Eccoci arrivati al consueto appuntamento annuale per il premio al miglior sesto uomo nell’NBA.
Tra gli elementi di valutazione ci saranno anche alcune statistiche, tra cui il famoso indice di valutazione PER creato da John Hollinger dell’ESPN, per riuscire ad essere il più oggettivi possibile nelle scelte. Partiamo col nostro viaggio!
Kevin Martin, Oklahoma City, 28 min, 14.2 pp, PER 15.7 : indubbiamente l’ex Houston ha trovato una sua precisa collocazione nei Thunder, che lo fa sfruttare ottimamente gli spazi lasciati dal duo Westbrook-Durant per valorizzare le sue doti di shooter puro.
Tirare col 44% da 3 è indubbiamente un ottimo risultato e aiuta a mettere Oklahoma al secondo posto per punti a partita proprio dietro Houston di barba Harden. Quello che ovviamente penalizza Martin è l’essere un pessimo difensore, e di concedere troppo al suo pariruolo avversario quando è in campo, lacuna ovviamente insita nel ruolo di sesto-uomo NBA, ma che caratterizza fortemente tutta la carriera della guardia dei Thunder.
PRO E CONTRO PER DIVENTARE SMY: un buon rendimento, ma troppo distante da quello di James Harden dello scorso anno per ambire al SMY…
Andre Miller, Denver Nuggets, 26 mp, 9.5 pp, 5.9 ast, PER 15.96: giocatore da sempre sottovalutato, Miller si è trasformato in un utilissimo sesto uomo con grande duttilità, capace anche di giocare da guardia pura in coabitazione con Lawson, e di essere molto efficace difensivamente tenendo il suo pariruolo a un PER di 12.
Pur ovviamente cercando meno il canestro di una volta, la media al tiro (49%) è impressionante ed è la migliore in tutta la sua carriera.
PRO E CONTRO PER DIVENTARE SMY: i suoi numeri non essendo particolarmente rilevanti lo fanno rimanere sottotraccia, e quindi un poco probabile vincitore…
Gordon Hayward, Utah Jazz, 26 mp, 14.3 pp, 2.9 rbs, PER 17 : giocatore duttile per eccellenza, è spesso partito dall’inizio, ma coach Corbin ha voluto nel complesso sfruttarlo più come sesto uomo, anche per la sua capacità di inserirsi velocemente nel climax della partita. Non sarà casuale che per 100 possessi, il rendimento di Hayward da un saldo positivo di più di 5 punti tra attacco e difesa, complice anche un’ottima media ai tiri liberi, 84% a partita.
PRO E CONTRO PER DIVENTARE SMY: giocando a Utah è sotto radar, e la mancanza di picchi particolari lo rende un ottimo candidato ma non un vincente…
Ray Allen, Miami Heat, 25.8 mp, 10.8 pp, PER 15.0 : i numeri indicano chiaramente come l’ex Celtics abbia dovuto limitare fortemente il suo contributo in campo, anche se il 45% dal campo e il 42% al tiro da 3 indicano chiaramente una ottima affidabilità di rendimento.
Pur con limiti difensivi che aumentano col passare degli anni, Allen si è calato bene nel nuovo ruolo di riserva pur di lusso, realizzando anche canestri decisivi nell’ultimo quarto.
PRO E CONTRO PER DIVENTARE SMY: ha avuto un ruolo troppo limitato per poter legittimamente ambire a diventare SMY in una squadra così completa…
Ryan Anderson, New Orleans Hornets, 29.2 mp, 15.7 pp, 5.9 rbs, PER 18.73 : se qualcuno aveva dubbi sul rendimento di Anderson lontano da Dwight Howard, deve ricredersi di fronte all’ottima stagione dell’ex-Magic. Ottimo tiratore anche dal perimetro, e solido rimbalzista, ha saputo mantenersi su ottimi livelli anche nella situazione non facile di Nola quest’anno, e nel futuro sarà tra i loro giocatori più solidi, sia come starter che fuori dalla panca.
PRO E CONTRO PER DIVENTARE SMY: fosse in un’altra squadra sarebbe un candidato molto solido, ma le sue probabilità diminuiscono giocando per una squadra perdente come gli Hornets…
IL NOSTRO PODIO IDEALE
Jamal Crawford, Los Angeles Clipper, 29.5 mp, 16.7 pp, 2.5 ast, PER 16.97: l’insieme di finte, movimenti con la palla, capacità di palleggio, rendono il gioco di Crawford a tratti spettacolare, ma soprattutto molto produttivo.
E’ impressionante il suo rendimento nell’ultimo quarto, da statistiche addirittura superiore a LeBron James, dove aiuta certamente giocare vicino a Chris Paul, ma allo stesso tempo Crawford ha esperienza sufficiente per trovarsi sempre preparato e pronto al tiro importante. La difesa non è certo l’elemento più forte del suo gioco, ma neanche una totale debolezza come capita spesso a chi esce dalla panca.
PRO E CONTRO PER DIVENTARE SMY: i suoi numeri sono certamente da titolo, ma il suo apporto potrebbe essere ritenuto per i destini dei Clippers meno fondamentale di Jarrett Jack per i Warriors, e in genere è difficile bissare un titolo già vinto precedentemente (con gli Hawks nel 2010)…
J.R. Smith, New York Knicks, 33.8 mp, 17.8 pp, 5.2 rbs: la stagione di J.R. ha sicuramente rispecchiato il suo carattere, piena di alti e bassi, ma alla fine entusiasmante e vincente. E’ giusto sottolineare i progressi che ha compiuto dai tempi dei Nuggets, visto come ha dimostrato di non essere semplicemente un cecchino impazzito, ma di calibrare molto meglio la sua selezione al tiro, e di sapersi mettere al servizio della squadra a 360 gradi, anche in difesa.
Sembrerà strano, ma senza di lui in un calcolo per 100 possessi, New York concede quasi quattro punti in più, indice che finalmente Smith ha disciplinato il suo approccio difensivo, complice anche coach Woodson. Non guasta che stia finendo la stagione con una striscia vincente dei Knicks di 10 partite in cui ha messo in media 23 punti e quasi 6 rimbalzi.
PRO E CONTRO PER DIVENTARE SMY: i suoi alti e bassi potrebbero toglierli qualche punto, e come per Crawford il giocare in una squadra che ha già una superstar (nel suo caso Carmelo Anthony) riduce leggermente il valore del suo apporto complessivo dalla panca…
Jarret Jack, Golden State Warriors, 29.2 min, 12.9 pp, 5.3 ast, PER 16.18 : il giocatore dei Warriors è stato indubbiamente una delle sorprese della stagione, capace finalmente di uscire dal limbo di giocatore discreto ma mai veramente eccellente, riuscendo a trovare una collocazione ideale come combo-guard in grado, partendo dalla panchina, di mettere un sostanzioso contributo di punti e assists, tirando con un eccellente 41% da 3, e dimostrandosi ottimo sia nel giocare insieme a Steph Curry, formando un attacco veloce e con molte soluzioni soprattutto al tiro, sia da play di riserva, dimostrando impressionanti doti in clutch-time.
Con lui in campo nelle situazioni di cluch-time Golden State ha vinto il 60% delle partite punto a punto, giusto per fare un paragone la percentuale per Jamal Crawford è del 59%, e per J.R. Smith del 58%.
Jack è stato inoltre, il 22 febbraio contro gli Spurs, la prima riserva ad aver segnato almeno 30 punti e distribuito 10 assists dal 1996, quando a mettere questi numeri fu il grande Magic con i Lakers, ma tutta la stagione segnala la capacità di essere decisivo del regista dei Warriors.
Visti anche gli infortuni con cui hanno dovuto combattere Jack e compagni, e visto la mancanza di una superstar vera e propria per i Warriors rispetto a Clippers (Chris Paul) e Knicks (Carmelo Anthony), la particolare rilevanza del rendimento di Jarret Jack nella stagione positiva di Golden State lo rende un ideale Sixth Man Of The Year.
Voi cosa ne pensate? Fateci sapere il vostro punto di vista!
appassionato della cultura americana, dagli sport alla letteratura al cinema della grande nazione statunitense…
per qualunque curiosita’ scrivetemi a: albix73@hotmail.it
…ma cosa centra il fatto che l’eventuale sixth man giochi con una stella assoluta?
Harden l’anno scorso giocava con due stelle, Ginobili ha sempre giocato con Parker e Duncan…se un sesto uomo risulta fondamentale per l’economia della squadra e per il secondo quintetto (vedi ad esempio i 2 sopracitati) è giusto che sia un forte candidato al titolo…se togli JR a NY quest’ultima sarebbe nello stesso posto con gli stessi risultati? non lo sapremo ma per assurdo, togliendo Harden, Oklahoma è sempre in cima ma siamo tutti d’accordo sul fatto che sia ben diversa a livello di forza assoluta rispetto allo scorso anno… se ho detto ca…te mea culpa…
rispetto all’anno scorso, non c’è un candidato che sia nettamente davanti agli altri, e per me Jack è stato il più fondamentale nel contesto della sua squadra. Non sia su posizioni molto diverse, tanto che ho proprio messo J.R. e Crawford nel podio, a ognuno poi determinare il suo ‘ordine delle posizioni…
Mi dispiace contraddirti, ma Jack non l’ho visto un giocatore così impattante (e comunque gioca anche lui tra due papabili Star come Curry e Lee), mentre Crawford e Smith hanno anche deciso molte partite uscendo dal pino, cosa molto più rilevante che qualche assistuccio e punticino messo quando Curry decide di tirare il fiato. Sicuramente ha contribuito alla grande nella stagione fantastica dei Warriors, ma non così tanto da meritarsi questo premio. Poi magari lo vincerà lui, ma vedo gli altri due un gradino più in alto.
E Nate Robinson? 25.5mpg, 13.1p, 2.2r, 4.4a, 40.5% da tre, 17.47 PER e tante partite vinte da lui per i Bulls