Non c’è mai stata nessuna possibilità che i Knicks potessero vincere gara 4. Indiana domina e si porta sul 3-1, mettendo la squadra della Big Apple con le spalle al muro.
Niente da dire, NY non è mai stata in partita. La differenza di energia, il differenziale a rimbalzo di -18, un attacco stagnante contro la migliore difesa della lega sono solo alcune delle chiavi, le più evidenti.
La stagione di New York è stata ottima, a tratti addirittura esaltante, finita col titolo divisionale e il numero 2 del tabellone. Ovvero una ipotetica serie di finale contro i Miami Heat.
Nei playoff si sono spenti. Già contro Boston le prime difficoltà, soprattutto nelle gare al TD Garden. Solo la pochezza dei Celtics ha spianato la strada ad un passaggio del turno che comunque è stato più faticoso del previsto.
Contro i Pacers invece l’accoppiamento non è stato tenero. Troppo più forti sotto canestro, difesa perfetta contro soluzione offensive confuse. Per di più con un cambio in corsa.
Perchè per tutta la regular season coach Woodson ha fatto partire in quintetto Kidd e Felton insieme e ora invece Kidd parte dalla panchina con un Prigioni invece sparito dal radar ?
Ieri soli 3 minuti per l’argentino, 16 inutili per un Kidd che non segna più da una vita e 14 pts e 6 ast per un Felton invece che si prende responsabilità eccessive per il talento che ha.
Non mi ha mai veramente convinto e trotterellando trotterellando col suo stile lento e goffo sta affossando la sua squadra. Scommessa persa.
Ieri in gara 4 si salva solo Carmelo Anthony ma è veramente solo contro il mondo. 24 pts, 9 reb, 9-23 dal campo, ogni canestro è sempre troppo sudato contro Paul George, perfetto come al solito in tutti i singoli dettagli che definiscono una partita.
Knicks spuntati, senza punti nelle mani, hanno anche tenuto decentemente in difesa, prima di mollare, ma Indiana è semplicemente più forte nel tenerli a ritmi bassi.
JR Smith sarebbe il sesto uomo dell’anno, una barca di punti bella e pronta dalla panchina. 7-22 dal campo, 3-10 da tre per 19 punti finali molto bugiardi, costruiti con un mini impeto d’orgoglio nel quarto periodo dopo tre quarti di vuoto. Anzi, di danni per i suoi.
Sotto processo c’è lui, c’è Tyson Chandler (12 pts, 10 reb) che pur solo perde ancora la battaglia contro Roy Hibbert (11 rimbalzi di cui ben 6 in attacco), c’è il fantasma di Jason Kidd e c’è soprattutto coach Woodson.
Quando la squadra aveva evidentemente perso ogni lume della ragione in attacco ha esitato a buttare nella mischia uno tra Copeland e Novak, invece utilizzati con maggiore continuità prima di questi playoff.
Lo ha fatto troppo tardi. Copeland ha 6 punti in 12 minuti, Novak è relegato a un giro d’orologio che è pur sempre sufficiente per spararsi una tripla da casa sua, anzi da casa proprio di coach Woodson, che è nato in effetti in città.
Giusto insistere su JR e Melo, ovvio, ma pare abbia perso la bussola. NY è imbambolata, inerme, una fotocopia sbiadita senza voglia e con tanta confusione.
Si diceva, questo matchup non aiuta. Ma siamo a livello di semifinali di playoff, è il tempo della verità. Indiana gioca il suo basket, attaccata fedelmente al piano partita di caoch Vogel.
Non sarà uno spettacolo scintillante, ma è lo stile operaio che senza superstar è l’unica soluzione di successo. 5 Pacers in doppia cifra, West a 10, George a 18, Stephenson a 13, Augustin dalla panchina 11 e George Hill a quota 26.
Se George è il più talentuoso, un piccolo LeBron che fa tutto e lo fa alla grande (aggiungeteci 14 rimbalzi, 7 assist e 2 recuperi) Hill è forse davvero il manifesto di questa squadra.
Per talento individuale, misurato in assoluto, non sarebbe nemmeno tra i primi 20 delle point guard NBA. Ma da che mondo e mondo l’assoluto in questo gioco esiste il giusto e c’è sempre un contesto di squadra per valutare un giocatore.
In questa Indiana calza a pennello, difende e fa il giusto, senza mai forzare, costante senza troppi acuti, ma puntuale, preciso, utile.
Poi c’è qualcos’altro. Ah già, il cuore, quello che NY sembra aver perso definitivamente. Non guasta che il ragazzo giochi a casa sua, dove è nato e cresciuto, non guasta che incarni perfettamente cosa vuole la gente campagnola di questo stato. Sacrificio e coraggio, senza fronzoli.
Per gara 5 si torna a Manhattan, New York City, nel cuore del mondo moderno. Non voglio credere i Knicks mollino. No, non sarebbe un degno finale di una bella stagione.
A volte un pizzico di follia può scardinare un sistema. LeBron aspetta di accoppiarsi a George o a Melo, non dubito sceglierebbe il secondo.
Come probabilmente Stern e i piani alti della lega, ma non il resto del mondo del basket. C’è una squadra palesemente più forte per ora, che merita la finale di Conference.
Non è così, New York ?
“E qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure…”
Melo è il classico perdente nello sport, un pò come Marburino prima di lui sempre nella grande pera nel c…Cosa è cambiato dagli anni scorsi? Nulla. un turno in piu superato contro i derelitti Celtics? ahahahahha. Ah già, melo super cannoniere della lega grazie a 6 tonnellate di tiri. ed ha quasi 30 anni, ormai giusto considerarlo un perdente solista.
Quoto, tutti i più grandi perdenti quantomeno sono usciti per mano di Jordan, per cui manco sarebbero perdenti in senso letterario. Iverson portò almeno i suoi in finale. Qui abbiamo proprio a che fare con un perdente in senso letterario.