per dimostrare una volta di piu’ come, in questo Mondo, l’oceano sia piu’ stretto di quanto sembri.
Immagina una Los Angeles rapita e conquistata da una marea rosso-blu guidata da un nativo della Carolina del Nord che con la palla ci fa letteralmente quello che vuole e che per la prima volta in vita sua sara’ allenato come Phog Allen avrebbe voluto che venisse fatto.
Immagina una bandiera sventolare nel cielo di Boston per tutta la sua carriera, resistere ai colpi di diverse pugnalate ma essere costretta a piegarsi all arrivo di una nuova era. Immagina di vederla issata qualche miglio piu’ a sud, verso Brooklyn, per provare un ultimo assalto al titolo.
Immagina un giovane, troppo mingherlino per poter giocare, ma con una capacita’ di buttarla nel canestro completamente fuori dal comune. Immaginalo qualche anno dopo, cresciuto in altezza, con quella stessa capacità, dominare contro tutti e vestire il numero 35 in onore del suo vecchio allenatore.
Immagina un caraibico, un argentino, un francese, un brasiliano e un californiano a meno di un secondo dalla vittoria dell’ennesimo titolo solamente quattro mesi fa. Immaginali di nuovo in campo, di nuovo troppo vecchi per provarci, di nuovo pronti a smentire tutti.
Immagina alcune squadre programmare il futuro consapevoli di lasciare qualcosa nel presente e altre scommettere solamente sull’oggi perche’ troppo impazienti di aspettare un domani.
Immagina un weekend di meta’ febbraio durante il quale nel cielo di New Orleans le stelle saranno piu’ luminose del solito.
Immagina partite tutte le notti, tutta la notte. Per sei mesi, solo e soltanto quello.
E dopo quei sei mesi, immagina che non sia ancora realmente iniziato niente e che si sia solamente all’ingresso del paradiso.
Adesso immagina di non dover piu’ immaginare tutto questo, che la fantasia lasci spazio alla realta’.
Il Mondo che inizia ad ottobre e finisce a giugno, per fortuna, ricomincia.
@tanni__b / giovanni.benveniste@gmail.com
Bellissimo, da lacrime e applausi! e tutto ricomincia ADESSO.
Bell’articolo. poetico