Gara 2 secondo atto, cambio di registro. Vince Indiana pressappoco come Miami in gara 1, ovvero nel finale di gara, anche se senza game winner. 1-1 nella serie che adesso si sposta nell’Indiana.
Gara 2 secondo atto soprattutto per LeBron James e soprattutto per lui un cambio di registro di 360 gradi. In gara 1 l’eroe in layup per la vittoria, ieri notte danni irreparabili.
Non servono a niente 36 punti, 8 rimbalzi e 3 assist e uno straordinario 14-20 dal campo se si sbagliano due possessi offensivi in crunch time.
Su ognuno di questi ci metto lo zampino David West, due palle perse e pareggio per questa finale di Conference finora non scevra di emozioni.
La differenza l’ha fatta la lucidità nei momenti decisivi, in entrambe le gare. LeBron è il Re, l’MVP degli ultimi 3 campionati su 4, l’erede della grandezza di Michael Jordan, il più forte.
Bene, è arrivato a questo e si è scrollato di dosso tutto, tranne (conta il giusto ma conta) non aver mai partecipato allo Slam Dunk Contest (come invece Michael e Kobe) e la fama di cattivo gestore dei finali.
In chiave soprattutto altruista. Ieri lo abbiamo giustamente osannato dal guizzo fulminante su George (non cominciate con la solita lagna dei passi in partenza, in questo contesto non si fischiano e basta), oggi lo condanniamo per un vizietto antico.
Perchè passa troppo la palla ? Perchè non va lui fino in fondo ? Quando lo fa si attira comunque tante critiche, vero, per come addormenta il ritmo, tutti fermi in attesa della mossa dello scacco del Re.
Però non ci sono tante discussioni. Il Re non deve passare nessuna responsabilità quando conta, se non in casi di assoluta emergenza e ieri non v’erano i crismi dello scarico che immortalò per esempio Steve Kerr dal raddoppio su MJ.
No, ieri LeBron ha sbagliato, e addirittura per due volte. Per la scelta prima di tutto, poi ovviamente per l’esecuzione. Indiana è fredda, ha imparato celermente dai propri errori.
Ovviamente Hibbert è in campo, ovviamente West è paziente e punisce sotto canestro. 13 pts, 7 reb, 3 ast e due “deflections”decisive.
Gara 2 ha avuto quindi lo stesso copione della precedente, con poche differenze. Paul George concede troppo all’MVP, soprattutto all’inizio, poi rimedia e lo manda in confusione nel finale.
Il suo apporto alla causa è commovente. La grande discrepanza si chiama Roy Hibbert, sul cui fantasma sull’ultimo possesso di gara 1 abbiamo tanto discusso.
29 punti, 10 reb, 10-15 dal campo, una prova mostruosa e di carattere per un centro ormai pienamente maturo. Lo si vede nei dettagli, nei movimenti che fa verso canestro.
Fino a poco tempo fa poteva incappare facilmente in una infrazione di passi oppure in uno sfondamento. Oggi è sereno, controlla i suoi mezzi, è affidabile e lucido. Un cavallo di razza che coach Vogel sta splendidamente cavalcando.
Bosh non lo vede per esplosività e competenza tecnica e ormai anche dall’altra parte è più un tiratore da tre (2-5 per 17 pts totali) che un uomo d’area. Quando si ricorda che giocare in post basso può giovare a stancare la coppia dei Pacers lo fa alla grande ma è troppo raro.
Spoelstra ha fatto una scelta filosofica e non da oggi. Gioca 5 fuori, a maggior ragione contro i Pacers, che vuole tenere più lontani possibili da canestro.
Vogel gli ha “regalato” gara 1 tenendo Hibbert in panchina, ieri la colpa è solo dei ragazzi in campi. Di LeBron quindi, perchè bisogna osannarlo quando è la grande bellezza ma ugualmente sottolineare quando sbaglia.
I Pacers ci sono, e se è vero che in casa danno sempre qualcosa in più questa serie non solo non è scontata ma può trasformarsi in un pericoloso trabocchetto.
Ricorderemo un bel finale di terzo quarto, Paul George in penetrazione contro LeBron, slam dunk sontuosa, poi “The Chosen One” da tre sulla sirena. Non mancano delle gemme preziosissime in una serie tiratissima, dominata dalla difese.
Gara 3 sarà un’altra battaglia. Un errore in gara 1, un paio in gara 2, sembra si vada avanti per correzioni.
Le lezioni che si imparano e i maestri che sbagliano.
“E qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure…”
E’ vero nell’ultimo possesso ha sbagliato nettamente la gestione della palla (in quello precedente con quasi 50 sec. sul cronometro mi sembra forzato gridare allo scandalo, c’è comunque l’errore) ma non si può contestare niente a questo LeBron, ha portato in spalla tutta la squadra per l’intera partita. Credo che il problema sia nel gioco di Miami, devono trovare il modo di arginare il dominio nel pitturato di Indiana, e trovare quel gioco perimetrale che, in teoria, era una delle loro forze, in pratica devono fare quello che Orlando fece ai Cavs (James dovrebbe ricordare…).
Bellissima serie, mi ricorda proprio le ultime di MJ contro Indiana e Miller, se non mi ricordo male furono gara 6 e gara 7 molto tirate e molto molto sofferte dai Bulls.
Indiana è in carreggiata grazie a due infortuni: Wade che ha la mano calda ma non sente le gambe (colpa sua, a forza di schiaccioni inutili negli ultimi due anni e vitaccia off-court di maradonesca memoria) e soprattutto Granger, tiratore puro che non avrebbe tenuto LeBron nemmeno per sbaglio e invece per fortuna è fuori dai giochi, liberando Paul George verso il suo futuro di All-Star perenne.
James rimasto solo cade nel solito vizio di dimenticare i compagni (3 assist contro i 7 di media avendo palla in mano il 70% del tempo) e ritorna quello di Cleveland. Mai una volta che usasse il cervello per capire che raffreddare tutti peggiora la situazione.
Godrei molto a vedere i Pacers sul 3-1 anche se credo gli arbitri cercheranno di evitarlo: Indiana in finale con San Antonio è un -30% negli incassi dell’NBA.