Alla fine ce l’hanno fatta, i Warriors, dico, ad espugnare il Pepsi Center.
Dopo una prima partita caratterizzata da attacchi stentati e da errori probanti da una parte e dall’altra, gara-2 si conferma all’altezza dei pronostici e delle aspettative iniziali su questa serie.
131-117 il punteggio finale, con un Curry scatenato e condottiero da 30 punti conditi da 13 assist, utili per infliggere ai Nuggets la prima sconfitta casalinga dopo tre mesi di successi e per pareggiare il conto sull’1-1.
Vittoria pesante quella degli uomini di Mark Jackson, non solo per aver sovvertito il fattore campo, ma anche per l’assenza di un colosso del pitturato come David Lee, infortunatosi sabato e che molto probabilmente resterà fuori fino alla fine dei playoff.
Un’assenza determinante che non si è fatta sentire, almeno per il momento, soprattutto vista la pochezza degli avversari sotto canestro. Perciò, fuori Lee e dentro Jack che, dopo una stagione in partenza dalla panchina, viene chiamato alla carica in un quintetto con un solo lungo (Bogut) e quattro piccoli o quasi, come nel caso di Barnes.
L’ex fenomeno di Georgia Tech risponde con 26 punti e 7 assist in 43 minuti, creando mismatch interessanti con Curry e mettendo in seria crisi la difesa di Denver. Ottima prova anche per Klay Thompson, che conferma i risultati ottenuti in gara-1 segnando 21 punti, partendo da ala piccola.
Un altro scudiero di Steph è stato senza dubbio il rookie Harrison Barnes, autore di una schiacciata in reverse mostruosa e di 24 punti con 6 rimbalzi. Prova da power forward superata, tanto che Faried e Chandler si sono dovuti arrendere.
Uno small ball necessario che ha, quindi, premiato gli ospiti a cui George Karl si è dovuto adattare senza porre molta resistenza e dando poca fisicità al gioco dei Nuggets, utilizzando Koufos per soli 14 minuti e McGee per 15.
Una scelta rispettabile, ma poco condivisibile, visto che togliendo centimetri dall’area, ha anche tolto possibilità di arginare le penetrazioni avversarie, preferendo difendere il perimetro senza, neanche qui, molto successo. Difatti i Warriors hanno tirato con un esaltante 64.6% dal campo e col 56% da tre, numeri da far impallidire qualsiasi squadra.
“Siamo una vera e propria macchina da canestro,” ha affermato coach Jackson al termine dei 48 minuti. “Abbiamo ragazzi capaci di mettere tiri su tiri, vedi Klay (Thompson) o Steph (Curry). Secondo me sono la coppia di cecchini migliore che ci sia mai stata.”
Vuoi l’esagerazione dovuta all’orgoglio dell’allenatore, ma questi due sono veramente dei cecchini. Di Curry si sa, ma Thompson è stata la grande sorpresa di quest’annata, rivitalizzato proprio dall’arrivo di Jackson sulla panchina.
Per quanto riguarda i padroni di casa, a parte il rientro di Faried, non c’è stata alcuna nota positiva. Miller, eroe di gara-1, si è confermato il sesto uomo di lusso, ma il resto ha faticato a stare dietro ai giovani leoni di Golden State. Lawson ha chiuso con una doppia-doppia, ma non è bastata.
Una delle chiavi della partita è stata la lotta sotto i tabelloni, persa malamente dalle Pepite per 36-26, segno anche di pochi errori avversari, ma soprattutto di una difesa superficiale, cosa che era nettamente sottoscritta alla partenza.
Tralasciando questo fattore, è stato proprio l’atteggiamento messo in campo ad essere sbagliato. Troppo sicuri di vincere tra le mura amiche, facendo i cosiddetti conti senza l’oste. I quarti centrali ne sono stati la prova, con i Warriors che sparavano cannonate dai nove metri e non, mentre i Nugs stavano a guardare, riuscendo a stento ad approfittare delle carenze difensive altrui.
“Alla fine del terzo quarto (chiuso 96-80 per gli ospiti) abbiamo capito che avremmo dovuto sudare le proverbiali sette camicie per rimontare,” ha detto coach Karl nella conferenza stampa post-partita. “Ma non c’è stato nulla da fare, erano più in palla di noi.”
Ed è questa la perfetta sintesi di una partita che ha comunque regalato spettacolo e questa serie ne regalerà ancora, statene certi. Venerdì si giocherà il terzo round e anche questa volta vi lasciamo con un quesito molto simile allo scorso: riusciranno i Nuggets a restituire il colpo?
Personal trainer e grande appassionato di sport americani. Talmente tanto che ho deciso di scrivere a riguardo.
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Non ho capito: “Thompson è stata la grande sorpresa di quest’annata, rivitalizzato proprio dall’arrivo di Jackson sulla panchina.”
è un sophomore ed è sempre stato allenato da Jackson.