Ci rivediamo a gara 6 Brandon ?

Ci rivediamo a gara 6 Brandon ?

Non so cosa sia scattato nella mente di Brandon Jennings ma certamente sta nel personaggio, da dove viene. Dice “vinceremo questa serie in 6 partite”, bene, la profezia non è stata ancora intaccata ma dubito che vada a buon fine.

Gara 1 del primo turno di playoff della Eastern Conference tra i campioni in carica, i Miami Heat, e la testa di serie numero 8, i Milwaukee Bucks, ha un esito scontato, nemmeno Mandrake da “Febbre da cavallo” oserebbe appoggiare la scommessa della point guard da Comtpon.

I Bucks restano attaccati alla gara per tutto il primo tempo, poi non ce n’è più. L’impressione è di una serie velocissima, quattro partite e via per il lungo viaggio contro i New York Knicks nella finale della Eastern Conference, mio modestissimo parere, prendetelo come un augurio.

Sarebbe proprio un grande spettacolo, gli unici che, pur da scheggia impazzita, possono mettere in pensiero i campioni al di qua del Mississippi.

Dicevo, comunque, senza volare troppo. Serie di primo turno velocissima ? Si dai, non ne vedo scampo. Proviamo con due buoni motivi.

I Bucks si accoppiano malissimo a Miami, che, giova ricordarlo, non è una squadra imbattibile come sembravano (ed erano) i Bulls di Michael Jordan e i Lakers di Shaq e Kobe, senza andare troppo lontano.

Gli avversari però dei tempi moderni non hanno troppe carte per batterli, men che meno questi Bucks. Una squadra che vive e muore del suo tiro da fuori non potrà mai battere Miami, che invece ha più di un difetto sotto canestro tanto è vero che è lo stesso LeBron il suo migliore in post.

Chris Bosh ormai è un tiratore da tre, ieri 3-4 oltre l’arco, Joel Anthony si vede solo in garbage time, Rashard Lewis un lungo d’area non lo è mai stato. Con uno Shaq in mezzo questi non farebbero tanto i gradassi.

Già, di Shaq in giro però non se ne vedono e South Beach potrebbe tornare passerella ad ogni santo giugno. Basta Chris Andersen per 7 rimbalzi in 16 minuti, per quell’intensità sotto canestro altrimenti nulla.

Basta e avanza contro dei Bucks speculari, in pieno trend NBA senza lunghi pericolosi spalle a canetro. Monta Ellis e Brandon Jennings saranno pure la più prolifica coppia di dietro di tutta la lega ma non è minimamente sufficiente.

Secondo motivo. La difesa di Miami, il vero indicatore di una squadra con ambizioni da titolo. Milwaukee ha segnato quasi sempre dei tiri contestatissimi, esclusivamente dal perimetro. Si obietterà che questo è proprio il modo di giocare di Ellis e Jennings. Sfidare l’avversario, anche con la mano in faccia.

Merito di Spoelstra o natura stessa del backcourt in questione, non si può comunque pensare di mettere in difficoltà i campioni così.

Jennings inventa, va dentro, parte alla grande e finisce con 26 punti, Ellis a quota 22 lo segue a ruota. Troppe amnesie difensive però, troppi errori, troppa poca intensità sotto canestro dove “Birdman” vola davvero su ogni pallone.

A LeBron piace da impazzire e mima più volte il suo sbattere le ali. E’ la carica giusta per inseguire un back-to-back che solo la maturità di Kevin Durant può negare.

Di par suo sfiora la tripla doppia (27 pts, 10 reb, 8 ast), Dwyane 16, Bosh 15 vedendo il pitturato col binocolo. Da segnalare un Ray Allen più aggressivo del previsto, 20 pts, 5 reb, 3 reb, ma con 2-8 da tre.

Sarà un serie veloce, Jennings ci farà sicuramente divertire. Per il resto c’è una squadra che ha imparato a giocare di gruppo, con il miglior giocatore della sua generazione.

Generazione dinastia in corso. Qualcuno provi a premere Ctrl Alt e Canc e a riavviare il sistema.

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