I Bucks sono sempre stati considerati alla stregua di quei cugini simpatici che vengono a trovarti per
l’estate dal loro paesino di campagna: simpatici ma un po’ sempliciotti.
I riferimenti dell’immaginario popolare ci sono tutti: giocano in una cittadina della provincia ricca
di birrerie artigianali, sono stati “il set” delle vicende di Happy Days e occasionalmente hanno
visto calcare sul proprio parquet qualche stella luminosa del firmamento NBA.
Come per dire: “Se perdono dispiace un po’ a tutti, se vincono: a chi interessa?”
Nella storia recente i Bucks, non vorrei scomodare the Big “O” e Lewis Alcindor , qualcosa di buono l’hanno comunque combinato: la vittoria del 2001 della Central, le gesta di gente quali Ray Allen, Glenn “The Big Dog” Robinson e Sam Cassel, e qualche biglietto staccato per i playoffs.
Ma ora? Terminata la stagione, siamo ad un punto ed a capo: il caro cugino Buck”s” se ne ritorna nel proprio paesino.
“No Money, no problems”
Eppure nel Wisconsin pure quest’anno qualche giocatore sopra la media lo hanno avuto e l’entrata ai play off è stata tutt’altro che una sorpresa. Backcourt da leccarsi le dita: Ellis – Jennings a mettere insieme qualcosa come 37 punti di media a partita in combo, l’apporto del buon Redick dalla panca, la costanza di un Iliasova, probabilmente uno dei lunghi più sottovalutati dalla lega, a dare sostanza con punti e rimbalzi (13.2 ppt + 7.3 reb) e l’esplosione, definitiva, di Sanders (9.8 ppt + 9.5 reb) .
Non siamo messi male direbbero i più scettici, aggiungiamoci pure il discreto primo hanno
di Henson e il futuro non sembra messo così male per i verdi-viola. Ma il focus rimane ben altro: saranno gli stessi a partire per il camp di settembre?
Facciamo una breve conteggio con il pallottoliere in mano:
– Ellis? Scadenza! proposto nuovo contratto e non accettato.
– Jennings? Scadenza alle porte! In trattativa serrata.
– Redick? Andato! Firmato contratto fresco fresco con i Clippers… Paul è stato ascoltato nelle sue preghiere.
Lo sappiamo, il buon vecchio Kohl è uno che prima di fare un investimento guarda il portafoglio, lo gira bene e se cade un cents se lo mette in tasca per paura di ri-perderlo.
Poche parole molti fatti per il Presidente: le spese folli per non vincere fatele ad Hollywood sponda Lakers! Qui continuiamo nell’idea che il connubio birra e basket vada benone! fin quando non rimangono sullo stomaco per qualche dollaro speso male.
L’anno 2013-14 sarà un anno complicato: “la strana coppia” in forte dubbio,” The God of Duke” ormai a prendere il sole di L.A., Daniels con le valigie in mano, Dunleavy accasato ai Bulls ed il rischio, certificato, di rifondare una squadra direttamente dall’intelaiatura delle guardie (per il greco diamoci tempo, magari qualche passaggio in D-LEAGUE…)
Il neo coach Drew, benché temprato da anni e anni di onorato servizio, sembra aleggiare sulla pagina ufficiale del team con un’espressione che va dal preoccupato al diffidente: “Ehi ragazzi vabbè tutti in partenza…ma qualcuno in città vorrà rimanere? Tentare tra i free agents?”
Sarà che in casa Bucks storicamente si sposa la corrente filosofica del pensatore Eraclito, ma parere
personale, la dirigenza va avanti con calma e senza farsi prendere da nessun mal di pancia!
Le trattative per portare Mayo (uno che servirebbe come il pane allo stato attuale delle cose) in città sembrano avanzate, ma anche se nulla è ancora nero su bianco si vive nel quieto vivere in un giorno come tanti altri. Nulla importa se si è arrivati ai play off , nulla importa se si è perso male con un cappotto confezionato su misura da James e soci: a Milwaukee la vita scorre tranquilla senza fretta.
“Il Risiko in NBA”
Le notizie dell’ultima ora danno Ellis a rifiutare un contratto sontuoso in doppia cifra annuale e un pressing costante su Jennings, ma anche se dovessero essere tutti out per l’anno venturo non cambierebbe nulla nel mondo Bucks.
Certo rimarrebbe un buco grande come una casa nello spot di PG/G, ma le strategie di
Hammond e dell’ entourage (vedi risultato dell’ultimo draft) sono chiare: si arriva nuovamente ai PO, tanto siamo ad EST e si valorizza quelli buoni che abbiamo nel pitturato.
“La Filosofia del Wisconsin”
L’idea non è male. I tifosi non sono troppo caldi come possono essere a NY, il football è la religione di casa con Green Bay che oscura qualsiasi altro sport: perché dovremmo metterci troppo impegno? Adorabili Bucks!
M’immagino Hammond e staff seduti nella sala riunioni al Bradley Center a trangugiare hamburger, cantare canzoni popolari e buttare giù i piani della prossima stagione. Eppure come dargli
torto?
L’ultima vittoria di un offsider nella lega più importante al mondo è avvenuta nella notte dei tempi e poi un agglomerato di Lakers, Bulls, Celtics e compagnia cantante…
Distico finale?”Guarda e passa”. Traduzione per i non avvezzi agli studi classici: prenditi una birra, vieni a stringerti sul divano e goditi la partita in TV dei Packers insieme a noi….”Ehi siamo nel Wisconsin no?
Educatore Professionale e Formatore. Allenatore di calcio dal 2000. Segue l’NBA da quando Kenny Anderson vestiva la maglia numero 7 dei NETS. Amante del verbo dell’assist e dei suo grandi profeti. E’ folgorato dall’insegnamento didattico di coach Karl, in merito all’autonomia di scelta dei propri giocatori nelle azioni offensive.
Articolo che, con la dovuta ironia, descrive molto bene la filosofia delle squadre provinciali NBA. Grande!!