Con Kobe costretto a casa su Twitter non ci sono molte speranze per Howard e compagni

Con Kobe costretto a casa su Twitter non ci sono molte speranze per Howard e compagni

L’attesa serie tra Spurs e Lakers é iniziata in modo tutt’altro che spumeggiante, con San Antonio che ha preso presto il controllo di gara 1 relativamente presto nella partita ed é poi riuscita, nonstante un paio di tentativi di rimonta dei Lakers, a tenere sotto controllo la situazione fino alla fine.

A tenere alto il livello di energia della partita, soprattutto in una serata non perfetta al tiro per gli Spurs in generale (che hanno chiuso con il 37% dal campo), nella quale anche Parker e Duncan hanno sparacchiato (rispettivamente 6/15 e 8/21 dal campo alla fine), ci ha pensato il solito Manu Ginobili.

Questa é stata fino ad ora una stagione decisamente sfortunata, per l’ex virtussino, torturato dagli infortuni e rientrato solo nell’ultima partita di regular season dopo una pausa di sei settimane. Ginobili, peró, ha iniziato i playoff con una grande partita, segnando diciannove punti in diciotto minuti uscendo dalla panchina e, semplicemente, facendo quelle giocate di energia e talento alle quali ormai ha abituato tutti e che fanno la differenza per i suoi.

Ma gli Spurs, in questo esordio dei playoffs, non hanno solo ritrovato Ginobili, ma anche la loro difesa che, come ha detto lo stesso Popovich: “E’ stata la migliore da tre/quattro settimane a questa parte”. Gli Spurs, infatti, sono riusciti, sfruttando le difficoltá sul perimetro dei Lakers, a chiudere l’area, limitando cosí l’impatto dei lunghi avversari.

Altre due statistiche fondamentali per inquadrare il modo in cui gli Spurs sono riusciti a vincere senza troppe paturnie pur tirando peggio dei loro avversari dal campo (37% contro 41% ) sono i punti in contrpiede (17-2) e i punti dalla panchina (40-10), entrambi a favore dei neroargento.

A rendere molto piú interessante la partita ci ha pensato ancora una volta Kobe Bryant: confinato a Los Angeles dalla sua gamba appena operata, il Mamba é riuscito ad essere comunque protagonista, grazie ad una serie continua di tweet per tutta la partita, in cui ha dispensato analisi, commenti e suggerimenti per compagni ed allenatore.

Bryant in particolare insisteva sulla necessitá dei Lakers di mandare di piú la palla in post, con messaggi decisamente espliciti come “Post. Post. Post.”  o “Gotta milk pau in the post right now and d12. Will get good looks from it”.

Visione, questa, condivisa a fine gara da Howard (“Dobbiamo mettere la palla dentro, piú la serie va avanti piú i loro lunghi faranno fatica a lottare in ogni possesso”), ma non necessariamente da coach D’Antoni che, avvertito in conferenza stampa dei tweet di Kobe, ha incassato l’ennesimo colpo ed ha definito Bryant solo come un fan della squadra, non riuscendo a mascherare la sua insofferenza.

Con buona pace di Kobe, infatti, ad affondare i Lakers sono state piú che altro le pessime percentuali di tiro e le palle perse: Los Angeles ha chiuso il primo tempo con il 35% dal campo, non riuscendo ad aprire la difesa degli Spurs.

Solo Dwight Howard ha chiuso la partita con piú del 44% dal campo: non si puó pensare di vincere all’AT&T Center con numeri di questo tipo, sorpattutto nel moemnto in cui non si ha la coperta di Linus rappresentata da Bryant.

Ad affossare ancora di piú Los Angeles ci hanno pensato le palle perse, ben 18, il doppio dei loro avversari. Palle perse che tra l’altro, come ha detto D’Antoni a fine partita, potevano essere evitate: “Abbiamo perso diciotto palloni, alcuni perché rinunciavamo a dei buoni tiri dal perimetro per forzare la palla dentro”.

Anche perché, per quanto Gasol ed Howard abbiano combinato per 33 punti e 30 rimbalzi, hanno anche perso in due piú della metá dei palloni dei Lakers, uno in piú (10 contro 9) di tutti gli Spurs messi insieme, a dimostrazione di come i Lakers si siano a volte incapponiti a dare la palla dentro ad ogni costo.

Adesso le due squadre avranno qualche giorno di riposo (gara 2 si gioca mercoledí) in modo da poter continuare il recupero degli acciaccati, a cominciare da Ginobili e Parker in casa Spurs e Nash (che per giocare ieri si é fatto fare l’epidurale) in casa Lakers.

Oltre al recupero degli inforutnati i Lakers dovranno anche settare il loro sistema di gioco che, pur essendo necessariamente sbilanciato sotto canestro, non puó prescidnere dalla pericolositá (e precisione) sul perimetro, proprio per aprire spazi per i lunghi e rendere loro la vita piú facile.

I Lakers devono anche in particolare ri-abituarsi a giocare con Steve Nash, a lungo assente in questa stagione e che, ovviamente, non ha enome familiaritá con i compagni (come dimostra per esempio il fatto che lui e Blake hanno giocato solo 223 minuti insieme in stagione).

Mercoledí si vedrá quale delle due squadra sfruttato meglio queste giornate di “riposo”.

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