Sacramento Kings
Ultimo record positivo: 2005-2006 (44-38)
Ultima apparizione ai playoff: 2005-2006. Eliminati al primo turno dai San Antonio Spurs.
Best case scenario: Un’annata di tranquillità.
Worst case scenario: NBDL wannabe
Certe cose possono succedere solo in Nba. Noi dietro l’angolo guardiamo e ci chiediamo com’è possibile.
Sacramento non la racconti, soprattutto perchè molti l’hanno ancora negli occhi. Mike, Doug, Peja,Chris e Vlade. Per una manciata di anni a cavallo tra vecchio e nuovo millennio, l’Ovest sono stati anche loro, non solamente Kobe e Shaq, non solamente quei Lakers. In fondo non c’è Superman senza la Kriptonite.
Una squadra storica, una squadra che in Italia si vanterebbe di tradizione, tifoseria e successi e che negli Stati Uniti invece rischia di essere trasferita per motivi economici. Una storia americana, una storia che noi, al di qua dell’oceano possiamo solo cercare di capire.
È dal 2011 che i Maloof, proprietari della franchigia, minacciano di lasciare la città e di portarsi dietro colori e storia. Anaheim, Las Vegas e Seattle come possibili destinazioni, poi un 2012 di transizione, in cui la squadra rimane nella capitale californiana, anche grazie all’intervento del sindaco Kevin Johnson, nativo di Sacramento ed ex stella Nba… Sì, è una storia americana! Immaginate Fabio Cannavaro sindaco di Napoli?
Oggi i Kings sono certi di rimanere a Sacramento, via alla costruzione di una nuova arena da 391 milioni di dollari e torna di moda uno slogan che i pubblicitari viola-nero avevano pensato per la coppia Evans – Cousin qualche anno fa: “Here we rise”.
Evans non c’è più. I tifosi superata la paura per l’addio della franchigia hanno dovuto subire il colpo della partenza di quella che, nel bene o nel male, era stata la stella della squadra. Rookie of the Year, 20 punti, 5 rimbalzi e 5 assist di media alla prima stagione, come lui nessuno mai… se si escludono Michael Jordan, Oscar Robertson e LeBron James.
Dopo un esordio da possibile All Star, tre stagioni una peggio dell’altra. Quest’estate infine la decisione della dirigenza di cambiare: addio a Evans e benvenuto a Greivis Vásquez nell’ambito della trade con Portland e New Orleans. Vásquez è chiamato a colmare la lacuna nella posizione di playmaker, che a Sacramento assomiglia alla carenza di terzini sinistri negli ultimi 20 anni di Inter.
La guardia venezuelana uscita da Maryland, fatto sobbalzare il cuore del Tennesse per il basket, forzando un quadruplo overtime in una partita dei play off 2011, nell’anno appena concluso ha fatto segnare 13 punti e 9 assist di media e possiede ormai il physique du rôle del playmaker titolare.
Risolti i problemi in cabina di regia si spera che DeMarcus Cousin, “l’altro” del “Here we rise” formi con lui un vecchio asse play – pivot in grado di condurre la squadra e magari aiutare lo sviluppo di Ben McLemore.
Il rookie con più potenziale dell’ ultimo draft, scelto alla settima chiamata, potrebbe proprio usufruire degli spazi creati dalla coppia sopracitata, sempre che tenga la testa di Cousin e sempre che proprio il lungo ex Kentucky non decida di cambiare aria.
McLemore è stato paragonato ad un giovane Ray Allen. Un giocatore sicuramente con meno tiro dalla media, ma più esplosività dell’ex Big Three, ma di cui il coach di Kansas Bill Self ha dichiarato: “E’ il giocatore con più talento che abbia mai allenato”.
Parole pesanti considerando che sotto ai suoi occhi, con la maglia di Illinois, transitò un playmaker di nome Deron Williams.
La Summer League di Ben non incoraggia, ma Sacramento, per dirla con Troisi “ricomincia da tre”, perchè tre sono i giocatori con il talento per costruire un’ossatura futura.
Le altre novità sono il ritorno di Carl Landry e l’arrivo di Luc Mbah a Moute. Il primo forse pagato un po’ troppo, ma protagonista della consueta stagione di grinta, cuore, rimbalzi e punti con la maglia di Golden State; il secondo che porterà buone doti difensive nello spot di ala piccola. Due aggiunte che sicuramente non necessiteranno di show televisivi “ad personam” ma renderanno più dura una squadra che a rimbalzo (offensivo e difensivo) è stata una delle peggiori della lega.
A Sacramento poi si dovrà capire il destino di diversi membri del roster. Thorton, realizzatore da 25 minuti a sera pagato 8 milioni all’anno e in scadenza nel 2014/2015. John Salmons, all’undicesima stagione e giunto alla sua seconda (e ultima) incarnazione Kings. Importante poi capire le possibilità a livello Nba della 36esima scelta Ray McCallum. Il play in uscita dall’Università di Detroit sa far bene diverse cose, ma deve assolutamente migliorare il suo tiro da tre.
Ultima chiamata anche per Jimmer Fredette che da grande realizzatore a livello universitario non ha saputo diventare mestierante Nba. L’evoluzione che verrebbe in mente è quella di tiratore, ma la difesa carente e il fisico “normale” fanno di un mortifero tiratore anche un “buco difensivo”.
Nel limbo ci sono poi il contratto in scadenza, il grande cuore e il metro e setteancinque di un Isaiah Thomas in scadenza, ma anche l’ala Chuck Hayes, pure lui giocatore coraggioso e sottodimensionato.
In attesa di capire cosa diventeranno da grandi Jason Thompson, Cole Aldrich e Patrick Patterson, a Sacramento… ricominciano da tre!
Chiedo scusa solo a Nagatomo
Secondo me quest’anno (salvo tanking spudorati) potrebbero fare discretamente bene.
Diciamo che se giocassero a Est lotterebbero per l’ottavo posto