Win or go home. Il Barclays Center di Brooklyn ospita la prima gara 7 della sua giovane storia, con i Nets che sfidano i Chicago Bulls per guadagnare l’accesso alla semifinale della Eastern Conference. I padroni di casa sono riusciti a rientrare nella serie dopo essere andati sotto 3-1, e tentano un’impresa riuscita ad appena nove squadre nella storia della NBA; gli ospiti invece arrivano alla partita decisiva con un roster decimato, mutilato ulteriormente dai forfait di Hinrich e Deng. Rose si riscalda come sempre nel pre-partita ma al fischio iniziale è seduto in panchina vestito “in borghese”; tocca a Marco Belinelli partire in quintetto in quella che può essere la gara più importante della sua carriera oltreoceano.
La palla a due viene conquistata da Noah, e il match può avere inizio. I Bulls cominciano la partita controllando i tabelloni, con Boozer e Noah che vanno a segno dopo aver catturato il rimbalzo in attacco; Williams risponde con un tiro dal palleggio, poi è il turno del nostro Belinelli che manda a bersaglio una tripla molto profonda.
Noah realizza un altro tap-in (quarto rimbalzo offensivo degli ospiti), e i Nets riescono a restare a contatto grazie ancora a Williams che segna i primi sette punti dei suoi; il ritmo è alto, e le due squadre trovano una grande varietà di soluzioni per andare a canestro. I Bulls sfruttano l’ottima vena di un grande Noah, imprendibile in post per un Lopez al solito non eccelso in difesa; il centro di Brooklyn prova a rifarsi in attacco, convertendo un gioco da tre punti, ma è ancora il numero 13 ospite a rispondere prontamente con un jumper dalla media preso con ottima sicurezza.
I Nets inseriscono Blatche al posto di Reggie Evans per avere maggior peso offensivo: l’ex Wizards ripaga la fiducia di coach Carlesimo prima andando a schiacciare battendo l’aiuto di Noah e poi realizzando un gioco da tre punti: Noah però è tarantolato e segna altri due punti, Robinson mette una tripla e Gibson, dopo un canestro di Brooks servito ottimamente da Blatche, piazza il jumper dalla linea di fondo per concludere una buona esecuzione offensiva proprio allo scadere. Un primo quarto molto gradevole finisce coi Bulls in vantaggio 29-25.
Chicago parte benissimo nel secondo periodo: un Butler fino ad ora più impegnato in fase difensiva segna due punti con un “long two” dall’angolo, mentre Belinelli continua la sua buona prova con un gioco da tre punti al termine di un contropiede avviato da una rubata di Gibson.
Brooklyn reagisce prontamente e si rifà sotto con mini-parziale di 6-0 firmato da Humphries, Blatche e Brooks; gli ospiti però trovano risorse inattese da una panchina ridotta all’osso, con il giovane rookie Marquis Teague che si fa apprezzare con una palla rubata e un bel canestro in transizione.
Watson, ex col dente avvelenato, segna due bei canestri in due possessi consecutivi, ma le riserve dei Bulls sfruttano al massimo i minuti concessi da coach Thibodeau, con Mohammed e ancora Teague che segnano punti vitali per i rossoneri.
Quando torna in campo il quintetto titolare, gli ospiti scappano: Butler segna due tiri liberi, mentre un Noah scatenato va a bersaglio prima con un altro jumper dalla media e poi con una schiacciata in beata solitudine ben servito da Cook, che si mette anche in proprio e segna da tre per chiudere un ottimo attacco dei Bulls, che se ne vanno sul +13. Blatche prova a rispondere con due punti dal palleggio, ma le sue (non) difese permettono agli ospiti molti canestri facili, con Boozer che lo batte e Robinson che pesca l’incomprensione con Joe Johnson per appoggiare indisturbato il layup del 55-40.
Un gancio mancino di un grande Noah chiude un parziale di 15-2 in favore di Chicago, con Wallace che va a dare un po’ d’ossigeno ai Nets boccheggianti prendendo la linea di fondo e andando a schiacciare. Boozer segna entrambi i liberi a disposizione, Lopez schiaccia e poi stoppa Gibson concedendo solo la rimessa agli avversari; Blatche però alza ancora la sbarra e lascia libero il passaggio ancora a Boozer, che ringrazia e schiaccia indisturbato per gli ultimi due punti del primo tempo.
I Bulls, incerottati e con le rotazioni ridotte all’osso, guidano autorevolmente sul 61-44: una grande prima frazione offensiva degli ospiti lancia la squadra di Thibodeau al comando dall’alto di un ottimo 55% dal campo (contro il 47% dei padroni di casa); ma la vera differenza la fa il controllo dei tabelloni offensivi, con un parziale di 14-2 in favore di Chicago nei punti da seconda opportunità.
A beneficiarne è Joakim Noah, che chiude il primo tempo con 16 punti all’attivo, accompagnato da Boozer e Belinelli entrambi in doppia cifra a quota 10. Brooklyn ha in Williams il suo top scorer con 11 punti, seguito da Blatche con 9 ma con l’ex Washington che si è fatto notare più la sua “matador defense” (con lasciapassare gratuiti agli avversari) che per l’apporto in attacco. Coach Thibodeau è riuscito magistralmente a gestire i minuti dei suoi, ricavando il massimo dai superstiti della sua panchina e preservando le gambe stanche dei titolari.
Lo svantaggio dei Nets richiede uno sforzo dei padroni di casa per rientrare il prima possibile in gara: Brooklyn inizia il secondo tempo come una squadra in missione e con quattro punti di Lopez e una tripla di Williams accorciano immediatamente a -11 (62-51).
Belinelli viene armato da tre da un penetra e scarica di Robinson, e la mano dell’azzurro non trema: tre punti e iniezione di fiducia per i Bulls; i Nets però non si abbattono, e con due triple di Gerald Wallace accorciano con decisione e si rimettono definitivamente in partita sul 67-60.
Le cose sembrano complicarsi per gli ospiti, che perdono Boozer per il suo quarto fallo personale; Noah tiene alto il volume della difesa stoppando Lopez, ma dopo un layup con cambio di mano di Jimmy Butler i padroni di casa vanno a segno con Johnson (che trova il primo canestro della sua partita) e una schiacciata di Lopez.
L’attacco di Chicago si blocca, ma Deron Williams non sfrutta l’occasione e segna solo uno dei due liberi a disposizione, portando comunque i suoi sul -4; i Bulls ritrovano ossigeno con un’ottima azione conclusa da una tripla di Butler servito in angolo da Belinelli, seguita da un canestro in corsa di Robinson.
Brooklyn continua a spingere, ma viene prontamente ricacciata indietro dalla coppia Belinelli-Noah, con l’italiano che schiaccia dal backdoor su grande intuizione del francese, che poi segna il semigancio mancino per il 78-70.
Lopez e Wallace, che imbuca la terza tripla del quarto, ci riprovano, ma un Noah monumentale tiene i Bulls avanti chiudendo il terzo quarto con un altro gancio mancino che fissa il punteggio sull’82-75. I padroni di casa sono riusciti a rimettersi in gioco con un parziale di 31-21 negli ultimi dodici minuti, frutto di 10 rimbalzi offensivi conquistati; gli ospiti sono ancora in vantaggio grazie alla straordinaria capacità di lottare delle squadra, che si aggrappa a un ottimo Belinelli e a un super Noah per mantenersi avanti nel punteggio.
Quarto periodo al via: dopo due minuti senza segnare, la partita si deciderà negli ultimi dieci giri di lancette di gara 7, il giusto epilogo per una serie combattutissima e dall’equilibrio assoluto. Humphries è impreciso dalla lunetta (1-4 per lui) e Boozer ne approfitta prima con un floater e poi con un layup su grande assistenza di Belinelli; Bulls di nuovo in doppia cifra di vantaggio, ma i Nets non ci stanno e con un tap-in di Lopez e una tripla in transizione di Williams accorciano a -5.
Robinson torna a segnare, e Chicago si affida alla sua proverbiale difesa che ingabbia gli avversari e provoca il quarto fallo di Evans; nel possesso seguente gli ospiti sono imprecisi al tiro, ma un diabolico Noah strappa il rimbalzo offensivo, consegnando il pallone a Robinson che a sua volta serve Belinelli appostato dietro l’arco dei tre punti: il Beli si alza e col sangue di ghiaccio del grande giocatore spara la tripla che muove solo retina e riporta i suoi sul +10 (91-81).
Brooklyn chiama time-out per giocarsi le ultime carte a disposizione: Lopez va a schiacciare un perfetto assist di Johnson, Noah segna di sinistro appoggiandosi al vetro ma i Nets trovano le risorse per portarsi di nuovo a -5 con un layup di Wallace e un gioco da tre punti di Williams (che costa il quinto fallo a Boozer). Due minuti e mezzo da giocare: Chicago fa scorrere il cronometro ma non riesce più a segnare, ma anche i padroni di casa non trovano più la via del canestro.
Palla in mano a Belinelli, possesso offensivo dei Bulls che volge al termine; non ci sono sbocchi, e il Beli decide che è arrivato il suo momento: abbassa la testa e si butta dentro l’area resistendo al contatto e concludendo con la mano mancina allo scadere. Suona la sirena, si muove la retina: canestro e +7 Chicago.
Nel possesso successivo Noah protegge il proprio canestro e stoppa Wallace, gli ospiti non concretizzano in attacco e Lopez segna due punti dopo il rimbalzo in attacco; i Bulls rimettono in gioco nelle mani ancora di Belinelli, che subisce il fallo intenzionale dei padroni di casa e va in lunetta con 29 secondi sul cronometro: due liberi a bersaglio per il nuovo + 7, ma i Nets trovano le ultime energie e costruiscono una perfetta rimessa per la tripla del -4 siglata da Deron Williams.
Belinelli viene di nuovo fermato con 26 secondi da giocare: il numero 8 fa ancora due su due dalla lunetta e Brooklyn, senza più time-out a disposizione non riesce più a segnare. I Bulls espugnano il Barclays Center per la seconda volta nella serie, vincendo 99-93 e guadagnandosi l’accesso in semifinale.
Chicago porta a casa la partita, guidando fin dal primo minuto grazie alla strana coppia Noah-Belinelli: il francese chiude con 24 punti, 14 rimbalzi e 6 stoppate, contagiando tutti con la sua energia e il suo spirito di sacrificio; il Beli realizza anche lui 24 punti (con 8-14 dal campo e 3-6 da tre), in una prestazione da grande giocatore alla quale aggiunge 6 rimbalzi, alcune difese competentissime e la personalità che serviva per guidare una squadra in difficoltà ad un successo straordinario.
Brooklyn si aggrappa a un buon Williams (24 punti anche per lui, arricchiti da 6 rimbalzi e 7 assist) ma viene tradita da un Joe Johnson in evidente imbarazzo fisico (2-14 al tiro per 6 punti totali); Lopez (21 punti e 9 rimbalzi) e Wallace (19 punti e 5 assist) non bastano per avere la meglio degli ospiti che trovano anche 17 punti di Boozer, 12 di Robinson e 48 minuti di solidità a tutto campo di Butler, oltre a minuti preziosi dalle riserve pescate tra i superstiti rimasti in panchina.
I Bulls e il loro cuore infinito conquistano meritatamente la semifinale di conference, malgrado un roster spolpato dai tantissimi infortuni: guidata da un sagace Tom Thibodeau, che riesce a cavare il sangue dalle rape e a contenere in qualche modo il minutaggio dei titolari grazie alle sorprese Teague e Cook, la franchigia della Windy City si impone in trasferta e si guadagna il diritto di affrontare i Miami Heat campioni in carica e grandi favoriti.
Un Noah esemplare è il totem dei rossoneri, con Marco Belinelli a guidarli in attacco con una personalità e una sicurezza nei suoi mezzi che lo stanno rendendo un giocatore in grado di imporsi ad altissimo livello tra i pro: il Beli gioca probabilmente la miglior partita della carriera, in una stagione nella quale un grande coach e un ambiente di altissimo livello lo hanno trasformato e reso un ragazzo e un giocatore nuovo; un grande orgoglio per i nostri colori, anche perché Marco è il primo azzurro a qualificarsi per il secondo turno dei playoff NBA.
Dall’altra parte troviamo i grandi perdenti dell’est, i Brooklyn Nets costruiti con squilli di tromba in estate ma che non sono riusciti ad imporsi su dei Bulls decimati dalla assenze. La squadra è valida, con nomi importanti e un allenatore come PJ Carlesimo che ha fatto molto bene subentrando a Avery Johnson: il gruppo, però, dà l’impressione di essere troppo “borghese” per potersela giocare nella postseason, quando c’è da fare a sportellate e spesso e volentieri vince chi è pronto a sacrificarsi pur di fare la cosa giusta per la squadra.
La dirigenza dei “tuttineri” dovrà armarsi di pazienza e di continuare a costruire mattone dopo mattone un progetto che è nato con le giuste premesse: le risorse, economiche e umane ci sono, e con la giusta programmazione i Nets potranno essere grandi protagonisti negli anni a venire.
Chicago, intanto, se la gode: da lunedi i Bulls saranno pronti a scendere nell’arena contro LeBron e soci, vestendo i panni dell’underdog che sembrano calzare a pennello per questo gruppo di bucanieri della palla a spicchi.
Studente in giurisprudenza, amo ogni genere di sport e il suo lato più romantico. Seguace di Federico Buffa, l’Avvocato per eccellenza, perché se non vi piacciono le finali NBA non voglio nemmeno conoscervi.
“Ricordati di osare sempre”.
Belinelli per rendere ha bisogno di almeno 30 minuti a partita. Avendoli, se la gioca con chiunque. Troppa panca lo spegne. Fra i tre emigranti è quello meno dotato di talento ma il più disciplinato e tenace: una meritata rivelazione.
Piuttosto, voi che ne capite di basket, ma Erden è tanto più scarso di Asik? I Celtics a corto di lunghi l’hanno scaricato come un ferro da stiro rotto mentre quell’altro fa furore a Houston… boh.