New Orleans Pelicans
Ultimo record positivo: 2010-2011 (46-36)
Ultima apparizione ai play off: 2010-2011 (Eliminati al primo turno dai Lakers)
Best case scenario: Ottavi ad Ovest.
Worst case scenario: Un’altra annata a pensare a quanto era bello Chris Paul.
Calabroni si nasce non si diventa. E a New Orleans i calabroni erano stati di casa solo grazie alle pennellate di CP3. Dopo il trasferimento della squadra in Louisiana, l’addio di Baron Davis e il passaggio da Eastern a Western Conference avvenuto nel 2004-2005, solo il play uscito da Wake Forest University era riuscito a dare una dimensione vincente alla squadra.
Per dirla con il Belushi di Blues Brothers: “Le Cavallette!”. Già, ci mancava solo una piaga biblica ad aggiungersi alla serie di sfighe della più sfigata delle 7 sorelle, che ha i suoi buoni motivi per essere ormai da qualche anno ai margini della Nba.
L’uragano Katrina, i danni alla città di New Orleans e il conseguente trasferimento temporaneo ad Oklhaoma City.
Un 2012 passato senza proprietario, in una sorta di amministrazione controllata sotto la gestione della NBA stessa.
La fuoriuscita del petrolio della piattaforma della BP, avvenuta proprio in prossimità della Louisiana non hanno certo facilitato la situazione economica e sociale della città, e di conseguenza il percorso della squadra NBA.
La lega ha mantenuto la squadra a New Orleans (nonostante il basso numero di spettatori) anche come forma di rispetto per i dolori di una città che non doveva essere abbandonata e oggi dopo l’acquisto della franchigia da parte di Tom Benson, già proprietario dai Saints in NFL, sembra che i dolori (cestistici) di New Orleans possano chiudersi.
Nel 2009, sotto la gestione Benson, i Saints hanno vinto il titolo NFL, in una delle storie sportive più belle del decennio. Con la squadra di una città in ginocchio, che risorge e si impone a livello mondiale.
L’arrivo di Anthony Davis, prima scelta dello scorso Draft, potrebbe essere il primo passo verso il futuro. Il rookie ha avuto problemi fisici e lunghi stop, ma ha chiuso comunque con buone medie (13.5 punti e 8.2 rimbalzi in 28 minuti di utilizzo).
Nella Big Easy, come detto, erano abituati a point guard di qualità, prima il Barone, poi CP3 e quest’anno dunque, la franchigia ha deciso di ricominciare proprio da un play. Dopo la buona stagione dell’anno scorso, il sorprendente Greivis Vásquez è finito a Sacramento nell’ambito di una trade a tre squadre che ha coinvolto anche Portland, ma in Louisiana si è subito pensato di riempire il vuoto lasciato dal venezuelano.
Jrue Holiday, fresco All Star e reduce dalla stagione della vita disputata a Phila è infatti arrivato in Louisiana. Nella città dell’amore eterno è arrivato invece Nerles Noel, alla vigilia del draft considerato come possibile prima scelta e scivolato invece alla sesta chiamata assoluta per gli ormai celeberrimi problemi fisici.
Noel scelto da New Orleans è divenuto buona merce di scambio. Proveniente da Kentuky, stessa università di Davis, avrebbe potuto formare proprio con la prima scelta dello scorso anno una coppia di lunghi dinamici e atletici, ma forse un po’ troppo simili e limitati offensivamente per convivere. L’arrivo di Holiday è dunque da considerare un’ottima mossa.
Holiday, 23 anni, è cresciuto costantemente dal suo ingresso in Nba ed ha chiuso l’anno appena trascorso con 17.7 punti e 8 assist di media. Nella sua prossima avventura dovrà condividere il back court con un altro nuovo acquisto di New Orleans, quel Tyreke Evans che ha Sacaramento ha vissuto stagioni diametralmente opposte alle sue a Phila.
Tyreke infatti, chiusa la prima stagione da Rookie dell’anno, è costantemente regredito, ma rimane una big guard ateltica e con punti nelle mani, in grado soprattutto di giocare anche da ala piccola. A completare il roster oltre ad un gruppo di buoni mestieranti, come ad esempio il tiratore Anthony Morrow, ci sono il Most Improve Player 2011-2012 Ryan Anderson e “l’All Star dormiente” Eric Gordon, che ha palesato voglia di cambiare aria e problemi nel rimanere sano.
I PlayOff ad Ovest magari non saranno cosa di quest’anno, ma le qualità in pick & roll di Holiday potrebbero dare una spinta definitiva all’evoluzione, anche offensiva di Anthony Davis.
Le perplessità sono, come sempre in Nba, legate all’allenatore, non tanto per la mancanza di capacità di Monty Williams, ma per la sua capacità di tenere testa a caratteri come quelli di Gordon ed Evans, vere e proprie incognite del futuro pellicano.
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