I Playoff NBA entrano nel vivo, con la seconda semifinale della Eastern Conference che vede di fronte Miami Heat e Chicago Bulls.
Si inizia alla American Airlines Arena, con gli Heat campioni in carica e favoritissimi per il bis che godono del fattore campo dall’alto del miglior record della lega; i Bulls invece arrivano da una tiratissima gara 7 vinta in trasferta contro i Nets e si presentano al secondo turno più incerottati che mai, con le assenze confermate di Hinrich e Deng e minutaggi del quintetto elevatissimi nelle ultime uscite.
Questa squadra però è stata capace di interrompere la striscia record di vittorie stagionali di LeBron e soci, fermatasi a quota 27 prima dello stop contro gli uomini di coach Thibodeau.
Noah batte Bosh per la palla a due e la serie può iniziare. La tensione è altissima, e le mani di entrambe le squadre sono fredde: bisogna attendere due minuti prima di vedere i primi due punti, siglati da un appoggio mancino di Noah.
I ritmi sono alti ma domina l’imprecisione, i tiri di entrambe le formazioni litigano col ferro e Chicago guadagna un primo vantaggio sfruttando la superiorità sotto canestro dei suoi lunghi, che controllano i tabelloni e hanno buon gioco nel pitturato; un clear path dubbio fischiato a Bosh costa il secondo fallo al numero 1 di casa e consente a Butler di segnare i due liberi del 10-4 per i Bulls.
Miami, dopo la falsa partenza, si mette in partita grazie alla difesa: gli aiuti sui pick&roll iniziano a funzionare, e i cambi e gli scivolamenti della retroguardia dei bianchi mandano in confusione gli ospiti e permettono agli Heat di riportarsi in parità grazie a una schiacciata di James e ad un layup di Wade. Boozer e Noah commettono entrambi il secondo fallo personale e vengono richiamati in panchina, e i sostituti Gibson e Mohammed si fanno trovare subito pronti: dopo una tripla di Battier dimenticato dalla difesa, i due lunghi ospiti vanno a segno prima con un tiro dal palleggio allo scadere dei 24 secondi firmato da Gibson, poi con un layup mancino del numero 48 dopo una ricezione profonda nel pitturato.
Robinson batte l’avversario con una giravolta e segna il floater appoggiandosi al vetro, ma proprio allo scadere Miami si risveglia e chiude il quarto con un canestro quasi in fotocopia di Norris Cole. Al termine dei primi dodici minuti è 21-15 Bulls: minimo stagionale di punti in un quarto per gli Heat, che appaiono arrugginiti dopo i dieci giorni di riposo avuti a disposizione dopo il 4-0 su Milwaukee.
Gibson e Mohammed giocano a due all’inizio del secondo periodo, col centro che appoggia a canestro un gran pallone servitogli dal numero 22: le maglie della difesa di casa iniziano però a farsi più strette, con Miami che porta una pressione asfissiante che costringe il rookie Teague all’infrazione di campo; i palloni persi dagli ospiti sono già 7, e gli Heat ne approfittano per mettere a segno un parziale di 11-0 firmato Allen e Wade, grazie al quale la squadra di coach Spoelstra prende il comando sul 26-23.
Chicago torna a segnare grazie a un taglio a canestro di Belinelli servito ottimamente da Boozer (primo canestro per il Beli); Cole manda a bersaglio la tripla, ma gli ospiti rispondono con due punti di Noah, che segna dopo aver catturato un rimbalzo offensivo, e una tripla di Butler che riporta avanti i suoi (30-28).
I Bulls continuano a perdere palloni su palloni (già 11 le palle perse a questo punto del match) a causa dell’incredibile intensità difensiva degli Heat; il neo entrato Mike Miller punisce l’imperizia degli ospiti, segnando prima due punti in contropiede e castigando poi gli avversari col tiro da tre. Miami avanti 33-30, e la partita diventa una tonnara: Noah stoppa Chalmers, Robinson e James si tuffano insieme sul parquet per recuperare un pallone vagante e Krypto-Nate ha la peggio, rialzandosi con un taglio al labbro superiore che richiede qualche punto di sutura applicato dallo staff sanitario.
Miami sembra avere l’inerzia dalla sua, con Wade che segna altri due punti in contropiede e James che arriva dal nulla per una delle sue proverbiali stoppate in recupero su Boozer; Noah però è un gigante sotto il tabellone offensivo,e raccoglie qualsiasi cosa gli capiti a tiro di braccia, permettendo a Boozer di segnare due punti e guadagnandosi poi due tiri liberi.
Butler fa uno su due dalla lunetta e pareggia i conti a quota 35, Andersen segna due punti nel pitturato ma Noah risponde ancora con un canestro su ottimo assist di Teague; sono i due punti che chiudono un primo tempo di gioco non spumeggiante ma di un’intensità spaventosa, con le squadre in perfetta parità a quota 37.
I Bulls, destinati da pronostico al ruolo di vittima sacrificale, trovano risorse inesplorate e tengono gli Heat al 33% dal campo: Wade (8 punti), James e Bosh (2 punti a testa) chiudono la prima frazione con un totale di 12 punti, il minimo da quando i tre vestono la maglia di Miami; Chicago risponde col 40% al tiro e con un 24-12 nel pitturato, che annulla il 15-6 dei padroni di casa nei punti da palle perse ospiti.
Noah realizza 10 punti e 5 rimbalzi, di cui 4 offensivi, seguito da Butler (in campo per tutto il primo tempo) anche lui a quota 5 rimbalzi ai quali aggiunge 9 punti. Vedremo se i Bulls con le rotazioni ridotte all’osso e con i minuti dei titolari altissimi riusciranno a mantenere lo stesso livello di intensità fino alla fine del match.
Robinson apre la ripresa con una tripla in isolamento che risolve un complicato possesso offensivo degli ospiti; James dall’altra parte del campo risponde con la stessa moneta, e Miami prova ad allungare portandosi sul +5 con un mini-break di 9-2. I Bulls non mollano, e Robinson è armato di nuovo da oltre l’arco dopo un rimbalzo in attacco di Butler (14-1 ospite nei punti da seconda opportunità), e Noah si improvvisa guardia andando ad appoggiare due punti per chiudere un coast-to-coast dopo aver preso il rimbalzo difensivo; ospiti di nuovo avanti 47-46 e partita di rara intensità e furore agonistico da parte di entrambe le squadre.
Boozer schiaccia un cioccolatino servitogli da un Noah tuttofare, Wade arriva al ferro su passaggio di Chalmers e, dopo una stoppata di Bosh su Robinson, segna il layup del nuovo vantaggio Heat; i padroni di casa alzano il ritmo, Bosh mette la tripla dall’angolo e ancora Wade chiude un contropiede lanciato a tutta velocità.
Miami è avanti 55-49, ma Chalmers fallisce entrambi i liberi a disposizioni concessi per il terzo fallo di Noah; due layup di Robinson e due liberi di Gibson riportano i Bulls in parità proprio quando i bianchi sembravano sul punto di azzannare la giugulare della partita. James emerge dalla sua serata finora molto complicata e segna un layup rovesciato e due tiri liberi; Robinson risponde con un’improbabile tripla da lontanissimo, ma Battier è letale sullo scarico e imbuca il tiro da tre dall’angolo.
Terzo quarto che si chiude sul 62-58 in favore di Miami: i padroni di casa hanno provato a scappare, ma il cuore enorme dei Bulls permette agli ospiti di restare aggrappati alla partita contro ogni pronostico.
James inizia il quarto periodo come un uomo in missione, deciso a redimere una serata fin qui tutt’altro che brillante: i primi due punti arrivano dopo un tiro in allontanamento replicato, dopo un gioco da tre punti di Butler, da un canestro quasi in fotocopia segnato aiutandosi col tabellone e resistendo a un contatto del diretto marcatore.
Chicago resta a contatto con un jumper di un ottimo Gibson dalla panchina e con il libero aggiuntivo di Noah, che però commette il quarto fallo su James che segna ma fallisce il tiro dalla lunetta; ancora Gibson va schiacciare in contropiede, ma un layup di Cole rimette più di un possesso di distanza tra le due squadre (70-66 Miami).
Butler trasforma un gioco da tre punti con un reverse mancino assistito da Noah, ma LeBron fa ancora meglio piazzandone due consecutivi: prima segna in contropiede malgrado un placcaggio dello stesso numero 21 ospite, poi si butta in mezzo alla difesa riuscendo a mantenere la coordinazione malgrado il contatto e trovando comunque via del canestro; 115 chili di muscoli portati a spasso con l’agilità di un ballerino, e Miami è avanti 76-69, massimo vantaggio Heat.
Entrambe le squadre hanno già speso cinque falli e sono in bonus: Chicago ne approfitta mandano in lunetta Robinson e Butler, che non sbagliano, e con uno strepitoso possesso difensivo costringe i padroni di casa alla violazione dei ventiquattro secondi offensivi.
Belinelli si prende allora le luci della ribalta, uscendo dal blocco e sparando dalla punta la tripla del 76 pari; alla “Triple A” si inizia a respirare una preoccupazione che ritorna dal passato, ricordo ormai sepolto delle Finals 2011.
Chalmers segna un libero, Gibson risponde con un jumper dalla linea di fondo che arricchisce la sua ottima partita, riportando i Bulls avanti 78-77; Ray Allen fulmina la difesa ospite con la sua prima tripla del match, prontamente pareggiata da quella in fotocopia di un Butler sempre in campo che anziché calare per la fatica sta crescendo alla distanza.
Un libero di Allen concesso per una violazione dei tre secondi difensivi pareggia i conti a quota 81; Wade commette fallo in attacco su Belinelli, gli ospiti non ne approfittano e Robinson è costretto a spendere il quinto fallo per fermare James lanciato in contropiede.
Dopo due liberi di LeBron e di Robinson, Bosh va a schiacciare di forza resistendo al contatto del difensore, mentre James fa uno su due dalla lunetta; Miami è avanti di tre, i Bulls sbagliano la conclusione ma i tentacoli di Noah arrivano dappertutto: ennesimo rimbalzo offensivo e palla e Belinelli. L’azzurro non trema, e la sua tripla è una sentenza: 86 pari.
Gli Heat non segnano, Robinson spezza la difesa e si butta dentro per il layup del vantaggio ospite; i padroni di casa costruiscono un brutto attacco, con Wade che si prende un tiro in step-back da tre che prende solo il ferro.
Manca un minuto alla fine e la palla è in mano a Nate Robinson, che con la sua lucida follia si fa strada tra i difensori avversari e va a segnare un altro layup: Chicago è avanti 90-86 con 45 secondi da giocare; sta accadendo l’imponderabile a Miami, e il pubblico vestito di bianco sembra non riuscire a crederci.
Gli Heat affidano le loro residue speranze a LeBron, ma il tiro del fresco quattro volte MVP non tocca nemmeno il ferro; Wade commette il quinto fallo su Robinson, che fa uno su due dalla lunetta lasciando un minimo spiraglio ancora aperto, ma ancora James con poco meno di 20 secondi da giocare sbaglia una tripla da lontanissimo, e un rimbalzo del solito Noah che consegna il pallone al piccolo-grande Robinson chiude la contesa: i due liberi conclusivi del numero 2 rossonero fissano il punteggio finale sul 93-86 per gli ospiti, un risultato impronosticabile anche per il più ottimista dei tifosi chicagoani.
Gli ospiti costruiscono la fantastica vittoria grazie alla difesa di due uomini ovunque: Butler e Noah sono stati il terrore degli Heat, il primo sontuoso in accoppiamento con James e Wade (partita da all-around la sua, impreziosita da 21 punti e 14 rimbalzi), il secondo santo patrono del proprio canestro e piovra in grado di catturare 11 rimbalzi (di cui 5 offensivi).
I 24 punti di James, che malgrado una serata non facile ha chiuso con 8-17 al tiro aggiungendo 8 rimbalzi e 7 assist, sono stati vanificati da un Nate Robinson strepitoso autore di 27 punti e 9 assist, accompagnato in guardia da un grande Belinelli che è venuto fuori alla distanza col picco delle due tripla da giocatore vero nel quarto periodo; i 14 punti di Wade non bastano, perché gli Heat vengono traditi da un Bosh apatico che perde su tutta la linea il confronto coi lunghi avversari (solo 9 punti, 3-10 al tiro, e 6 rimbalzi per lui).
Ai 30 punti della panchina di Miami i Bulls rispondono con la grande prova di Gibson, autore di 12 punti e 4 rimbalzi e fondamentale nei momenti decisivi del match.
Il risultato che non ti aspetti sbuca dal cilindro del mago Thibodeau all’American Airlines Arena: il coach di Chicago confeziona un capolavoro, grazie al cuore enorme di un gruppo di ferro capace di elevare alla massima potenza il rendimento di ogni singolo giocatore.
Noah è energia pura a tutto campo, Nate Robinson è adrenalina che scorre nelle vene; Butler è uno splendido all-around, mentre il nostro Belinelli è l’esempio di come il lavoro dia sempre i suoi frutti. Marco è diventato un giocatore vero, che tiene il campo con personalità e riesce a emergere nei momenti più importanti, proprio come nella serie contro i Nets.
Miami invece paga una colpa non sua, vale a dire i troppi giorni di riposo a disposizione dopo aver steso in quattro partite i Bucks: ma tolta la ruggine iniziale, nel momento in cui gli Heat sembravano poter allungare le mani sulla partita hanno subìto il ritorno prepotente degli avversari, lasciando nel finale un’impressione di impotenza che ha ricordato quella delle Finals 2011.
Niente è ovviamente perduto per LeBron e soci: la serie è ancora lunga, il 39% dal campo di questa gara 1 grida vendetta e la superiorità tecnica del roster di Miami non è in discussione. Anche lo scorso anno, messi con le spalle al muro dai Pacers, gli Heat riuscirono a rispondere col carattere della squadra vincente, ponendo le basi per il successo finale.
Spoelstra dovrà cercare una contromossa per limitare il predominio dei lunghi avversari, che hanno stravinto il confronto sotto le plance (46-32 il conto dei rimbalzi in favore dei Bulls) e hanno consentito agli ospiti di avere la meglio e di invertire il fattore campo.
Miami rimane favorita, ma attenzione a questi Bulls: coach Thibodeau e suoi pirati della Eastern Conference vogliono andare all’arrembaggio, e hanno un cuore che non conosce limiti.
Sarà una grande serie, sulla quale incombe ancora il potenziale fattore del ritorno in campo di Derrick Rose: ci vediamo mercoledi alla Triple A, quando LeBron e la sua compagnia dell’Anello cercheranno la rivincita sui bucanieri della Windy City.
Studente in giurisprudenza, amo ogni genere di sport e il suo lato più romantico. Seguace di Federico Buffa, l’Avvocato per eccellenza, perché se non vi piacciono le finali NBA non voglio nemmeno conoscervi.
“Ricordati di osare sempre”.
i miami heat so’ più forti, più riposati e più in forma e vinceranno senz’altro la serie
tuttavia penso (e spero) che la suderanno. i chicago bulls non potranno fare tutte le partite come gara 7 e come questa, ma se e nelle partite dove avranno abbastanza energie i miami heat faticheranno e nessun risultato sarà scontato