Con una mossa a sorpresa, Milwaukee ha scambiato Brandon Jennings spedendolo a Detroit avendo di ritorno sostanzialmente Brandon Knight. A sorpresa perché Jennings sembrava aver accettato l’idea di prolungare la sua permanenza ai Bucks non avendo ricevuto altre offerte degne di considerazione.
Jennings puntava ad un contratto sui 12 milioni a stagione, questo non l’ha mai celato, ma nessuna squadra ha voluto legarsi con un contratto così oneroso ad un giocatore che ancora non ha convinto del tutto. Con i Pistons ha trovato un accordo di tre anni a 8 milioni a stagione.
I Bucks sono una squadra senza una vera identità, da anni provano a sopravvivere cercando d’assemblare ogni anno un roster discretamente competitivo ma il non aver prolungato il contratto a Jennings è segno che l’ex Lottomatica non ha mai goduto in pieno della fiducia della dirigenza.
Con la partenza di Monta Ellis, Jennings era candidato a diventare l’uomo franchigia ma la mancata estensione del contratto durante la stagione appena conclusa, estensione che gli altri top player del suo anno di Draft come Harden e Griffin hanno ottenuto, era un altro segnale della volontà di Milwuakee di non continuare con lui.
Da sempre un carattere difficile, Jennings è stato il primo giocatore americano che ha preferito giocare in Europa e non al college nell’anno obbligatorio post liceo prima di potersi dichiarare eleggibili al Draft. Carattere singolare che l’ha portato a seguire con la famiglia la notte del Draft 2009 per poi presentarsi al MSG di New York solo diversi minuti dopo la sua chiamata da parte di Stern con la scelta numero 10.
I Pistons acquisiscono, dopo Josh Smith, un altro giocatore di talento ma che porta con sé molti dubbi, specialmente sulla continuità di rendimento. Jennings è capace di picchi altissimi, come i 55 punti nella stagione da rookie, ma nel complesso è un discreto realizzatore, un buon tiratore e un buon passatore, un giocatore sopra la media ma non un fuoriclasse.
Sicuramente la taglia fisica non lo aiuta. Con Ellis nell’ultimo anno ha formato una delle coppie di esterni più piccole in assoluto. Se in attacco con la velocità e la rapidità riesce ad essere incisivo, in difesa è spesso in difficoltà dovendo affrontare avversari sempre più grossi di lui.
Per essere un playmaker, coinvolge poco i compagni e troppo spesso si isola per giocate uno contro uno poco funzionali al gioco di squadra. Il ritorno di Billups non potrà che fare bene a Jennings e l’ex MVP della Finals 2004 sarà un esempio da seguire per migliorare in ogni aspetto del gioco.
Detroit ottiene comunque un giocatore di maggiore talento rispetto al partente Knight e a cifre nel complesso accettabili e con un contratto di media lunghezza. Dopo i giri a vuoto con Gordon e Villanueva, Dumars aveva quest’estate finalmente lo spazio salariale per attirare i migliori free agent.
Impossibile arrivare a Howard o ad un altro dei top, Dumars ha voluto, come ha sempre fatto, scommettere sui giocatori talentuosi ma incompleti dando loro una possibilità di sbocciare definitivamente.
Il capolavoro della squadra del 2004 resterà impareggiabile. I vari Wallace, Hamilton e Billups erano giocatori scartati dalle altre squadre che hanno trovato assieme la sinergia perfetta.
Esperimento completamente fallito con Gordon e Villanueva e le basi per la terza versione Pistons targata Dumars parte con poche certezze ancora all’insegna della scommessa. Smith e Jennings sono due azzardi che potrebbero fare il salto di qualità definitivo in un gruppo giovane e di talento specialmente tra i lunghi.
Drummond e Monroe sono il futuro, Smith da ala piccola non è una certezza vista la scarsa continuità al tiro da fuori dell’ex Hawks. Jennings tra gli esterni è quello avrà più responsabilità non avendo compagni di reparto di personalità Billups escluso.
Gioverà anche della presenza di uomini d’area pericolosi in post che apriranno spazi per gli scarichi. A lui farsi trovare pronto e sfruttare l’occasione.
Jennings ha il vantaggio di essere arrivato in una squadra che rispetto ai Bucks vuole iniziare un progetto e provare a farsi strada nella Eastern Conference, ripartendo da un gruppo giovane, di talento e a cui serve un leader in campo.
Con Josh Smith forma una della coppie potenzialmente più spettacolari da vedere, se crescerà anche come leadership con i compagni potrà essere il giocatore su cui puntare anche per il futuro.
A detroit stanno rifacendo lo stesso mercato Gordon-Villaneuva. Prendendo giocatori che non portano da nessuna parte, quando era meglio puntare sui giovani a roster senza aggiungere nulla e andarsi a prendere una delle prime 5 chiamate del prossimo draft.
Comunque essendo un tifoso Pistons dal lontano 1420 saluto i colleghi Pistoni, ed anche se non mi convincono molto non vedo l’ora che inizi la rs perchè sono malato di nba e svalvolato di testa dopo le tanti notti passate a guardare le partite. Mi sono fottuto il cervello ma per i Pistons questo e altro.
Per jennings c’è di buono il contratto, 24 in 3 anni è un affare, ma solo quello. I Bucks prendono Knight, giocatore dalla caratura simile per cui ci perdono il giusto, e si sono messi anche nella condizione di chiamare alto nel draft 2014. Scomemtto che i cervi nel prossimo lustro faranno meglio dei Pistons.
Anche io avrei preferito non aggiungere nulla tranne Datome, in modo da avere più palline al prossimo draft, cosa che con Smith sarà difficile, ma che allo stesso tempo non ti cambia la vita, considerando lo status del giocatore e i problemi di compatibilità con il settore lunghi.
Questo doveva essere l’anno zero, quella della maturazione per alcuni per poi partire nel 2014 cosi:
c- Monroe
F- Drummond
F- Wiggins? – Parker? – Gordon? (draft)
G – Pope – Datome
G – Smart ? – Carson? – Christon? (draft)
Con il prossimo draft andavi alla caccia di ala piccola o Play (wiggins ecc ..)
(smart), se avevi la possibilità di accapararti uno come Wiggins o Parker/Gordon bene, altrimenti via al piano B con il play.