Concetto numero 1: “The King of New York, man, The King of new York”
Canterebbero i Fun Lovin’Criminals, e non stiamo certo parlando di J. Gotti, ma del nuovo re di New York, un giocatore che regala assist, schiaccia, va a rimbalzo e tira, soprattutto tira e che dopo “The special one” King, in arte Bernard, sta infuocando il Madison Square Garden con le sue giocate.
Il nome di questo nuovo messia? JR Smith, alias Earl Joseph Smith III from Jersey e da quest’anno Miglior Sesto Uomo NBA.
Concetto numero 2: E chi lo avrebbe mai detto?
Certo tutti erano a conoscenza che “he got game” ma il problema rimaneva ben altro: la gestione del talento. Problema non da poco in un ambiente, quello dell’NBA, che di gente bruciata viva sul parquet ne ha vista parecchia.
Flash Back: ce lo ritroviamo a trascorrere un soggiorno in Cina nel 2012 durante l’ultimo lock-out, in una lega che definirla rappresentativa sarebbe probabilmente un insulto per il campionato cipriota.
Il nostro ce la mette tutta, non che faccia fatica: qualche cinquantello di punti, qualche assist e rimbalzo sparsi per l’intera partita…e nemmeno una bizza, così sembra, fino al rifiuto di giocare tra le All Stars straniere nella classica sfida annuale. Della serie: Ma di che All Stars stiamo parlando?
Altra digressione: siamo in quel di Denver e il coach è un tale George Karl, uno che qualche partita l’ha vista e qualche giocatore lo ha pure allenato : in mezzo a questa frase metteteci pure l’esperimento Carmelo + A.I nella stessa squadra, con la domanda successiva: “e gli altri 3 in campo che ci stavano a fare?”
Ritorniamo al coach e ad un novembre 2011, con testuale dichiarazione ai media: “La cosa che mi fa impazzire sono le sue decisioni, IMMATURE decisioni. JR è un giocatore giovane, probabilmente l’incoerenza fa parte della sua personalità” Una bella dichiarazione d’amore e d’intenti in stile: bello e dannato, pure bravo, ma dentro in quella testa che c’è?
Concetto numero 3: Il Libro Cuore sbarca a New York
Flash Forward: campionato 2012-2013 partenza in sordina in quel di New York. A raccontarla sembra di parlare di uno dei quei libri di formazione per ragazzi dell’800: inizio dalla panchina, fuori dal quintetto dopo l’intera estate a lavorare su tutti gli aspetti del suo gioco.
Si dice che abbia cercato di scontrarsi con i migliori: Durant, Griffin, Antony, sudando in palestra e faticando dal punto di vista mentale. Aggiungiamoci successivamente la fiducia di coach Woodson e l’affermazione alla Voltaire: “E’ molto più semplice allenarlo: ora è un professionista. Sta bene con se stesso: lo vedi da come si veste alle partite: in abito” con la risposta di JR “C’è un rapporto di padre e figlio tra me ed il coach”e la storia inizia ad avere DAVVERO i risvolti da Libro Cuore.
Sarà che educare, per definizione, è tirare fuori il meglio da una persona, ma qui siamo veramente al miracolo genetico!
Nulla importa ai tifosi dei Knicks che il vecchio maledetto JR si sia trasformato in Santa Maria Goretti tutto di colpo, perché le cifre sono indiscutibili: 18.1 punti di media (career-high), 3.9 rimbalzi e 2.4 assist in 33.5 minuti a partita (career-high).
Concetto numero 4: Cambiamenti
NY è ad un passo nel diventare, finalmente, una reale contender ad est dopo anni in miniera a scavare carbone e mangiare ricordi: la stagione largamente sopra le 50 vittorie, Carmelo leader indiscusso, JR in nuova veste e coach Woodson a fare da mediatore in panchina, sembrano tutti indizi chiari a delineare un nuovo futuro (avete detto anello?) per il basket nella Grande Mela.
Impossibile? Sarà… ma dopo il cambiamento visto in JR, chi osa metterci la mano sul fuoco?
Educatore Professionale e Formatore. Allenatore di calcio dal 2000. Segue l’NBA da quando Kenny Anderson vestiva la maglia numero 7 dei NETS. Amante del verbo dell’assist e dei suo grandi profeti. E’ folgorato dall’insegnamento didattico di coach Karl, in merito all’autonomia di scelta dei propri giocatori nelle azioni offensive.
Grande pezzo, complimenti alla nuova firma, ma dove lo tenevate nascosto?