Altra settimana e altre mosse di mercato da commentare. Partiamo subito.
1) Not just a Dwightmare
L’addio a Dwight Howard ha segnato l’immediato futuro dei Lakers che hanno subito cercato di correre ai ripari. Dopo aver rifirmato Meeks e Sacre, hanno lasciato libero Earl Clark di accasarsi ai Cavs, in una mossa che ha sollevato qualche critica all’operato del GM Mitch Kupchak.
L’ex Magic rappresentava, infatti, una delle poche note liete dell’annata appena trascorsa e non si è pensato nemmeno due volte di scaricarlo al primo offerente.
Con i primi due spot lasciati scoperti e con i soli Gasol e Hill a coprirli, occorreva agire sul mercato dei free agent ed è per questo che è stato ingaggiato Chris Kaman. Ora, nessuna considerazione da fare sull’anglo-tedesco, lavoratore impagabile e gregario che molte squadre vorrebbero avere, ma non si poteva optare per qualcosa di meglio, che magari si integrasse con il sistema di D’Antoni?
La verità è che i Lakers punteranno alla stagione ventura come ad un anno di transizione in attesa di sbizzarrirsi nell’estate del 2014, cercando di firmare e di formare un ennesimo tentativo di dream team come alcuni articoli hanno già provato a sottolineare. Anche per questo è stato amnistiato Metta World Peace, risultato superfluo alla causa. Kobe e Pau si sono già dichiarati alquanto dispiaciuti per la decisione presa dal management giallo-viola, ma consapevoli del fatto che qualche sacrificio era necessario.
Un’altra mossa, più per necessità che per altro, è stata quella di riportare ad L.A. Nick Young, ormai ufficiale girovago nelle ultime stagioni. Per lui un contratto di un solo anno, il che vorrà dire metterlo alla prova come momentaneo sostituto di Bryant durante il suo residuo periodo di recupero dall’infortunio. Insomma, poca poca pressione sull’ex USC.
Intanto, nelle ultime ore si sono allontanate le voci di un ritorno di Lamar Odom che, a dire la verità, i Lakers non li ha mai lasciati (remember media day 2012). Il motivo di questo allontanamento? Beh, il divorzio con Khloé.
2) I Cavalieri di Chris
Se vi state chiedendo se Chris Grant sia impazzito, vi diamo qualche proposito per confermare la vostra idea. La scelta di Anthony Bennett al Draft non è stata l’unica “follia” del GM dei Cavs.
Nerlens Noel è stato snobbato perché nelle mire della squadra dell’Ohio c’era già Andrew Bynum. Il “non sono realmente mai stato un Sixer” è pronto per la sua effettiva seconda carriera, dopo l’intervento al ginocchio subito lo scorso marzo. Una carriera che rischia di prendere una brutta piega dopo l’anno di stop e le tante critiche sul fatto di essersi operato troppo tardi, ma che ha bisogno di una svolta.
L’ambiente di Cleveland sembra alquanto sano per ripartire, data la linea verde che si sta provando a seguire. Lui e Varejao avranno anche il compito di istruire i più giovani, come Tyler Zeller chiamato ad una prova di maturità al suo secondo anno. Tristan Thompson e il succitato Clark tenteranno di coadiuvare la prima scelta assoluta, per un reparto lunghi che sembra già fare paura, almeno in futuro.
Nel back court è arrivata l’aggiunta di Jarrett Jack, lasciato libero dai Warriors, che con Irving e Waiters potrebbe formare un mix micidiale. Nella disastrata Eastern Conference, i playoff non sono per niente un miraggio.
3) Big Al alla corte di MJ
Nel perenne cantiere di Charlotte, finalmente qualcosa comincia a muoversi. Michael Jordan starà pure facendo tutti gli scongiuri del caso, ma Al Jefferson, bisogna ammetterlo, è stato un ottimo colpo.
Finalmente il front court dei Bobcats potrebbe rendersi temibile, dopo i flop rappresentati, in passato, da Okafor e Kwame Brown. Lui e Biyombo saranno un duo fatto di stoppate, rimbalzi e fisicità. Dalla panchina partirà il rookie Cody Zeller che si sta già mettendo in mostra nella Summer League di Las Vegas. Poi, Josh McRoberts, DeSagana Diop e Brendan Haywood proveranno a fare il resto.
Dietro, sono stati rifirmati Ben Gordon e Gerald Henderson che faranno parecchio comodo al tentativo di rilancio della squadra più giovane della lega. E il mercato non è ancora finito.
4) Un po’ di Texas per Monta
Allora i Mavericks non sanno perdere solo pezzi, sanno anche aggiungerne. Dopo aver salutato Collison, Mayo e Kaman, aver visto Howard girarsi dall’altra parte dopo uno sfrontato corteggiamento, la squadra di Mark Cuban ha vinto la corsa a Monta Ellis che a Milwaukee non voleva più nessuno e diciamo che anche lui non voleva più stare lì.
Ora avrà un back court quasi tutto per sé e Dallas non sembra intenzionata ad apporgli alcun ostacolo come magari lo erano Steph Curry e Brendan Jennings nelle ultime due esperienze. L’unico “problema” potrebbe essere rappresentato dal rookie Shane Larkin, però attualmente infortunato, e dal neo arrivato José Calderon che ha caratteristiche diverse da Ellis, essendo più un passatore che un realizzatore.
Insomma, a due anni dal primo storico titolo si sta cercando di ricostruire senza smontare e Monta, nonostante la testa calda, sembra un buon punto di partenza.
Personal trainer e grande appassionato di sport americani. Talmente tanto che ho deciso di scrivere a riguardo.
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Gerald Henderson dei Bobcats non è stato ancora rifirmato!
Gli è stata comunque estesa la qualifying offer :)