Con la secca sconfitta in quattro partite contro i San Antonio Spurs si è chiusa la stagione 2013 dei Los Angeles Lakers. Fortunatamente.
Diciamo che la stagione sportiva 2012/2013 dei Lakers non è stata quella marcia trionfale che si presupponeva potesse essere subito dopo la sessione estiva del mercato NBA.
Estate 2012: a Los Angels arriva Steve Nash, poi attraverso una serie di scambi parte Bynum, mai del tutto esploso e mai del tutto convincente ed arriva Dwight Howard, da Orlando.
Kobe sta bene, la cura tedesca alle ginocchia ha riportato indietro nel tempo le sue articolazioni, Gasol è sempre Gasol, Metta World Peace e Steve Blake sembrano i giusti comprimari per costituire una squadra fortissima e pronta a riportare in auge le ambizioni di titolo della Los Angeles gialloviola.
Sports Illustrated dedica la copertina del numero di Ottobre 2012 ai due nuovi venuti in casa Lakers, ovvero Howard e Nash e come titolo “Now This Is Going To Be Fun”: tutti si aspettano una squadra di Hall of Famer pronta a divertirsi, divertire e conquistare il titolo NBA (anche questa non è una novità per i Lakers).
Finalmente comincia la stagione sportiva, in pre stagione tutte sconfitte (otto), ma è solo prestagione, poi si fa male Nash e subito a ruota Steve Blake, intanto Howard sta recuperando dall’operazione alla spalla e Gasol non riesce subito a trovare le giuste armonie con il nuovo compagno di reparto, subito tre sconfitte in regular season e l’impressione che nulla funzioni.
Risultato: coach Mike Brown sollevato dall’incarico, si sonda il terreno per il clamoroso ritorno di Phil Jackson che prende tempo, così la proprietà Angelina, guidata da Jimmy Buss decide di ingaggiare Mike D’Antoni.
Nash e Blake tardano a rientrare, Howard fatica a recuperare la miglior condizione, Gasol ha problemi al piede, Hill si infortuna all’anca e deve saltare tutta la stagione, ed il record dei Lakers va a sud, molto a sud.
Per la squadra partita per vincere il titolo NBA, ad un certo punto della stagione diventa improbabile fare i playoff.
Il record dice 17 vittorie e 25 sconfitte a Gennaio, ébla squadra che non “clicca” nè con il basket di D’Antoni, ne con l’idea di giocare assieme, perché dati i fuoriclasse che compongono il quintetto dei Lakers, basterebbe che scegliessero di giocare assieme per vincere delle partite, al di lábdel sistema di gioco e dell’allenatore in panchina.
Poi il 18 Febbraio scompare Jerry Buss, lo storico proprietario della franchigia: sembra l’ultima tegola su una stagione già sfortunata il giusto. Non sará così.
La scomparsa di Buss è l’ultima goccia che fa traboccare il vaso Kobe Bryant che, già orgoglioso il suo, non vuole che l’anno in cui viene a mancare il proprietario della squadra sia ricordato anche come l’anno in cui gli Hall of Famers non sono capaci nemmeno di andare ai play off.
Kobe la prende sul personale e inizia a salire di colpi per cercare le vittorie necessarie alla conquista di un posto ai play off per i suoi Lakers; intanto Blake e Nash rientrano, Howard sta meglio, Earl Clark si scopre un vero giocatore NBA, Gasol fa rivedere lampi del vecchio Gasol, la squadra ritrova compattezza e le vittorie aumentano.
Finalmente a Marzo il record della squadra arriva al 50%, al termine della stagione il record sarà 45 vittorie e 37 sconfitte, settimo posto in classifica assicurato e primo turno dei play off accoppiati ai San Antonio Spurs. Dunque i Lakers chiudono la terribile regular season ed entrano nei play off da temibili underdog?
No, manca ancora un pezzo di sceneggiatura, quello in cui Bryant che sta giocando come un uomo in missione, che sta portando di peso la squadra ai play off, si fa male, ma male vero: rottura del tendine d’ Achille, stagione finita e carriera a rischio.
Manca ancora l’epilogo: anche Nash e Blake si fanno male così contro San Antonio il back court di Los Angeles è costituito da Darius Morris ed Andrew Goudelock (richiamato in fretta e furia dalla D-league). Gli Spurs vincono facile la serie, 4 a 0 e inizia così la lunga off season dei Lakers.
Questo è il punto di arrivo della stagione 2012/13, da qui i Lakers devono partire: senza Jerry Buss, la direzione delle basket operation passa al figlio Jimmy, non un uomo di basket, con sullo sfondo la sorella Jeanie Buss sempre fidanzata con Phil Jackson, già ora invocato come salvatore della patria dai tifosi Lakers, anche se Jackson non sembra avere più la voglia ne l’energia per allenare, quindi la soluzione sarebbe quella di farlo diventare responsabile dell’area tecnica, anche se la terminologia è impropria, e nominare come capo allenatore un suo fedelissimo come Brian Shaw.
Questa soluzione però non è ben vista da Jimmy Buss che ha sempre osteggiato coach Jackson, che ricambia da par suo con regale sdegno.
Insomma un situazione complicata anche a livello societario, con in mezzo Mike D’Antoni forte del contratto pluriennale firmato a inizio stagione ma che non è mai riuscito a dare l’impressione di avere la possibilità di influire sulle sorti della stagione dei Lakers.
Indipendentemente da chi sarà il capo allenatore nella prossima stagione, i Lakers hanno diversi nodi da sciogliere a livello di roster: prima di tutto dovranno sapere da Kobe Bryant, perchè decide Kobe, quali sono le sue condizioni post infortunio e se intende effettivamente rientrare subito oppure se gli serve un’intera stagione sportiva per recuperare dalla rottura del tendine d’Achille.
Conoscendo il carattere del Bryant, è facile immaginare che farà di tutto per recuperare al meglio e il più in fretta possibile, ovvero per la prossima stagione NBA: se così fosse sarà ancora lui il punto di partenza per Los Angeles, con un ultimo anno di contratto a oltre 30 milioni di dollari.
Se invece Bryant dovesse comunicare che non è in grado di rientrare nella stagione 2013/2014 i Lakers potrebbe usare la “Amnesty” sul contratto di Bryant, liberare così 30 milioni di dollari di salary cap e avere spazio per prendere una grande stella NBA, magari il vicino di casa Chris Paul e rifirmare Bryant per la stagione 2014/2015 ad un salario concordato tra le parti.
Piaciuto il fantabasket? Nella normalità delle cose Bryant, come detto, cercherà di rientrare già quest’anno e la dirigenza Lakers dovrà trovare altri modi per agire sul roster della squadra angelina.
Anche perchè i Lakers non possono prescindere da Bryant prima di tutto per l’immagine ed il prestigio della franchigia, per quanto ancora oggi Kobe vuol dire in termini di merchandising, sponsor etc..etc…
Fondamentale diventa inoltre sciogliere subito il nodo Howard: Dwight diventa, di nuovo, free agent, la squadra che gli può offrire il contratto migliore sono i Lakers, ma come ha già dimostrato con la gestione della fine del suo rapporto con i Magic, non sempre sembra in grado di gestire nel modo migliore queste situazioni.
Sia per durata, sia per ingaggio, i Lakers sono in vantaggio nel rifirmare Howard, inoltre in termini di prestigio e di situazione ambientale e di mercato non sono secondi a nessuna altra città NBA, Bryant e Kupchack hanno già espresso pubblicamente che tutta l’organizzazione dei Lakers sarebbe entusiasta del ritorno di Howard in squadra.
Tutte le indicazioni sembrano andare nella direzione di un rinnovo contrattuale tra i Lakers e Howard, manca però l’ufficialità e manca sopratutto una chiara espressione d’interesse dello stesso Dwight, in questo caso si può solo aspettare che l’ex Magic renda note al mondo le sue intenzioni.
La decisione di Howard influenza evidentemente il futuro di Gasol, che entra nell’ultimo anno di contratto, a 20 milioni di dollari e che quest’anno ha davvero faticato per trovare il suo spazio sul campo col centro ex Orlando Magic, ed ha mostrato una regale insofferenza al nuovo assetto dei Lakers.
Gasol è ancora il compagno preferito di Bryant, forse l’unico di cui Kobe si fidi realmente, ma è anche l’unico che per contratto e livello tecnico potrebbe avere valore di mercato e far ottenere ai Lakers una contropartita tecnica interessante in caso di una sua partenza.
Capitolo Metta: è forse il principale candidato all’amnistia da parte dei Lakers, avendo ancora un anno a oltre 7 milioni di dollari, eppure è stato in questa stagione uno dei pochi ad aver sempre provato a lottare anche nelle situazione paradossali in cui i Lakers si sono trovati più volte quest’anno.
L’unica vera buona notizia della stagione è stata il rendimento di Earl Calrk, messo in campo per mancanza di alternative e capace di prestazioni davvero convincenti, arrivate proprio quando diventa free agent.
Hanno ancora un anno di contratto, per tutta la stagione 2013/2014 quindi, Hill, Blake, Duhon (tra i 4 ed i 3,5 milioni di dollari a testa di ingaggio) oltre ai già citati Bryant e Gasol.
Una situazione salariale complicata quindi per i Lakers che non hanno grosso margine di manovra per migliorare questa squadra, a meno che non trovino la solita Charlotte di turno che vuole dei contratti in scadenza per liberare spazio salariale e ricostruire il proprio roster.
Inoltre i Lakers hanno a disposizione la Mini-Mid-Level Exception per 1.590.000 dollari, per il mercato NBA poco più che bruscolini.
Certo non sono ancora finiti i play off, non c’è ancora stato il draft, quindi molte situazioni sono ancora in divenire e molte cose potranno cambiare a seconda di come finirà la stagione NBA, ad oggi però la situazione dei gialloviola per il prossimo anno pare pesantemente compromessa e servirà tanta creatività da parte della dirigenza angelina per fare dei cambiamenti, necessari, nel roster attuale.
Lo stesso Bryant ha dichiarato come a questa edizione dei Lakers vada aggiunta un pò di profondità nel roster, della velocità e dell’atletismo. Non facile evidentemente, secondo il GM Bryant peró possibile.
Howard, nonostante tutti i “contro” caratteriali che si possono trovare, va rifirmato, è il futuro dei Lakers nel dopo Bryant, perchè prima o poi ci sarà un dopo Bryant, da lì i Lakers devono ripartire per programmare il loro futuro.
Gli altri giocatori del roster devono essere considerati tutti ugualmente sacrificabili, Gasol compreso, se si vuole cercare di preparare la squadra al futuro, cercando di assemblare un roster che intorno al confermato Howard e al rientrante Bryant, perché possa competere ad alto livello nella Western Conference.
Ad oggi, per la stagione 2014/2015 i Lakers hanno a libro paga “solo” gli ultimi 9.000.000 di dollari del contratto di Steve Nash, poi più nulla, quindi l’annata che sta arrivando è fondamentale per bilanciare la ricerca di competitività ad alto livello a cui una franchigia come i Los Angeles Lakers non possono sottrarsi con la flessibilità finanziaria per le stagioni a venire, ad esempio nell’estate del 2014 un certo James Lebron potrebbe decidere di portare i suoi talenti a Venice Beach in un ideale passaggio di consegne con il numero 24…
Howard è una pippa: liberarsene subito. Miglior centro NBA: Marc Gasol. Ottimo per tirare su di morale il fratellone e levare Memphis dalle candidate alla finale di conference. Pensione per tutti gli over-35: di Kobe ce n’è uno solo.
Ciao, complimenti per l’articolo. Sono un grande tifoso dei Lakers dai tempi di Earvin, ma oggi non seguo più l’NBA come un tempo. Potrei sapere com’è la situazione prime scelte al draft dei gialloviola? mi sembra che negli ultimi anni ne abbiano avute pochine, per non diere nulla. vabbene il mercato, ma un nuovo Magic o un nuovo Bryant (ammesso che ce ne saranno mai) possono arrivare solo via draft. Certo, ci sarebbe bisogno di un Jerry West per scovarli, ma questa è un’altra faccenda…
Grazie!