Detroit Pistons
Ultimo record positivo: 2007-2008 (59-23)
Ultima apparizione ai playoffs: 2008-2009 (39-43). Sweppati al primo turno dai Cleveland Cavaliers.
Best case scenario: Primo turno di play off.
Worst case scenario: Show di tiro di Josh Smith e Brandon Jennings!
A Detroit Joe Dumars è tornato a fare le cose in grande o quantomeno c’ha provato. Non poteva andare bene come quando incollò insieme la squadra che vinse l’anello nel 2003-2004, ma di sicuro non andrà male come quando decise di offrire 8,5 milioni a stagione a Villanueva e 55 per cinque anni a Ben Gordon.
Detroit storicamente non ha niente a che spartire con i Bobcats, se non l’ultimo allenatore che ha dato ad entrambe una gioia, ma i tempi di Larry Brown sono lontani e nella Motown da 4 anni la stagione è solo quella regolare. Le mosse sul mercato di questa off season hanno però portato in Michigan nuove speranze.
Speranze con nomi e cognomi illustri: Josh Smith, atleta del terzo millennio accasatosi a sorpresa a Detroit, e Brandon Jennings fuggito da Milwaukee dopo la fallimentare campagna nei playoff dei suoi Bucks. Un duo talentuoso e che darà nell’immediato una spinta in avanti alla franchigia.
L’ex Atlanta non aveva nascosto la voglia di lasciare la squadra da cui era stato draftato nel 2004. Nessuno si sarebbe però aspettato un suo accordo con una franchigia che al momento della firma era più indietro dei suoi Hawks.
Discorso diverso per Jennings, che forse pensava di avere maggiore mercato, e che in linea di massima è saltato in corsa sul treno Pistons pur di lasciare il Wisconsin.
Due giocatori dicevamo, dal grande impatto, ma che forse non si sposano al meglio con i talenti a disposizione nel roster rosso-blu. Smith in particolare nell’ultima stagione ha vissuto i momenti migliori da ala grande e proprio in quello spot potrebbe essere un ostacolo alla maturazione dei due giovani lunghi già disposizione di Maurice Cheeks: Greg Monroe e Andre Drummond. Un “ostacolo” pagato salato da Dumars, che per aggiudicarsi Smith, ha messo sul piatto un quadriennale da 56 milioni di dollari.
56 milioni che devono necessariamente voler dire tanti minuti in campo, tanti tiri e molte responsabilità. Insomma la stella è arrivata a Detroit e ora rischia di oscurare gli astri nascenti. Anche schierando J-Smoove da ala piccola e la coppia Monroe-Drummond sotto i tabelloni, il pitturato rischia inoltre di essere più affollato di Lampedusa durante uno sbarco.
Chimica di squadra dunque da trovare per Cheeks, che dovrà partire da Brandon Jennings, un play abile nel palleggio, veloce, ma scriteriato nelle scelte di tiro. Talento puro l’ex play di Roma, ma troppo spesso abituato a prendersi tiri che in un contesto di attacco di squadra non hanno senso. Una tendenza preoccupante se messa assieme a quella di Smith di tirare da 3 con risultati altalenanti.
Proprio per allargare il campo e sfruttare il lavoro sotto canestro dei tre lunghi sopracitati, a Detroit è tornato uno degli uomini della squadra 2003-2004, “Big Shot” Chauncey Billups, ed è arrivato il nostro Gigi Datome, considerato dallo staff di Detroit tiratore e attaccante già pronto per la Nba.
Kentavious Caldwell-Pope da George Town e Peyton Siva dai Cardinals di Louisville sono i rookie chiamati a completare il roster. Caldwell Pope (scelto al primo giro) è reduce da una Summer League non troppo incoraggiante. Si sa però che l’impegno estivo in questione è poco provante, basti pensare alle prestazioni fenomenali di Tskitishvili (nel 2004 chiuse da mvp, ma poi naufragò in regular season) o a quelle deludenti di Cousins che in questa manifestazione aveva fatto molta fatica.
Occhio anche a Tony Mitchell, ala da North Texas che ha già fatto vedere verticalità buone per entrare in qualche top 10.
La scadenza dei contratti di Villanueva e Stuckey lascia poi sperare nella possibilità di liberare già dalla prossima stagione ulteriore spazio salariale.
No, non dite “Bad Boys”… questi Pistons c’entrano poco con i loro antenati, ma il futuro come diceva Joe Strummer “non è scritto”.
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