Ok, ok… fermi… Orologi squarciati stile Dalì, come diceva un mio coinquilino. Altro che 88 miglia orarie, qua per tornare indietro fino al vicino 19 marzo 2012 ci vuole uno sforzo di immaginazione superiore anche alle capacità della DeLorean di Marty McFly e Emmett Brown, conosciuto da tutti come “Doc”, o almeno spero.
(Grandegiove!)
Quintetto: Curry – Thompson (Iguodala) – Iguodala (Barnes) – Lee – Bogut.
Arrivi: Andre Iguodala, Marrese Speights, Jermaine O’neal, Toney Douglas, Joe Alexander e Seth Curry (Undrafted) .
Partenze: Brandon Rush, Andris Biedrins, Richard Jefferson, Jarret Jack, Carl Landry.
Draft: Nemanja Nedovic (30esima scelta al draft 2013), Ongjen Kuzmic (52esima scelte draft 2012)
http://www.youtube.com/watch?v=WMfn6-mb8_4
Chris Mullin, l’ultima leggenda vera passata in città, si vede alzare il 17 al cielo con tanto di figlia al seguito e conto alla rovescia.
Si parla di uno del Dream Team, 5 volte All Star, Hall of Famer dal 2011, taglio di capelli da militare e tecnica scientifica da tre, oltre soprattutto a 14 stagioni in maglia Warriors. Una leggenda, come detto, ma una delle più calde arene della Lega fischia. Non Chris, ma il proprietario, anzi il comproprietario Joe Lacob.
La situazione è questa: 5 giorni prima la franchigia ha fatto inversione a U. Via Monta Ellis, Ekpe Udoh e Kwame Brown per il cavallo di ritorno (poco duraturo) Stephen Jackson e l’Aussie Andrew Bogut. Al netto dell’imbottitura, Ellis per Bogut. Il pubblico fischia e gli spalti della Oracle Arena sembrano dire: “Tu non cedi la mia stella del fiume Mississipi, per un centro bianco, rotto e pure australiano.”
Aggiungete che non si vedono play off dall’ormai mitologico upset su Dallas, seguito dal poster del Barone su Kirilenko, ma anche dall’eliminazione firmata Utah. Data astrale 2006.
Così ci vuole pure Rick Barry per dare un po’ di normalità alla cerimonia.
http://www.youtube.com/watch?v=OW3jLCHj3_c
Il roster nato dalla trade di cui sopra, non dà sicurezza a tifosi stanchi. Gracilina, incerottata e inesperta la squadra chiude la stagione tankando.
Andiamo avanti. 88 miglia orarie.
Maggio 2013
La squadra sgangherata di cui sopra è diventata una banda di ragazzini terribili e dopo aver abbattuto Denver a colpi di terzo quarto oltre i trenta punti, fa barcollare anche querce secolari come Parker, Duncan e Ginobili, prima di essere eliminata con l’onore delle armi.
In uscita da un time out del reverendo Mark Jackson è la squadra più emozionante e letale dei play off 2013, uno spettacolo inaspettato nell’ultimo anno di Stern, un’altra storia copertina da raccontare al mondo.
I fischi a Lacob di quella serata nel marzo 2012 sono dimenticati. La squadra è giovane e di prospettiva ed i proprietari hanno dimostrato di voler costruire.
Oggi
Le caviglie di Stephen Curry non tremano più. Dopo una stagione da 23 partite nel 2011/2012 e una pre season con qualche problema, il 2012/2013, segnato da un insperato rinnovo di contratto, è stato travolgente. Il numero 30 magicamente è sano e fa quello che vuole, tira da dove vuole e come vuole. Non solo, dopo essere stato realizzatore al college, ha messo in mostra il QI cestitico per compiere la metamorfosi a playmaker.
Il risultato è una bocca da fuoco da 272 bombe in stagione (record nba) e 22 punti nel terzo quarto in gara 1 di semifinale con gli Spurs. I numeri (che fanno paura: 45.3% da tre, 90% ai liberi e 6.9 assist in stagione) però non bastano e neanche le mie misere parole.
http://www.youtube.com/watch?v=EkgIAYrP93c
Se le sue caviglie, che qualche volta scricchiolano ancora, tengono nessuno mi darà del bestemmiatore se dico che ha qualche chance da MVP.
A tenere dovrà essere anche il fisico di Bogut. Nella scorsa stagione il 7 piedi australiano ha giocato 44 partite tra regular e post season girando ad un minutaggio ridotto, ma la sua presenza fisica in pitturato si è rivelata indispensabile soprattutto ai play off. Un apporto sconosciuto in una franchigia che aveva fatto dello small ball la divintà di una religione monoteista. Dopo aver pensato al ritiro, adesso Bogut stesso si dice al 100% e ad Oakland sono pronti all’editto di Costantino per il loro numero 5.
“It was hell for me the last 12 months, to be honest. I’m just happy that that light is getting brighter and brighter for me in the tunnel and it’s at the stage now where I feel like I’m driving out of that tunnel.”
Il centro e il suo contratto da 13 milioni sono in scadenza e dunque la tenuta fisica sarà fondamentale anche in ottica rinnovo. Se il centro rimarrà integro potrebbe arrivare un nuovo contratto, altrimenti a fine 2013/2014 Golden State potrà liberare spazio salariale utile per una squadra che in questa stagione spenderà oltre 70 milioni di ingaggi (9° posto).
Sotto le plance David Lee è invece una certezza. Dopo aver portato la maglietta Warriors alla Gara delle Stelle a 14 anni di distanza da Latrell Sprewell, ha concluso una stagione da 18 punti e 11 rimbalzi a sera. Ripresosi già ad inizio settembre dall’infortunio patito nei play off, tutti nella Baia si attendo non perda il vizio della doppia doppia.
A formare con Curry gli Splash Brothers ci sarà ancora Klay Thompson. 23enne fatto con il tecnigrafo, tiratore da 3 con il 40% in stagione che ha messo in mostra attributi su entrambi i lati del campo.
E’ cresciuto giorno dopo giorno da quando Monta Ellis se n’è andato. Con minuti a disposizione, l’undicesima scelta del 2011 si è guadagnata stima crescente. Figlio d’arte di quelli che hanno provato all’ossessione movimento dopo movimento, anche senza essere un atleta o un penetratore extra lusso. Ha dimostrato pericolosità offensiva più che sufficiente per un giocatore già in possesso di buone capacità difensive e braccia lunghe.
La linea verde di Golden State non si ferma però ai due titolari degli spot da guardia. Nello spot di 3 cresce il giovane Harrison Barnes. Settima scelta al draft 2012, frutto delle partite perse tankando nel 2011. Tweener dal fisico esplosivo, attaccante non del tutto perfetto ma schiacciatore devastante e soprattutto difensore notevole. L’ex North Carolina in California ha giocato bene in stagione, si è messo in copertina con una schiacciata animale su Pekovic ed ha fatto vedere a tutti di essere in grado di dire la sua anche nelle 12 partite di play off giocate (16.1 pt. e 6.4 rb.).
Proprio le scelte al primo turno dei draft 2011 e 2012 rischiano però di vedere scendere il loro minutaggio. Dal mercato è arrivato nella Baia Andre Iguodala, eliminato dagli Warriors a maggio insieme ai Nuggets, e oggi pronto ad essere la marcia in più per andare oltre le semifinali di conference e perchè no, sperare in un sogno.
Un’aggiunta prestigiosa presa bene anche da Thompson e Barnes, che potrebbero in alcuni casi lasciare il campo a Iguodala. I due ragazzi terribili dei Dubs si fidano però delle rotazioni di coach Mark Jackson, guida spirituale di una squadra risorta nelle parole e nel lavoro del pastore del True Love Worship Center International Statement of Faith, a dirlo proprio il giocatore maggiormente sacrificato dall’arrivo di Iguo, ovvero Barnes: “My role will remain the same – do whatever it takes to win. Whether it is starting, coming off the bench. There are plenty of minutes to be divided up among everybody. I just have to make sure I am ready.”
Iguodala a Oakland avrà meno responsabilità offensive rispetto a Denver, giocherà in un sistema non del tutto diverso da quello dei Nuggets di Karl e con le sue caratteristiche potrebbe migliorare la squadra e migliorare le sue percentuali. La sua difesa, la capacità di arrivare al ferro e il suo contratto da 48 milioni per 4 anni toglieranno minuti da titolare ad Harrison Barnes ead Klay Thompson, ma arrivano in cambio di un tramontante Richard Jefferson, dei 9 milioni di contratto di Andris Biedrins, da anni peso morto della franchigia,e di Brandon Rush, buona ala piccola che arriva però da un anno passato in infermeria.
L’aggiunta di AI poi era in parte obbligata a causa di due addii non da poco, due panchinari che nella scorsa stagione hanno dato molto agli Warriors. Carl Landry e la sua energia sotto i tabelloni sono finiti (di nuovo) a Sacramento e il “mancato” sesto uomo dell’anno Jarret Jack è andato a Cleveland come back up di Irving.
Proprie le qualità dell’ex Phila e Denver saranno utili in parte a coprire il buco lasciato dai due sopracitati. Energia e conduzione di palla non mancano infatti a AI.
Per permettere però agli Warriors di migliorare il risultato della scorsa (travolgente) stagione saranno utili anche altri due giovani Draymond Green, scelto alla 35 da Michigan State e cresciuto nel corso dell’annata, e Festus Ezeli, fermo ai box per un infortunio, ma atletico abbastanza per essere un buon back up di Bogut.
Due giocatori che assumeranno maggiore importanza con l’addio di Landry e che divideranno il compito di dare il cambio ai lunghi titolari con i neo arrivati Jermaine O’Neal, veterano sempre più specialista difensivo, e Marrese Speights, ala – centro classe ’87 dalle buona qualità difensive, in grado di attaccare anche con il tiro dalla media, ma che dovrà dimostrare di non essere un solista in una squadra coesa.
A sostituire Jack, penetratore utilissimo per utilizzare Curry da 2 e Thompson da 3 per avere maggior pericolosità sul perimetro è arrivata una pattuglia di guardie. Si dovranno dare da fare per guadagnare minuti Toney Douglas, difensore decente, playmaker rivedibile e tiratore incostante.
Kent Bazemore, che dopo aver sventolato asciugamani per tutta la scorsa annata, segnato un canestro contro gli Spurs ai play off e aver disputato una Summer League spumeggiante, vuole far vedere di non essere solo un uomo squadra.Insieme a loro ilrookie sloveno Nemanja Nedovic, soprannominato il Derrick Rose europeo e Seth Curry, fratellino di Steph uscito da Duke, non draftato nel corso di questo 2013, ma chiamato comunque a dare altra pericolosità sul perimetro e una nuova storia da marketing agli Warriors, che però potrebbero spedirlo in D-League.
Dalla capacità di Coach Jackson di miscelare di nuovo insieme questo cocktail potenzialmente esplosivo dipenderà il risultato finale. Nel frattempo nella pazza California è certo, la DeLorean sta ripartendo.
88 miglia orarie per un altro ritorno al futuro…
analisi precisa e completa, complimenti.
-I Warriors rischiano di avere nel motore Bogut e questo potrebbe rivelarsi un rischio ad alta percentuale di redditività. Oltre ad esser riusciti ad invertire la tendenza che li voleva privi di un centro di nome e di fatto, possono sempre contare in un modulo small che porta Lee a 5 con curry-thompson-iguo-barnes alle spalle.
-Hanno i giusti cambi dalla panca diretti magistralmente da un coach che sembra avere sotto controllo l’intero roster e la chimica della squadra.
-Iguodala è un ottimo acquisto. Come giustamente riportato non si andranno a valutare i canestri ma tutto quello che questo atleta darà alla causa. Sicuramente doti e capacità non mancano.
-Convinto dell’apporto da parte di Draymond Green e curioso di Bazemore e Nedovic.
-In attesa del rientro di Ezeli e dell’aspetto small sopra indicato, Marrese Speights e O’Neal (nella speranza di non incontrare infortuni che da anni lo martorizzano) possono alternarsi sotto e dar riposo in primis a Bogut.
-Le alternative e possibilità di variare tema ci sono e anche il coach che le sappia gestire c’è.
“Se le sue caviglie, che qualche volta scricchiolano ancora, tengono nessuno mi darà del bestemmiatore se dico che ha qualche chance da MVP”.
-In questo caso, purtroppo il “se” è d’obbligo. L’idea è quella di non usarlo e di vedere Curry lontano da qualsiasi infortunio. Questo delizierebbe le intere platee della Nba e non solo, porterebbe i Warriors ai p.o. e, perchè no, esser nominato tra quei 3/4 nomi per l’Mvp. Ma già il non vederlo ai box è un grandissimo passo avanti.
88 miglia orarie per un altro ritorno…ai p.o. Dopo lì dovranno esser solo dei Warriors.
Hanno tutto per poter far bene.