20130509-143530.jpgMiami-Chicago, gara 2: i padroni di casa non possono più permettersi passi falsi dopo l’inattesa sconfitta patita nel primo atto della serie, mentre gli ospiti sono pronti a dare battaglia per replicare la fantastica prestazione di due giorni orsono.

I Bulls dovranno fare ancora una volta a meno di Hinrich e Deng, oltre al lungodegente Derrick Rose che, si vocifera, potrebbe essere pronto per un clamoroso ritorno in gara 3.

Noah batte Bosh per la palla a due, e già dai primi possessi che sarà un match per uomini veri: Nate Robinson subisce un fallo duro e fallisce entrambi i liberi a disposizione, dall’altra parte anche Wade viene fermato con le maniere forti da Belinelli e reagisce lanciando il pallone verso l’italiano, rimediando un fallo tecnico.

Sono proprio il Beli e Wade a segnare i primi punti dell’incontro, mandando a segno un tiro libero a testa; James replica con un layup di forza per due punti, mentre Noah prima cattura un rimbalzo in attacco e poi schiaccia in solitudine servito in transizione da Robinson.

Entrambi gli attacchi sono molto fluidi nelle fasi iniziali: Chalmers va a segno con una tripla su scarico di James, Belinelli risponde con la stessa moneta prima che James e Wade vadano a scrivere due punti a testa grazie a due transizioni fulminanti.

La difesa di Miami è ottima sia sull’uomo che sugli aiuti in situazione di pick&roll, e gli ospiti si affidano a una grande circolazione di palla per creare ottimi tiri mandati a bersaglio da Noah, Boozer e da Butler dall’arco dei tre punti.

Miami però intensifica ulteriormente la pressione, con James a schiacciare un alley-hoop di Wade e Chalmers che imbuca da tre in punta; una violazione dei 24 secondi degli ospiti e il seguente canestro di James, che parte come un treno in corsa e va a schiacciare dopo aver rubato il pallone, portano gli Heat in vantaggio sul 19-15. Noah viene stoppato da Bosh, Allen trova i primi due punti della sua partita ma Chicago rimane attaccata grazie ad un’altra tripla di Butler e a due liberi di Noah.

Il match è molto fisico e le storie tese continuano: James e Noah si allacciano in area e vengono sanzionati con un fallo tecnico a testa. LeBron non si fa condizionare, e fa esplodere la sua immensa classe con uno straordinario canestro in uno contro uno col quale si porta a quota 12 punti realizzati (con un perfetto 6-6 al tiro). La magia del numero 6 di casa chiude il primo periodo, con gli Heat in vantaggio 25-20.

Il secondo quarto si apre con James in lunetta grazie al fallo commesso ai suoi danni di Butler: è il secondo personale del numero 21 di Chicago, che va a sedersi in panchina dopo tre partite consecutive giocate dal primo all’ultimo minuto.

Norris Cole entra bene in partita e segna in corsa appoggiandosi al vetro, Gibson replica con un piazzato dalla linea di fondo e ancora LeBron torna in lunetta per due tiri liberi. le squadre continuano a scambiarsi reciproche cortesie, con Andersen che ferma Belinelli con una gomitata punita con un “flagrant foul”; l’azzurro è perfetto dalla lunetta, ma nel possesso successivo il rookie Teague si vede fischiare un altro tecnico, con Ray Allen pronto a convertire il libero seguente.

Chicago resta a contatto grazie a una magia di Robinson, che si butta in mezzo all’area e segna di sinistro aiutandosi col tabellone, e a una bella schiacciata di Gibson; Miami riesce però a prendere un po’ di margine, grazie a 4 punti in fila di Allen (tiro libero per l’ennesimo tecnico, fischiato stavolta a Robinson, e gioco da tre punti), che danno il +8 ai padroni di casa (36-28).

L’elettrico numero 2 dei Bulls riceve da Butler e segna da tre, e quattro punti in fila di Boozer permettono agli ospiti di accorciare sul punteggio di 40-35; un bell’assist di Chalmers è trasformato in schiacciata da un Bosh finora in difficoltà come in gara 1, ma la replica ospite non si fa attendere e arriva con un gioco da tre punti di Butler, che prende la linea di fondo e segna un layup rovesciato dall’altissimo quoziente di difficoltà.

I Bulls sono sul -4 e pienamente in partita, ma è proprio adesso che la diga si rompe e monta la marea bianca dei padroni di casa: Wade e James combinano per sette punti consecutivi, Robinson prova a scuotere i suoi con un tiro da tre ben eseguito in uscita dal time-out ma due triple mortifere di Norris Cole, servito in angolo prima da Wade e poi da James, allargano il divario e portano Miami in vantaggio 55-41.

Il terzo fallo di Robinson, fischiato per uno sfondamento sul sagace Battier, chiude il primo tempo con i padroni di casa avanti di quattordici lunghezze.

Gli Heat hanno il sangue agli occhi e giocano con la rabbia della belva ferita dalla sconfitta in gara 1: le esecuzioni offensive sono da manuale (58% dal campo) e la difesa è asfissiante e non concede spazi agli ospiti (tenuti al 39% al tiro); un James magnifico è il top scorer a quota 19 punti, ai quali aggiunge anche 4 assist; gli Heat seguono il loro leader con tiri e punti ben bilanciati, mentre i Bulls giocano un primo tempo offensivo sulla falsariga di quello visto nel primo atto della serie senza però riuscire ad imbrigliare l’attacco avversario.

Butler chiude la prima frazione con 9 punti, seguito da Robinson e Noah con 9, mentre Boozer è ancora assente ingiustificato per la seconda volta di fila.

Il break di Miami non si arresta e prosegue all’inizio della ripresa: Chalmers segna dal palleggio, Noah commette il terzo fallo personale e Wade viene servito da James per l’ennesimo alley-hoop della loro gara; Boozer interrompe un parziale di 18-3 per i padroni di casa, che però trovano un Bosh finalmente ispirato dopo una partita e mezza giocate ai margini, e con i sei punti consecutivi del numero 1 e un appoggio di Wade in contropiede gli Heat strappano e si portano sul 68-47.

Thibodeau chiama time-out nella speranza di fermare l’emorragia, ma i padroni di casa sono spietati e continuano il massacro, guidati da un LeBron James principesco che si astiene dal tirare ma regala spettacolo con una serie di assist al bacio di johnsoniana memoria; 75-47 Miami e partita ormai in ghiaccio per gli uomini di coach Spoelstra.

Gibson prova uno scatto d’orgoglio e mette due jumper consecutivi, ma James prosegue nella sua spettacolare performance a tutto campo, regalando altri due palloni meravigliosi a Ray Allen che segna prima un gioco da tre punti e poi una tripla dall’angolo. Noah segna i due liberi che chiudono il terzo quarto, ma per i Bulls i buoi sono ampiamente scappati dalla stalla: è dominio Heat, con i padroni di casa comodamente in vantaggio sul punteggio di 85-56.

La partita diventa un no-contest all’inizio del quarto periodo: Chicago perde il sedicesimo pallone della sua partita, con Miami che ha convertito ben 20 punti dai “turnovers” ospiti.

Negli ultimi dodici minuti, di puro garbage time, c’è da segnalare soltanto il nervosismo e la frustrazione di Chicago e le relative espulsioni di Noah (proteste dalla panchina e secondo tecnico) e di Gibson per un doppio tecnico e qualche parola di troppo ad un arbitro che potrebbe avere qualche ripercussione in vista di gara 2.

La partita si chiude con una lunga passerella per i padroni di casa, che si impongono con un sonoro 115-78: è lo scarto più ampio mai subito dai Bulls nei playoff, e al contempo il margine di vittoria più ampio per gli Heat. Un LeBron extra lusso chiude con 19 punti, 9 assist e 5 rimbalzi, mentre Ray Allen è il top scorer dell’incontro a quota 21 punti; Miami tira col 60% e stravince il confronto a rimbalzo (41-28) e nel computo degli assist (29-17).

Chicago accusa le fatiche della serie con i Nets e il grande sforzo profuso nella fantastica prestazione di gara 1, tirando col 35% dal campo e perdendo il confronto su tutta la linea eccedendo anche nella frustrazione nei minuti finali della gara; Belinelli gioca con personalità e cerca come può di tenere i suoi i partita, risultando il migliore degli ospiti con 13 punti e 6 assist.

Doppia cifra anche per Noah (12 punti e 6 rimbalzi) e Robinson (11 punti ma 3-10 al tiro e 4 palle perse); delude ancora Boozer, mentre Butler non riesce a replicare la prova eccezionale di lunedi notte e mette a referto solo 9 punti.

Dopo essersi trovati inaspettatamente con le spalle al muro, i campioni in carica rispondono da fenomeni quali sono e sommergono senza pietà i malcapitati avversari: LeBron e soci sono scesi in campo con gli occhi della tigre, decisi a prendersi il punto del pareggio e a lanciare un messaggio ai Bulls; scrostata la ruggine di dieci giorni di inattività, gli Heat sono tornati a ruggire e a giocare il loro basket, guidati da un James spettacolare.

Dal canto loro i Bulls hanno più di un’attenuante, ma il crollo del secondo tempo (mentale, più che fisico) potrebbe non essere un segnale incoraggiante per il prosieguo della serie; coach Thibodeau è apparso molto contrariato al termine della gara, e sicuramente striglierà i suoi per prepararli al meglio in vista dell’impegno di venerdi prossimo.

La serie si sposta a Chicago, con gli Heat chiamati a vincere almeno uno dei due incontri nella Windy City per riconquistare il fattore campo; i Bulls si sono guadagnati un’ottima chance vincendo gara 1 in trasferta, ma la reazione di Miami fa capire che il team di South Beach è arrabbiato e deciso a riportare la serie dalla propria parte.

La rivalità tra le due franchigie e la fisicità dei primi due incontri faranno il resto; appuntamento allo United Center, e statene certi: saranno scintille.

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