Lebron vs Kobe
Rondo vs Paul
Wade vs Durant
Melo vs Garnett (che in teoria sarebbero compagni)
Est vs Ovest
Non c’e’ un muro in mezzo o dissing e sparatorie come ai tempi di Tupac e Notorius.
Solo i 24 giocatori piu’ forti del mondo, sopra un unico parquet.
Un sogno per chiunque veneri questo sport. Un sogno, si, con diverse controindicazioni che incidono sulla serieta’, meno sulla spettacolarita’, dello show.
Serieta’ o no, due dozzine di fenomeni cosi non si riescono a mettere insieme in nessun altro spettacolo sportivo che non sia l’ NBA All Star Game.
Di questi ventiquattro, dodici per costa, dieci sono gia’ stati scelti, dal giudizio popolare, sovrano in quanto tale ma meno presente da un paio d’anni a questa parte. Con il milione e seicento mila voti di Kobe negli ASG precendenti si faceva fatica ad entrare in quintetto in entrambi i roster.
Quintetti che Chris Bosh ha solamente sfiorato, poco piu’ di ventimila voti la sua distanza da KG, la cui presenza insieme a quella di Anthony e della incolpevole signora Vasquez, ci regalera’ un indubbio meta-spettacolo ancora prima della palla a due.
L’Ovest, campione in carica, si ripresenta, per il secondo anno consecutivo, con 4 losangeleni in quintetto piu’ il miglior realizzatore della NBA.
Nel backcourt, due che in un’altra vita e in un’ altra lega potevano trovarsi a giocare insieme tutto l’anno e non solo una sera di meta’ febbraio.
Chris Paul, burattinaio di tutti gli altri nove in campo, sta tenendo L.A. in cima alla Western Conference, e il fatto che lo stia compiendo con il nome Clippers sul petto e non sia in giallo viola rende il tutto ancora piu’ incredibile.
Kobe Bryant, al suo 15° All Star Game come Garnett e Shaq, superato Jordan e a meno quattro da Jabbar. Il piu’ votato, in una delle sue migliori versioni di sempre che pero’ coincide con una, se non, la peggior versione recente della sua squadra. Tutto e il contrario di tutto, semplicemente Black Mamba.
Nel reparto davanti: Superman, Bad Blake e KD35.
Dwight Howard, l’unico presente nei dieci piu’ votati ad aver oltrepassato il Mississippi durante la off season. Al suo primo ASG nella western, probabilmente il meno meritato dei sette fino a qui conquistati, a causa del protrarsi dei problemi alla schiena che gli hanno tolto quell’esplosivita’ che lo contraddistingueva.
Blake Griffin. Per lui, fino all’anno scorso, questa era la “sua” serata perche’, per uno che viveva di soli highlights come lui, l’All Star Game e’ sostanzialmente il paradiso. Da quest’ anno, grazie ad allenamenti specifici durante l’estate con coach Bob Thate, uno dei grandi innesti dei Clippers della stagione in corso, sul suo jump shot, Griffin, ha mantenuto inalterato il numero delle visite “above the rim”, sopra il ferro, ma si e’ costruito una pericolosita’ offensiva che non gli era mai appartenuta e che rendono questa, si, una serata speciale, ma non come quelle della post season che lo aspettano.
Kevin Durant, passato attraverso le Forche Caudine delle Finals perse, ne e’ uscito ancora piu’ forte, sia sotto l’aspetto tecnico, migliorato come passatore, sia sotto quello della personalita’. L’allievo di Big Chucky cerchera’ di confermarsi per il secondo anno consecutivo MVP della serata, impresa mai riuscita nella storia della competizione.
Ad Est, vedendo la lista dei five starters, a tenere banco c’e’ solamente: “Your wife tastes like Honeynut Cheerios”, dove la moglie e’ Alani “La La”Vasquez, meglio conosciuta come Ms. Anthony, mentre gli Honeynut Cheerios non sono altro che quei “cereali con il dolce gocciolone di miele”.
Nonostante dissidi, profondi e difficilmente riconciliabili, interni, la materia prima del quintetto dei Man in Blue e’ notevole. Quattro che hanno giocato la scorsa finale della Eastern Conference piu’ colui che oltre a poter testimoniare se KG abbia mentito o meno, di solito ne scrive 30 a serata.
Rajon Rondo, “steward dei destini biancoverdi” (cit.). Nonostante sia un’ enigma per chiunque, compagni, avversari, se stesso, rimane un talento da doppia doppia a serata solitamente condita da giocate alla Pistol Pete Maravich. C’e’ di peggio.
Dwayne Wade, non il vostro classico secondo violino, ma finche’ c’e’ il 6, si puo’ essere al massimo quello. Non e’ andato alle olimpiadi per guarire da un problema al ginocchio che gli ha condizionato tutta la post season passata, ha recuperato durante l’estate occupandosi anche di problemi famigliari, ed e’ tornato a livelli che non si vedevano da quando a Miami era la Sua casa.
Carmelo Anthony. Su di lui si posano le speranze cestistiche di tutta New York o Manhattan che sia, insomma il centro dell’universo. Responsabilita’ che il prodotto di Syracuse sta sostenendo, portando i Knicks ad altezze a cui non era piu’ abituata.
Kevin Garnett. Se solo ne avesse il tempo vi odierebbe tutti, abrasivo e pungente, con una lingua mai troppo corta ma una presenza all’ ASG, costante e sempre meritata, quindicesima anche per lui, che sottolinea quanto rimanga decisivo in ogni aspetto del gioco.
Lebron James, semplicemente il piu’ forte di tutti. Che lo sia solo della sua epoca o di tutti i tempi, ce lo dira’ solo la storia.
Per quanto riguarda i restanti quattordici giocatori che i coach sceglieranno, al momento si possono solamente fare delle previsioni che dal punto di vista del sottoscritto dipendono da due precise condizioni: la prima e’ che l’NBA e’ un concentrato di talento per il basket come non lo e’ nessun’altra lega o campionato per il proprio sport, e dovendone scegliere solamente ventiquattro giocatori, non si puo’ prescindere da preferenze meramente personali che di fatto diventano l’unica discrimante per scegliere.
La seconda e’ il fatto di considerare, l’All Star Game solamente come uno spettacolo e in quanto tale come una pura esibizione di talento offensivo in cui una vera partita di basket c’entra il giusto.
Le nostre riserve per la Western Conference
James Harden, la barba piu’ famosa del west. Grazie alla trade e’ diventato l’uomo franchigia su cui si basa tutto il futuro dei Rockets. Dopo un’estate a vedere i suoi compagni vincere una medaglia l’olimpica anche per lui, e’ arrivato il suo momento. Gioca anche in casa, il che non guasta.
Russell Westbrook, faccia da tartaruga ninja, gambe da Beep Beep, una vera forza della natura. Come KD, dopo la sconfitta contro gli Heat, durante la off season, passate anche a farsi rincorrere da avversari in quel di Londra, ha migliorato diversi aspetti del suo gioco. Per il momento, si trova in un corpo troppo veloce anche per lui, e nonostante questo rimane sostanzialmente immarcabile. Quando rallentera’ un po…
Zach Randolph. Dopo aver girovagato per l’nba ed essere passato con un discreto numero di rossi nella sua vita, finalmente sembra aver trovato il luogo giusto per esprimere il suo infinito talento a Memphis. Corre i 48 metri come pochi lunghi nella storia del gioco e il suo mancino rimane uno dei piu’ educati di tutta la lega.
David Lee. Altro mancino, altro ripudiato dai Knicks, altro che in un contesto di minor pressione si e’ rilanciato completamente diventando una delle point forward piu’ complete della Western Conference. Se i Warriors sono una delle sorprese di questa stagione, diversi meriti vanno riconosciuti al nativo di St. Louis.
Tim Duncan. Nonostante la carta d’identita’ faccia notare come siano gia’ trentasei gli anni, dopo aver saltato lo scorso all star game di Orlando, la sua chiamata sembra una pura formalita’. Da diversi anni si pensa sempre che sia l’ultimo ballo, ma non lo e’ mai. Per il momento ha vinto contro tutti, anche contro “father time”.
Wildcard:
Marc Gasol. Dopo aver spodestato il fratello dal trono di miglior jugador de baloncesto en ene-be-a, l’ex Hefty Marc ha costruito con Z-Bo uno dei reparti davanti piu’ forti degli ultimi anni. Da quelle mani fa sostanzialmente uscire meraviglie che i suoi compagni trasformano in punti. Con lui, Randolph e altri discreti “scappati di casa” i Grizzlies possono scrivere una delle storie piu’ belle della NBA.
Jamal Crawford. Titolare del movimento piu’ eccitante del mondo cestistico, lo shake n’ bake, una serie di crossover e palleggi dietro la schiena da mandarti completamente fuori di testa. Oltre a rivoltare completamente le partite uscendo dalla panchina, in lizza per il premio di sesto uomo dell’anno, sarebbe il secondo per lui, e’ il giocatore piu’ fantasioso e divertente dell’intero panorama NBA. Uno come lui, all’ ASG, non puo’ non andarci.
Le nostre riserve per la Eastern Conference
Kyrie Irving. Entusiasmente come solo Jamal Crawford sa essere. Sta riportando i Cavs sulla cartina NBA. Con due imprese di questo calibro, la chiamata al suo primo ASG e’ assicurata.
J.R. Smith. Dopo essere espatriato in oriente ed aver fatto impazzire, in tutti i sensi, il basket cinese, e’ sbarcato nella grande mela dove fa impazzire, questa volta solo di gioia, il Garden ogniqualvolta a meta’ primo quarto, si alza dalla panchina. Vero fenomeno di culto del momento nella lega, la liaison con Rihanna non ha fatto altro che aumentarne la fama. Prima chiamata alla gara della domenica pressoche’ certa. Inimitabile J.R.
Tyson Chandler. Vero che la sua scelta va di fatto contro la seconda considerazione precedentemente eseguita, ma le visite sopra il ferro e soprattutto i tap out che esegue continuativamente sono una forma di spettacolo unica nel suo genere.
Joakim Noah. Stesso discorso di cui sopra, aggiungendo la leadership e gli assist con cui mantiene i Bulls ampiamente in zona playoff in attesa del ritorno di D-Rose. Tornado in vista a Houston.
Brook Lopez. Esegue tutto ad una lentezza che dovrebbe renderlo non competitivo a questi livelli, esegue tutto talmente bene che dovrebbe essere uno dei centri piu’ dominanti della recente storia NBA. La verita’ sta nel mezzo e Lopez, rinato sotto la guida di P.J. Carlesimo, sembra meritare una chiamata alla gara delle stelle.
Paul George. Partito come riserva di Danny Granger, a causa dell’infortunio di quest ultimo, e’ finito sempre in quintetto, diventando decisivo in ogni vittoria di Indiana. Nell’ultimo mese e’ diventato una macchina da venti e dieci di media. Indiana vola nella Central Division anche grazie a lui. Dopo aver presenziato alla gare delle schiacciate ad Orlando, per Paul sembra arrivato il momento di giocare anche la domenica.
Jrue Holiday. Mentre la stagione dei Sixers inizia e finisce con “Waiting for Will”, l’ex point guard di UCLA si e’ stufato di aspettare ed ha iniziato a macinare punti ed assist trascinando da solo la squadra di Doug Collins ad una lotta playoff che senza Bynum non veniva presa in considerazione e non era neanche cosi desiderata.
@tanni__b / giovanni.benveniste@gmail.com
unica nota: secondo me Steph Curry merita l’ASG ad ovest quasi quanto Westbrook…
leggere che Lebron potrebbe essere ricordato come il più forte di tutti i tempi è un colpo al cuore
concordo in pieno
se posso permettermi di aggiungere un paio di note a quella di galians:
– David Lee una point forward? Lamar e Toine Walker si rivolteranno nella tomba nel momento esatto della tumulazione
– Z-Bo corre i 48 metri come pochi ciccioni della storia della lega :D
– Crawford sarebbe “il giocatore piu’ fantasioso e divertente dell’intero panorama NBA” ?!?! dai, sù, siamo seri
– Kyrie Irving mi piace parecchio, ma vedi sopra
– Rondo come PPM? J-Will ti viene a cercare, occhio! :D
Curry più di altri, infastidisce il fatto che non ci sia. Migliore PG ad ovest sinora a mio avviso.
il basket e’ opinabilissimo e la mia analisi probabilmente dipende dal fatto di aver letto e sentito raccontare della NBA pre Jordan e di essere diretto testimone solamente di quella successiva
Dal mio punto di vista, Curry nella eastern potrebbe anche partire in quintetto. Nell ovest, se la giocherebbe con tutti, escluso CP3, ma gli ho preferito Crawford perche’ lo trovo piu’ adatto all’ASG. Opinione personale super discutibile
felicissimo di vedere crawford in panchina per l’ovest, stessa cosa per noah e lopez dall’altra parte (secondo me anche grazie all’infortunio di varejao). sinceramente holiday non ce lo vedo, anche se a est in quella posizione non c’è moltissimo. per esempio steph curry ad est ci sarebbe andato sicuramente
ah ok, ho capito solo adesso che sono le opinioni di chi scrive…ahahahahah. comunque, a parte aldridge per uno tra marc gasol e z-bo, sono d’accordissimo
KG non meritava il quintetto titolare all ‘ASG
ok che forse non sia ancora da all star game ma una mensione la farei anche per jeff teague e la sua ottima stagione..poi c’è gente che per meriti annuali ci dovrebbe essere di diritto vedi curry,e gente che nonostante una stagione altalenante è da all star (vedi deron williams) ..ps un giocatore da all star che non viene considerato solo perchè si trova ad atlanta,josh smith (lo dico da tifoso hawks.in una squadra tipo ny,boston,los angeles,miami,questo giocatore sarebbe osannato ma purtroppo non viene considerato proprio perchè si trova ad atlanta!! )