Le semifinali della Eastern Conference tra i New York Knicks e gli Indiana Pacers sono un assaggio di quella che potrebbe e dovrebbe essere questa serie.
Fisica, dura, le difese sugli attacchi. Del resto Spike Lee è ancora lì in prima fila e lo spirito di Reggie Miller pervade ancora questo confronto, ormai un classico.
Il primo atto va ad Indiana, per due o tre motivi di non difficile individuazione. Carmelo sembra si sia scordato come ha giocato per un anno intero, attirandosi gli elogi di tutti fino a diventare un avversario credibile per la corsa all’MVP di LeBron James (poi in realtà non unanime vincitore solo per un voto di scarto).
E’ stato il miglior realizzatore della stagione regolare (28.7 di media) e ha concluso con il 45% dal campo. Facili e veloci soluzioni offensive, distribuzione della palla per un attacco equilibrato. Dominatore in un contesto di squadra, il massimo che ci si può aspettare.
Tutto il contrario di quello visto ieri. Isolamenti troppo numerosi, circolazione di palla assente e percentuale dal campo conseguentemente disastrosa.
10-28, 27 punti finali mal costruiti. Gli 11 rimbalzi sono un segno positivo, subito però ribaltato da un ulteriore dato, quei 5 falli che lo hanno limitato non poco, generati anche dall’intelligenza di coach Vogel.
Abbiamo visto dei Knicks poco combattivi, con poche soluzioni, sopraffatti a rimbalzo e nella rincorsa dei palloni vaganti.
Forse poca forma fisica, sicuramente un trend negativo che era iniziato già nella serie di primo turno contro i Celtics e che per poco non lasciava sul terreno un danno irreparabile.
Tyson Chandler sovraccaricato di responsabilità, 3 rimbalzi e uscita per falli, poi il vuoto, con un po’ di vecchio K-Mart a metterci le pezze.
Hibbert e West banchettano, addirittura Lance Stephenson ne prende 13. La verità è che questi Pacers difendono (come nessuno, Bulls a parte, in tutta la lega) e si dividono i compiti in attacco in maniera quasi matematica.
20 per West, 19 per George, 14 a testa per Hibbert e Hill, 11 per Stephenson e 16 dalla panchina per un DJ Augustin che ha contribuito a spaccare in due la partita con 4-5 da dietro l’arco da tre punti.
Brutta faccenda per New York, si salva solo Raymond Felton, 18 pts con 8-12 dal campo, in parte K-Mart (12 pts e 3 reb in 25 minuti) e Iman Shumpert (11 pts e 4 reb).
Vuoi vedere che alla fine questi Knicks pagheranno la loro età e la mancanza di aiuto sotto canestro a Tyson Chandler ?
E’ questa la paura di chi incrocia la 7th avenue alla 33rd, oltre naturalmente dei temutissimi tabloid di Manhattan. Siamo d’accordo col New York Post, questa gara 1 l’hanno persa loro e non vinta gli avversari.
Beninteso, grandi meriti a dei Pacers quasi perfetti, ma NY ha più talento offensivo, se vuole questa serie se la mangia. L’importante è riacquistare quel ritmo che oggi appare perduto.
Correre, correre. Evitare che i Pacers si schierino in difesa, solo questo imperativo può uscire dalla bocca di coach Mike Woodson. Ieri sera poco o niente ma solo bassissima intensità su i due lati del campo.
Menzione d’onore per Lance Stephenson. Il ragazzo è nato a Coney Island, Brookyln, e giocare al Madison Square Garden non è per niente una partita come le altre.
Come ha giustamente ricordato Stan Van Gundy su ESPN l’anno scorso era ricordato solo per il suo gesto verso LeBron James (il segno dello strangolamento che qui al MSG lo Spike Lee di cui sopra ricorda benissimo contro Indiana).
Oggi invece è un giocatore, finalmente, e va dato credito a Vogel per la fiducia che gli ha prestato. Dei 13 rimbalzi abbiamo detto ma al di là dei numeri c’è un’intensità che per adesso è uno spartiacque incolmabile a danno dei New York Knicks.
Gara 2 può essere già un crocevia importante. Tranquillo Carmelo, gara 1 è stato solo un brutto incubo.
“E qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure…”
Non sono così ottimista per New York. Vero, Melo fa la differenza, Shumpert sta ricominciando a difendere sugli esterni e Chandler è un’ancora, ma Indiana non ha troppo da invidiare. Senza Granger, hanno trovato l’equilibrio con George strepitoso all-around, backcourt sorprendentemente in palla e la coppia di lunghi che sta facendo la voce grossa dall’inizio dei PO. Se Hibbert continua così (e l’anno scorso ha mostrato di essere fatto di questa pasta), non vedo come NY possa andare in finale ad est tanto “in carrozza”, anzi…