gregg-popovich-erik-spoelstLa stagione NBA 2013 ha segnato il passaggio generazionale tra i protagonisti che a fine anni ’90 avevano preso il testimone dopo l’era Jordan e chi oggi si è consacrato definitivamente.

Ultimo ad arrendersi Tim Duncan, capofila di una schiera di giocatori che per età deve naturalmente far largo a forze fresche e più affamate di vittoria. Proprio nella ultime NBA  Finals c’è stato il passaggio di consegne, non solo tra due generazioni ma anche tra due modi d’intendere e vivere la pallacanestro antitetici sì ma solo apparentemente.

Da una parte la “squadra perfetta” Spurs guidata da un trio di fuoriclasse forse giunto all’ultima corsa assieme. Dall’altra gli Heat, un gruppo di gregari al servizio di tre All Star tanto sicuri del loro talento assoluto da risultare ai più antipatici.

Due modi di esprimersi sul campo tanto diversi che rispecchiano le idee, le convinzioni e i principi dei due allenatori, dissimili tra loro ma solo apparentemente perché Popovich e Spoelstra hanno molti più punti di contatto di quelli che si possa pensare.

Quello a cui abbiamo assistito nel mese di giugno è stato la sfida tra due amanti e grandi conoscitori della pallacanestro. Un vecchio saggio, spesso scorbutico che si è affermato a forza di vittorie contro un giovane rampante che è cresciuto molto in fretta per non soccombere sotto l’ombra pesante di Riley.

Entrambi iniziano ad allenare giovanissimi, Spoelstra in particolare inizia subito finito il college e ancora giovanissimo ha la possibilità di guidare una franchigia NBA. Popovich ha una gavetta più lunga ma da più di quindici anni è saldamente sulla panchina Spurs.

Come ogni grande allenatore tra le principali doti di questi due coach c’è la capacità di saper adattare il gioco ai giocatori a disposizione. Il  Popovich  del primo titolo proponeva un gioco completamente diverso da quello attuale. Avendo  due lunghi a disposizione come Duncan e Robinson in difesa costringeva gli avversari a schiantarsi contro il muro delle torri gemelle, sfruttandone poi le doti in post basso in attacco.

Gli Spurs vecchia maniera vincevano subendo un canestro in meno degli avversari. Con il tempo, il ritiro della vecchia guardia e l’arrivo di Ginobili e Parker, Popovich ha adattato il gioco sviluppando un sistema offensivo più produttivo e talmente rodato da essere un esempio a qualsiasi latitudine.

Popovich non ha rinnegato o messo da parte la cura per la fase difensiva, i principi sono sempre gli stessi, quello che però balza subito agli occhi vedendo giocar gli Spurs oggi è la loro capacità di posizionarsi in campo e di far circolare la palla.

In un tempo infinitamente minore Spoelstra ha dimostrato la stessa capacità d’adattamento. In tre stagioni ha cambiato pelle agli Heat. Spoelstra ha sviluppato questo sistema in cui non esistono posizioni, un “5 fuori” per facilitare le penetrazioni di James e Wade.

Se nelle prime due stagioni si poteva ipotizzare una direzione generale ad opera di Riley, in questa Spoelstra si è definitivamente consacrato come coach di altissimo livello. Le precarie condizioni fisiche di Wade hanno rappresentato un ostacolo non secondario nella rincorsa al secondo anello. Spoelstra ha dimostrato di saper andare oltre lo status del giocatore e di scegliere sempre il meglio per squadra.

Spoelstra ha una grande qualità nel sapersi adattare e leggere prontamente le difficoltà a cui la squadra può andare incontro e rispondere immediatamente. Nelle due serie con Indiana e Spurs ha proposto tantissime variazioni di strategia adattandola quasi ad ogni partita senza perdere di efficacia.

Gli Heat di questi anni sono stati costruiti per vincere subito e Spolestra ha massimizzato l’efficacia e l’efficienza del roster a disposizione, un gruppo non troppo eterogeneo che non propone troppe ampie alternative. Escludendo James, Wade e Bosh gli esterni degli Heat sono tutti dei tiratori perimetrali e i lunghi sono tutti ottimi difensori ma in attacco non hanno talento sufficiente per crearsi un tiro.

Quello che distanzia Popovich e la maggior parte degli allenatori NBA è la sua capacità d’insegnare pallacanestro e migliorare in breve tempo i giocatori. Green, Leonard e Neal sono solo gli ultimi esempi di una lista lunghissima.

Oltre a migliorare da un punto di vista tecnico accrescono una convinzione nei propri mezzi tale da renderli pronti dopo pochi mesi. Non tutti resistono, il metodo Popovich prevede un inizio durissimo e solo chi sopporta le intere settimane in panchina senza lamentarsi ha la ricompensa del campo.

Spoelstra avrà la possibilità di mostrare tutto il suo favole anche come insegnante di pallacanestro, la sua carriera per ora è troppo breve e gli Heat sono una squadra a tempo con un obiettivo preciso che non  lascia margine d’errore.

La stima tra i due è grande ed è stata confermata durante la Finals, Spoelstra non può che guardare a Popovich come ad un esempio da emulare per quello che è riuscito a fare a San Antonio. Dall’altra parte Popovich non può che apprezzare un conoscitore del gioco di pari livello nonostante la giovane età.

Il campo ha designato Spoelstra vincitore del primo round, ma siamo sicuri che Popovich non si arrenderà tanto facilmente e cercherà la meritata rivincita.

9 thoughts on “Vite parallele: Popovich e Spoelstra

  1. Paragonare Spoelstra a Popovich mi sembra una follia. L’organizzazione di gioco, le spaziature e il movimento senza palla degli Spurs sono lontani anni luce dal gioco offensivo degli Heat che si affidano a LBJ e alle improvvisazioni di Wade.

  2. “Popovich non può che apprezzare un conoscitore del gioco di pari livello”

    mi passi l’indirizzo del tuo pusher?

  3. Facile fare ironia, ma le spaziature offensive degli Heat sono di altissimo livello. Merito proprio di Spo.
    Dire che si affidano solo a LBJ e le improvvisazioni di Wade significa o non capire di cosa di sta parlando o non voler capire.

    • Se il tuo unico lungo gioca stabilmente a 6 mt dal canestro, onestamente le spaziature le saprei disegnare anche io. Per me quel tipo di basket. puramente “filippino”, in NBA lo puoi fare solo se hai un alieno come Lebron.
      Quindi al più, l’unico merito che do a Spo è quello di aver rodato il sistema “migliore” per il suo MVP; complice anche l’assoluta carenza di lunghi dominanti (le maggiori difficoltà, gli Heat le hanno trovate oltre che con gli Spurs, che vorrei ricordarlo, sono stati a 30 secondi dal titolo in gara-6, con i Pacers di George ma anche della coppia West-Hibbert… se Roy non ferma lo sviluppo del suo gioco, la prossima estate la vedo nera per il roleless basket di Spoelstra).

  4. Ha ragione Ciombe, avete rotto voi che fate gli esperti conoscitori: tanto gli Spurs sono bravi e buoni e gli Heat arroganti! Rispetto al 2011 il sistema offensivo degli Heat ha fatto passi da gigante, e la difesa di Spoelstra non ha eguali. 2 titoli di fila non si vincono solo x lo show di 2 superstar come James e Wade

  5. Sta storia che spoelstra un coglione anche quando vince ha stancato,tipica competenza di chi ha allenato alla playstation…

  6. Vorrei vedere spoelstra allenare gli spurs e vedere se li porta in finale…questo da la dimensione della distanza oggi tra i due, magari fra vent’anni non sara cosi… Detto questo non vinci due titoli se non sei un professore in panchina ma la vera differenza lui la fa per come gestisce la difesa, non l’ attacco

  7. mah ho i mie dubbi su spolestra. ha trasformato bosh in una guardia di 2.10.. ha un giocatore come chalmers che fa il cazzo che vuole quando ha la palla e non chiude un P&R con James che sia uno. bravissimo in difesa per carità ma vorrei vedere quando James non avrà + le gambe che ha ora come finisce il suo gioco difensivo. a voler esser realista direi che è un ottimo allenatore difensivo parecchio fortunato e che guida una ferrari.

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