8 Aprile 2012
– Quindici secondi alla fine dell’ultimo quarto: âSmith has it. Knicks down three. Should the Bulls foul? Anthony for three. Bang! That one goes down and the game is tie.â
– Quindici secondi alla fine dell’ overtime, Bulls sopra di due: âMike Woodson not calling time out. In the hands of Anthony. Anthony for three. Puts it in! Knicks up by one.â
http://www.youtube.com/watch?v=oN_BYvvestc
Anthony for three, per due volte, fanno sei punti. Se a questi sei ne aggiungiamo altri trentasei nel corso della partita fanno 42. Quarantadue punti alla difesa piu’ organizzata dell’intera lega, conditi dalle due triple, entrambe dal suo ufficio, la âwing areaâ, che mandano la gara prima al supplementare e poi la decidono definitivamente.
Commento del protagonista: âOne of those nightsâ.
Strano, questo âone of those nightsâ devo averlo gia’ sentito.
Notte di Natale 2011. Tip Off della NBA.
Melo brutalizza i Celtics, mettendone trentasette con quasi il 60 per cento da tre e dal campo. Da sottolineare: tripla in faccia a Daniels che pareggia la gara a 3 minuti dalla fine, dalla sua wing area, un classico. Si, decisamente âone of those nightsâ.
Sarebbe âuna di quelle nottiâ anche quella contro la longobardica Nigeria. Sarebbe solamente perche’ si giocava al pomeriggio, perche’ per numeri, storici, palcoscenico, olimpiadi, e leadership, neanche ai tempi degli Orange men di Syracuse, e’ la partita di Carmelo Kyam Anthony.
Trentasette punti con oltre l’81 percento dal campo e 10 su 12 da tre. Battuto il record di punti in una gara olimpica detenuto da Stephon Marbury, altro brooklynese. Il tutto in soli quattordici minuti. Entusiasmante.
Da questa gara, seppur contro avversari consci del loro destino ancora prima della palla a due, deriva il Carmelo Anthony della stagione in corso.
Grazie ad un sistema anarchicamente organizzato su misura sua e di J.R. Smith, due che la pura idea del professor Naismith di buttare la palla in un cesto di pesche l’hanno appresa come pochi altri nella storia del gioco, i Knicks quest anno volano come non si vedeva dai tempi di Patrick Ewing.
Lo stile di gioco di Melo non e’ cambiato, l’ossessiva tendenza che lo caratterizza da sempre a cercare di battere l’avversario uno contro uno stile Rucker Park e’ rimasta uguale, e’ cambiato il modo di prendere questi uno contro uno, che derivano maggiormente da situazioni dinamiche e che si inseriscono in modo migliore nel playbook di Coach Woodson.
Infatti, a differenza degli anni scorsi, in cui questo stile portava a risultati negativi per la sua squadra, il record dei Knicks ogniqualvolta Melo raggiunga o superi i 29 punti, sua media stagionale, e’ di 11-4. Se a posto dei Knicks e di Anthony mettiamo i Lakers e Bryant, il record diventa 7-14.
Di queste 11 vittorie oltre i ventinove punti, la piu’ significativa e’ certamente quella contro i Brooklyn Nets, gara 2. Una prestazione cosi’, in maglia New York Knickerbockers, non la si vedeva dai tempi di Bernard King, unica vera fonte d’ispirazione di Melo.
Nonostante l’allora coach dei Nets Avery Johnson abbia provato a buttargli addosso qualsiasi bipede in maglia bianconera, Anthony ha tirato oltre il 60 per cento mettendone a referto quarantacinque. L’onnipotenza logora chi non ce l’ha. One of those nights.
Sebbene si sia gia’ dovuto fermare tre volte nel corso della stagione causa infortuni, dai quali e’ tornato a giocare mettendone sempre almeno 31, Melo, quest anno, sembra essere finalmente in grado di sedersi al tavolo dell’elite della lega, posto che lo attendeva da quando ai tempi di Oak Hill Academy attiro’ piu’ attenzione la sua sfida con Lebron che l’intero All Star Weekend NBA.
âConnecting the dotsâ e’ un espressione anglofona, resa celebre dal discorso di Steve Jobs a Stanford University, che indica la visione di un insieme per cercare di spiegare un fenomeno. Unendo tutte queste âone of thoseâ di Melo, contro Celtics, Bulls, Heat, Nigeria, Nets… avvenute in tempi cosi ristretti e in modi cosi differenti rispetto al passato, a New York City s’inizia a pensare che sia arrivato finalmente âone of those yearsâ.
P.S. Mentre finisco di scrivere, a Portland, Oregon, Melo ha appena riportato i Knicks a – 11 mettendo i suoi ventiduesimo, ventitreesimo e ventiquattresimo punto sulla sirena di fine primo tempo. Dal suo ufficio, un classico. âAnthony for threeâ, one of those years…
@tanni__b / giovanni.benveniste@gmail.com
bella figura di melma che ha fatto ieri meloooooooooooooooooooooo, KG regna.
altrochè brutalizza i celtics, impari da pierce cosa vuol dire essere un campione.
Si ma… l’uso della “H” per uno che scrive articoli non dovrebbe essere un’optional da mettere a piacimento ;)
Comunque buon articolo!
Steve, scusandomi anticipatamente per l’errore della “H”, volevo chiederti dove fosse perche’ proprio non lo trovo.
Grazie mille per il complimento!
T.B.
“Avery Johnson abbia provato ha buttargli addosso”… quella dovrebbe essere una A senza H.
Comunque bell’articolo…peccato che qualcuno lo commenti con qualcosa che c’entra poco con l’argomento (vedi “KG regna”).
Hai super ragione, 5 anni di liceo classico buttati via!
Chiedo scusa ad ogni lettore.
Un’altra h di troppo: “mettendone ha referto quarantacinque”.
Bye
Questo non vincerĂ mai na ceppa, buon scorer ma se ti prendi oltre 20 tiri a gara lo diventi per forza …