La storia si ripete. San Antonio non ha mai perso gara 1 di una finale per il titolo e Miami l’ha sempre persa. In due occasioni su tre la squadra della Florida ha poi vinto l’anello mentre la franchigia texana ha sempre chiuso la stagione da vincente quando ha giocato per il titolo.
La sconfitta mette pressione agli Heat che non possono permettersi di chiudere il primo break casalingo delle finali con uno 0-2 che sarebbe quasi impossibile da ribaltare. Riuscire a pareggiare gara 2 è fondamentale e lascerebbe intatte le speranze di titolo anche perché per le due finaliste il fattore campo non sembra avere un ruolo essenziale.
La sconfitta di gara 1 non è assolutamente netta e ci sono speranze concrete che Miami riesca già dalla prossima partita a pareggiare la serie. San Antonio si è avvicinata al massimo del potenziale di gioco, con un Parker ispiratissimo, Duncan al top, forse può sperare in qualche canestro in più da parte dei comprimari ma sia in fase difensiva che offensiva ha disputato un’ottima partita.
Miami sembra aver ritrovato un Wade quasi al 100%, Bosh è ancora in difficoltà ma dá primi segnali di risveglio, Allen ha ritrovato la precisione la tiro e James si è presentato con una tripla doppia con ben diciotto rimbalzi.
Nonostante una buona prestazione Miami ha comunque perso perché nel secondo tempo si è intestardita ad attaccare stanzialmente, troppo spesso quattro giocatori in attesa che quello in possesso di palla inventasse una giocata risolutiva.
San Antonio nasconde dietro la difesa a uomo una zona che collassa in area quando James penetra. Letteralmente cinque uomini che si chiudono su di lui. Le difficoltà di Miami sono nate però dalla poca circolazione di palla.
Se la penetrazione è una possibilità dopo aver fatto muovere la difesa con passaggi e ribaltamenti di lato, si possono trovare più spazi e gli aiuti sono più difficili. Se invece gli Heat s’intestardiscono a fermare la palla in punta e aspettano gli scarichi dopo una penetrazione negli ultimi secondi dell’azione quello che possono fare è un tiro forzato in area o una soluzione obbligata da fuori allo scadere.
Le percentuali al tiro del secondo tempo sono calate nettamente e se il tiro da tre non funziona l’attacco s’inceppa. Spoelstra ha proposto alcune variazioni in corso d’opera. Bosh non si limita a stazionare oltre l’arco da tre punti ma più spesso si posiziona per un tiro dalla media.
Altra variante interessante del secondo tempo è il pick and roll tra James, schierato da ala grande, e Bosh come bloccante. Un pick and roll tra 4 e 5 che ha messo in difficoltà San Antonio anche perché James riceveva il pallone dopo un paio di passaggi dopo aver mosso la difesa e non partiva direttamente con la palla in mano.
Bosh si trova meglio rispetto alla serie con Indiana, gli Spurs non hanno la fisicità dei Pacers ma quello che ha fatto in gara 1 non può essere sufficiente per vincere.
“Penso che se accetterà la sfida di mettere pressione sugli Spurs nella loro area, Chris avrà un impatto notevole su gara-2 Il nostro attacco passa soprattutto attraverso di lui”.
“Se chiederà di ricevere palla sotto, gliela daremo. E’ qualcosa di cui abbiamo sicuramente bisogno”. Queste le parole di James sul compagno.
Le critiche dopo una sconfitta sono la normalità ma anche James, nonostante la tripla doppia, è accusato di non essersi preso le responsabilità nell’ultimo quarto, quando per i primi 5 minuti non ha tirato con San Antonio in rimonta, un atteggiamento simile alla serie del 2011 contro Dallas.
“Ho avuto delle chance e forse avrei dovuto essere più aggressivo o cercare il mio tiro”. Ma sono stato in grado di trovare i compagni, purtroppo alcune conclusioni non sono andate a bersaglio, e molti erano tiri aperti. Sono arrivato sin qui con loro, non abbandonerò questa strategia perché so che la prossima volta si faranno trovare pronti e se saranno liberi quei tiri magari entreranno”.
La volontà degli Heat di coinvolgere maggiormente Wade e Bosh è stata evidente sin dai primi possessi della partita in cui James ha lasciato la maggior parte dei possessi ai due compagni, situazione che si è ripetuta nel terzo quarto.
Che cosa può fare Miami per migliorare già in gara 2? In difesa soffre tremendamente la transizione Spurs. Prendere tiri equilibrati e coprire il contropiede sono le prime delle soluzioni per non trovarsi in difficoltà nel rientro difensivo.
Miami non è una squadra con propensione al rimbalzo e spesso sono gli esterni come Wade e James che vanno alla ricerca del rimbalzo offensivo. Questo sbilancia inevitabilmente la copertura difensiva ma è l’unico modo di avere extra possessi.
A difesa schierata gli Heat non hanno sofferto più del dovuto. Se togliamo il primo parziale Spurs di 9-2 Miami ha chiuso il primo tempo staccando gli avversari di 10 punti. Le difficoltà sono arrivate nel finale con tiri forzati che hanno innescato la transizione Spurs.
La marcatura di Tony Parker merita un capitolo a parte. E’ evidente che Chalmers non è in grado di sopportare il ritmo del francese. Infatti, nel finale Spoelstra ha mandato James sulle sue tracce. Pensare di utilizzare questa strategia per la maggior parte della partita è però impensabile.
James è il centro dell’attacco e chiedergli uno sforzo continuo anche in difesa sarebbe controproducente per i finali. Spoelstra ha deciso un raddoppio deciso sul pick and roll per forzare Parker ha scaricare il pallone. La forza degli Spurs è stata quella di farsi trovare sempre pronti sugli scarichi, forti anche di un’esecuzione precisa e rodata.
In attacco Miami deve cercare di alzare il ritmo e prendere in contropiede gli avversari anche a costo di forzare qualche pallone. Un ritmo troppo controllato favorirebbe troppo gli Spurs e Miami ha dimostrato durante tutta la stagione che se gioca in campo aperto è inarrestabile.
Domenica avremo le prime risposte e i primi aggiustamenti di una serie che sembra destinata a durare a lungo.