Un altra settimana intensa nell’NBA, partiamo quindi col nostro Weekly.
SETTIMANA DI PASSIONE A L.A.
Kobe Bryant stringeva il braccio dolorante, e avviandosi verso gli spogliatoi sembrava prefigurare una settimana nera e l’ulteriore allontanarsi dei playoffs per i Lakers. Chi l’avrebbe pensato che nel giro di pochi giorni, e di due partite successive contro Hornets e Toronto Raptors, Kobe e soci sarebbero stati vicino come non mai alla postseason, grazie anche a una caduta verticale di Jazz e non solo.
Ma ritorniamo al Mamba ferito, e di come dopo la sconfitta contro i Thunder il giorno dopo i lacustri sprofondano a un meno 26 punti a metà partita, quasi in balia dei giovani Hornets. Quando, punto dopo punto, una rimonta prende piede, e un inferocito Bryant incomincia a mettere un canestro dopo l’altro, tripla dopo tripla, fino a un clamoroso sorpasso finale e un bollettino da urlo per la guardia gialloviola – 42 punti e 12 assists, numeri che lo mettono al secondo posto dietro Larry Bird tra i giocatori più vecchi in grado di mettere a segno in partita almeno 40 punti e 10 assists.
Come non bastasse, il copione si ripete due giorni dopo contro Toronto. In casa i Lakers vanno sotto di 15 punti, ma ormai la squadra di D’Antoni ci ha abituato a partenze super lente, e complice anche un Howard in buona forma (24 punti e 13 rimbalzi pur coi soliti problemi dalla free-throw line) la partita finisce di nuovo punto a punto.
Ed è qui che inizia di nuovo lo spettacolo-Kobe, che con due impossibili tiri da downtown, e una schiacciata spettacolo in overtime, sigilla l’ennesima vittoria batticuore. Visto che tutto nell’NBA cambia in 24 ore o meno, parlare adesso sembra troppo facile, ma forse a L.A. c’è ancora ossigeno per far paura nei prossimi mesi…
DENVER DA URLO, ROCKETS FUORI GIRI
E’ curioso accostare queste due squadre, proprio perchè pur simili in una certa filosofia di gioco ( velocità d’azione e punteggi alti), i Nuggets all’ottava vittoria consecutiva sono decisamente caldi, mentre Houston sta perdendo (vedi anche sabato sera contro Phoenix) troppe partite da vincere, se si vuole andare in postseason nella Western Conference.
Da sottolineare come nei Nuggets sia decisamente hot Ty Lawson, che forse ebbro del contrattone estivo era partito decisamente contratto (!) a novembre, salvo poi vedere il suo gioco nettamente crescere e in modo importante.
Oltre a tirare nelle ultime dieci partite con una media del 50% e avere oltre 23 punti a partita, il play di Denver è anche un clutch shooter, come hanno avuto modo di sperimentare sulla loro pelle i Thunder la scorsa settimana, con tiro decisivo proprio di Lawson negli ultimi secondi di partita. Con i Clippers, sconfitti giovedì sera, e i Memphis Grizzlies inquadrati ormai nel mirino, il sogno di Denver di raggiungere il terzo posto nella Western Conference non è più utopia.
Due i difetti da superare: una certa debolezza in trasferta, e i troppi liberi sbagliati a partita (ultimi nell’NBA), ma occhio a non sottovalutare i Nuggets….
DUBBIO ROSE
Il dubbio per Derrick Rose e il suo entourage è tra tornare adesso, contribuendo alla causa dei Bulls soprattutto nei playoffs, o farlo decisamente la prossima stagione, ripartendo dalla preparazione, preseason, insomma tutto il cammino normale quando si inizia da capo in una nuova stagione.
Bisogna tenere conto innanzi tutto che nessuno nella storia NBA è ritornato dalla ricostruzione del crociato laterale della caviglia esattamente alla condizione pre-infortunio, e anche nel 2013, con una tecnica chirurgica che permette a Rose di avere l’ok medico dopo 9 mesi dall’infortunio, rientrare in campo non è proprio una cosa semplice.
Per sgombrare il campo da facili parallelismi, diciamo subito che il play dei Bulls ha un gioco nettamente diverso da Ricky Rubio, altro infortunato eccellente ritornato a dicembre, che si basa (basava?) sulla straordinaria rapidità di movimenti per eseguire penetrazioni a canestro praticamente indifendibili, e che il gioco di Rose dovrà per forze di cose rivedere diversi aspetti, puntare più sul tiro perimetrale e sugli assists, ma proprio questo elemento rende rischioso il ritorno in questo momento della stagione.
Vale la pena rischiare una ricaduta dall’infortunio (come capitò nel calcio a Ronaldo) affrontando avversari in piena forma, e che in difesa potrebbero abusare continuamente di un giocatore non in grande condizione? Un conto è allenarsi in un 3 contro 3 o al tiro, un altro cosa è la partita vera e propria. Essere gettato nella mischia anche al 70% della condizione per Derrick Rose potrebbe essere un rischio, ma il business è business e forse la dirigenza dei “tori” la penserà diversamente…
I GIOCATORI DELUSIONE
Deron Williams: con tutte le scuse del caso, problemi fisici e alti e bassi di Brooklyn, diventa ormai difficile considerare Deron una èlite point-guard alla pari di altri giocatori della lega come Chris Paul, Russell Westbrook, o Rajon Rondo. Il suo tiro sta continuando a diminuire in chiave percentuale da diversi anni, ed è difficile salire nei rankings NBA affidandosi alla luna spesso storta dell’ex Utah. Che con la cacciata di Avery Johnson si è anche guadagnato la fama di mangia-allenatori…
Landry Fields: soldi buttati alle ortiche quelle dei canadesi, visto che tra un infortunio e il poco gioco dimostrato, l’ex Knicks non ha proprio brillato oltreconfine. ..
Pau Gasol: annata veramente nera quella dello spagnolo, con l’infortunio che lo terrà fuori almeno fino a novembre ciliegina sulla torta in negativo. Fin dall’inizio ha giocato sotto il suo standard, e l’arrivo di Mike D’Antoni ha solo peggiorato la situazione almeno per lui, portando a una ridda continua di lamentele ingiustificate per un professionista del suo livello. Ha ancora abbastanza nel serbatoio per rinascere inun’altra squadra, sempre che non rimanga lui e Howard vada via in estate…
Michael Beasley: totale delusione per l’ex prima scelta di Miami, che a dispetto delle (meritate) critiche ricevute in carriera, un certo rendimento l’aveva sempre espresso. Quando le percentuali di tiro passano dal 44% al 38% c’è poco da dire altrimenti, visto che ai Suns l’avevano preso per essere il clutch shooter della squadra. Non pervenuto, e futuro ormai in serio dubbio…
Devin Harris: vedendo Harris si ha la sensazione di un giocatore i cui migliori momenti sono già passati, non un grande regista sul campo, non un tiratore eccezionale (44% di media ma con meno minuti rispetto all’anno passato), e probabilmente un ruolo ancora minore il prossimo anno in un’altra squadra. Futuro in Cina?
Evan Turner: un ala perimetrale che non tira da 3 è una contraddizione in termini, ma riassume tutta la fragilità del giocatore di Phila. Inoltre le sue percentuali stanno anche diminuendo, visto che rispetto all’anno scorso tira col 42% dal campo, peggioramento rispetto al 43% in carriera. Destinato ad avere un ruolo sempre più limitato nell’NBA se continua così…
Come avete visto, l’NBA diventa sempre più emozionante col passare dei mesi. Appuntamento a tra sette giorni, con altre emozioni targate Weekly NBA!
appassionato della cultura americana, dagli sport alla letteratura al cinema della grande nazione statunitense…
per qualunque curiosita’ scrivetemi a: albix73@hotmail.it
mi sa che su deron williams ti devi sincronizzare un attimo da dopo ASG… ha sempre i soliti problemi, squadra che non corre, lenta e che non fa uno straccio di p&r. qualche problema fisico c’è stato.
ripeto, brooklin con due lunghi come lopez ed evans è difficile aprire il campo
Gasol rientrerà entro un mese..
anche nella migliori famiglie si sbaglia, incluso quella di playitusa, e non so come sia scappato “novembre” riguardo a Gasol ma a volte capita! Grazie per la segnalazione a Simo… @ mark 85: che Williams per diversi motivi non sia quello che giocava a Utah nel 2010 è abbastanza palese, Se Jerry Colangelo ha riportato che Williams alle scorse olimpiadi era sovrappeso e non in perfetta forma, forse i problemi del play dei Nets non sono sempre colpa altrui…