Tensione alle stelle per gara 6, col TD Garden di Boston che ribolle pochi istanti prima della palla a due.
I Celtics si sono guadagnati un ritorno a casa insperato per la piega che aveva preso la serie, mettendo sotto pressione i Knicks con due vittorie consecutive (delle quali una strappata in trasferta); New York ha già violato il campo avversario in gara 3, ma adesso inizia a sentire il fiato sul collo e sa di non avere più margine di errore se non vuole passare alla storia come la prima franchigia capace di farsi rimontare un vantaggio di 3 a 0.
Quintetti confermati per entrambe le squadre, Pierce e Anthony alle prese rispettivamente con un problema al gomito e alla spalle che però non impediscono loro di essere della partita.
Chandler vince la palla a due e la sfida può cominciare in un atmosfera pazzesca. Il vigore del TD Garden, però si spegne ben presto: Boston attacca senza cognizione di causa e con gestioni di tiri e pallone scriteriate, con Paul Pierce su tutti a litigare col ferro e a non trovare la via del canestro.
New York ne approfitta e scappa subito, grazie alla vena di Anthony, ai giochi a due di Felton e Chandler ma soprattutto alle tre mortifere triple di Pablo Prigioni, col rookie “old school” (35 anni e un basket che arriva nel presente con la macchina del tempo) che approfitta dei chilometri di spazio e della manica eccessivamente larga della difea di casa per dare il là all’allungo iniziale degli ospiti.
Per i padroni di casa il solo Garnett sembra riuscire a salvare la faccia, e i biancoverdi subiscono un parziale iniziale di 21-5 che diventa 24-10 al termine del primo quarto di gioco. Un altro periodo da dimenticare all’interno della serie per i Celtics, che sembrano avviati ad un’eliminazione davvero ingloriosa dopo le due vittorie consecutive che avevano ridato verve e speranza all’ambiente.
Il trend di un match di bassa qualità prosegue senza soluzione di continuità anche nel secondo quarto, con gli ospiti che si fanno contagiare e si adeguano al ritmo del match, iniziano ad attaccare in modo pessimo.
Il punteggio si mantiene molto basso, degno più di una partita di football che di una di pallacanestro, e dopo una serie di attacchi improvvisati e conclusione a salve i Celtics pur con mille difficoltà riescono grazie a una tripla a testa di Green e Terry a portarsi sul -8; le squadre si scambiano palle perse e esecuzioni offensive ai limiti dell’agghiacciante, ma Anthony si scuote nel finale e con due liberi e un gioco da tre punti dall’alto coefficiente di difficoltà riporta il vantaggio degli ospiti in doppia cifra sul 39-27, punteggio col quale si chiude la prima frazione di gioco.
I Celtics tirano col 24% dal campo e hanno perso già 11 palloni, con Pierce irriconoscibile (1-10 al tiro); Green (9 punti), Garnett (7 punti e 5 rimbalzi) e Terry (6 punti dalla panchina) provano con fatica a tenere a galla i biancoverdi, ma i Knicks rispondono con Anthony top scorer del match a quota 14 punti (5-12 al tiro), e soprattutto con le tre triple di Prigioni (9 punti e 5 rimbalzi) che mettono in ginocchio la difesa di casa.
Chi sperava in una reazione dei Celtics e in un incontro più vivace e aperto resta con l’amaro in bocca: Garnett apre la seconda frazione con un jumper dei suoi, ma da lì in poi è monologo bianco-arancio, con Chandler, Felton e Prigioni sugli scudi; il play argentino ritocca addirittura il suo massimo stagionale (e, giocoforza, in carriera) in punti con la tripla del +18 Knicks.
Pierce e Garnett provano a duettare rispolverando i giochi a due di tante annate vincenti per scuotere la squadra, ma Shumpert si diverte a fare il guastafeste e mette i bastoni tra le ruote biancoverdi come nelle precedenti cinque partite della serie, mandando a bersaglio una tripla. Boston però vive un buon momento, e Green e un layup sempre di Garnett risvegliano il Garden e riportano i padroni di casa sul -11 (53-42).
Chandler deposita a canestro il rimbalzo d’attacco, ma la tripla di Terry in transizione carica ancor di più un’atmosfera che diventa entusiasmante quando un indemoniato Garnett difende da par suo sul mismatch contro Felton, costringendo il play avversario alla palla persa e arringando la folla battendo le mani.
Felton, frustrato, si becca anche un fallo tecnico ma Terry non converte il libero a sua disposizione: sembra un brutto presagio per i biancoverdi, che infatti vengono travolti da un parzialone di 12-2 segnato da due triple di Shumpert e una di Smith. Mancano 12 minuti al termine, e il punteggio è spietato: 67-47 Knicks e tavola che pare già apparecchiata per il passaggio del turno di New York e la fine della dinastia biancoverde.
Non c’è fine al peggio per la squadra di casa: Smith e Shumpert (ancora lui) confezionano il +26 ospite, e sul TD Garden sembra calare il sipario della serie; i Celtics totalizzano più palle perse (18) che canestri realizzati (15), per una débacle su tutta la linea per gli uomini di coach Rivers.
Ma quando la fine sembra ad un passo, è allora che accade l’imponderabile: Avery Bradley torna ad essere il famelico difensore visto nelle ultime due stagioni e ruba palloni come se piovesse, Green dà manforte al giovane compagno prendendo l’iniziativa in attacco e andando a segno senza che la difesa ospite riesca a trovare contromisure per fermarlo.
Boston sta costruendo canestro dopo canestro una rimonta storica, con New York che sembra sorpresa e incapace di rispondere con qualsiasi contromossa; si sblocca anche Pierce con una tripla e un gioco da tre punti, e due tiri liberi di Bradley e uno di Green portano i Celtics a -6, sul punteggio di 75-69. Parziale di 20-0 Boston, col Garden che trema quasi fosse scosso da un terremoto.
Shumpert rompe la striscia biancoverde andando a intercettare un passaggio e segnando in contropiede, ma un layup di Bradley e due liberi di Green portano i Celtics addirittura sul -4; Anthony segna due liberi ma si fa scippare il pallone ancora da un indemoniato Bradley, che schiaccia il nuovo meno 4 in contropiede.
Melo, però, nel momento decisivo della gara non trema e infila prima due punti dal palleggio e poi un mortifero tiro da tre; dopo un paio di triple con spazio sprecate da Pierce e Green, un gioco da tre punti di Smith (con sesto fallo di un Jeff Green che esce stremato e applauditissimo dal pubblico) riporta gli ospiti sul +11.
Una tripla di Terry e due liberi di Bass addolciscono la pillola, fino all’epilogo finale in cui Garnett prima parla a ‘Melo durante un tiro libero, forse chiudendo per sempre la vicenda del trashtalking che gli accompagnati per tutti gli incontri della stagione, e poi abbraccia Doc Rivers una volta uscito per la meritata standing ovation insieme a Paul Pierce, per quella che forse è stata l’ultima partita dei due vecchi fuoriclasse in maglia biancoverd (o addirittura l’ultima della carriera).
I Knicks vincono 88-80 e si aggiudicano la serie col punteggio di 4-2: New York si affida ai 21 punti (7-23 al tiro) e 5 assist (6 il totale nelle precedenti quattro gare della serie) di Carmelo Anthony, Boston risponde coi 21 punti di Jeff Green; ma l’MVP del match è senz’altro Iman Shumpert, giocatore totale in grado di abbinare a una difesa d’élite un attacco versatile e con molte armi a disposizione (17 punti e 6 rimbalzi per lui).
Doppia-doppia per Garnett a quota 15 punti e 10 rimbalzi, mente Pierce soffre per tutta la partita anche a causa dei problemi fisici e chiude con 14 punti; per i Knicks, 14 punti (career-high) per Prigioni e 13 di Smith dalla panchina, mentre Felton chiude a quota 11 punti e 7 assist. Da segnalare per i padroni di casa anche i 14 punti di Terry (4-6 dal campo, 3-5 da tre) dalla panchina e il grande quarto periodo da 10 punti e 3 rubate di Bradley.
New York porta a casa l’agognato passaggio del turno per la prima volta dal lontano 1999: l’orgoglio dei Celtics ha messo in discussione fino all’ultimo un epilogo che pareva scontato al termine di gara 3, coi bianco-arancio avanti 3 a 0 nella serie.
I Knicks hanno mostrato che, quando sono nella serata giusta, possono battere chiunque; ma i limiti e i difetti della squadra restano ancora evidenti, come le contraddizioni della sua superstar.
Adesso i newyorchesi sono attesi ad una semifinale molto equilibrata contro gli Indiana Pacers: i Knicks avranno di nuovo il fattore campo a favore, e dovranno sconfiggere la coriacea franchigia di Indianapolis per guadagnarsi l’accesso alla finale di conference (verosimilmente al cospetto degli inarrestabili Heat).
Finiscono invece serie e stagione per i Boston Celtics: ma forse, stavolta, finisce davvero un’era perché potrebbe essere l’ultima apparizione per Pierce e Garnett, quantomeno in maglia biancoverde; se il capitano ha recentemente dichiarato di pensare a un altro anno di carriera, KG si trincera come sempre dietro ad un silenzio impenetrabile.
Quel che è certo, è che sarà un’estate di decisioni importanti per Danny Ainge e tutto il management biancoverde: il materiale per ripartire c’è (Rondo, Green, Sullinger, Terry che ha annunciato che continuerà e altri pezzi di complemento), adesso si attenderà la decisione dei due vecchi leoni per poi intervenire sul mercato; sia che Pierce e KG rimangano si che scelgano di chiudere o di spostarsi altrove o di dire basta, ai Celtics serviranno nuovi innesti, per essere competitivi nell’immediato o per porre le basi per la ricostruzione.
Se davvero questa fosse l’ultima pagina della carriera di Paul e di Kevin, non possiamo che ringraziarli: hanno dato tanto alla pallacanestro, e resteranno per sempre nella storia del gioco e nel cuore dei tifosi.
Studente in giurisprudenza, amo ogni genere di sport e il suo lato più romantico. Seguace di Federico Buffa, l’Avvocato per eccellenza, perché se non vi piacciono le finali NBA non voglio nemmeno conoscervi.
“Ricordati di osare sempre”.
I Celtics hanno sempre giocato gli ultimi 7/8 minuti in maniera ignobile, manco fossero una squadra di serie B italiana. Mancanza di benzina e allergia al rimbalzo hanno fatto il resto. Pure l’anno che se la giocarono con Miami furono fregati sugli stessi punti deboli. Quando uno non impara dai propri errori la strada si accorcia. L’unica squadra che può fare il solletico a LeBron rimane Indiana. Le altre dell’Est sono semplicemente orribili.