I Lakers si presentavano all’inizio di questa stagione con uno dei quintetti più forti di sempre, almeno sulla carta, con interpreti tra i migliori per ogni ruolo, coadiuvato da una panchina rinforzata in estate con veterani e specialisti. L’inizio di stagione però ci racconta di qualche sconfitta di troppo e di una squadra che stenta a diventare tale.
Gli infortuni di Nash, Gasol e Blake posso essere una attenuante ma il rientro del playmaker trentanovenne basterà per risolvere i problemi?
Analizzando questo primissimo scorcio di stagione non possiamo non partire che dalla difesa, il vero punto debole dei Lakers. Non è solo una questione di numeri nudi e crudi, con Brown si subiva meno ma si segnava meno perché il numero di possessi era basso. Con D’Antoni si segna di più ma si concede molto di più.
Il vero problema è l’atteggiamento della squadra. Chi per motivi anagrafici come Bryant non può avere un’intensità costante, chi come indole non è mai stato un gran difensore vedi Nash, Gasol o Jamison, sembra spaesato anche l’ex Ron Artest, capace di ottime prove nell’uno contro uno ma in balia degli avversari quando scattano le prime rotazioni che coinvolgono tutta la squadra.
Howard è forse il primo indiziato per un rendimento difensivo nettamente inferiore a quello che ci aveva abituato. Se è ancora solo il rodaggio post operazione sarà il tempo a stabilirlo ma a differenza dei tempi di Orlando, in cui la difesa era molto organizzata e con delle direttive specifiche che spingevano l’attacco avversario verso il centro area, i Lakers di oggi hanno meno propensione difensiva ma hanno anche meno voglia di aiutarsi uno con l’altro.
A roster non ci sono difensori che possano cambiare l’attitudine di squadra, tanto meno il rientrante Nash che dovrà vedersela nei play-off con Westbrook, Paul o Parker esponendo la difesa ancora di più rispetto ad oggi.
Da qui la considerazione che i Lakers siano stati costruiti per fare un punto in più dell’avversario. Mike Brown ha pagato la sua maniacale cura della fase difensiva ma soprattutto un gioco troppo strutturato e controllato.
L’arrivo di D’Antoni è sicuramente un’alternativa valida per l’attacco ma l’aver scelto l’ex allenatore di New York deve essere interpretato come la volontà di mettere Nash nella miglior situazione possibile. Se in difesa faticherà, come sempre, almeno in attacco potrà esprimere tutto il suo potenziale senza essere relegato a semplice esecutore di schemi come con Brown.
Nonostante questo però Nash non è ancora la soluzione ai problemi attuali perché con l’arrivo di D’Antoni l’attacco Lakers ha impennato le statistiche soprattutto coinvolgendo giocatori come Meeks e Jamison con molte più responsabilità che con Brown.
Anche senza Nash i Lakers sono già tra le prime squadre per punti segnati, con oltre cento punti a partita, ma quelli concessi sono poco meno. La speranza è che Nash possa essere decisivo nei momenti che decidono una stagione.
Arriviamo al vero punto cruciale per la stagione giallo viola: la convivenza Howard-Gasol. Con l’arrivo di Howard, Gasol è stato costretto a giocare più lontano da canestro, assolutamente contro voglia. Lo spagnolo ama giocare in post basso e in passato la convivenza con Bynum è stata possibile anche perché l’attacco a “triangolo” di Jackson e Winter esaltava le doti di passatore del catalano in una situazione dinamica in cui tutte e cinque i giocatori partecipavano all’azione anche senza ricevere il pallone.
Howard è abituato fin da inizio carriera a giocate in uno contro uno partendo staticamente dal post basso anche se è evidente che il meglio lo esprime in situazioni dinamiche come in transizione o con il taglio verso canestro dopo aver bloccato per un pick and roll.
La soluzione più facile sulla carta è quella di cedere Gasol, tanto facile a parole quanto difficile da attuare, sia perché è sempre difficile rinunciare ad uno dei migliori giocatori al mondo, sia perchè non è scontato trovare un sostituto all’altezza.
Un nome papabile è quello di Bargnani, ideale quattro per il gioco di D’Antoni, capace di aprire le difese con il tiro da fuori, partner ideale di Howard giocando zone del campo diverse. Jamison ha fatto le prove generali di questo possibile nuovo assetto durante l’assenza causa infortunio di Gasol.
Ancora una volta però si concentra l’attenzione sulla fase offensiva. Bargnani sarebbe un valore aggiunto all’attacco che vorrebbe sviluppare D’Antoni ma non un salto di qualità assoluto anche perché i problemi difensivi non sarebbero risolti.
Una soluzione interna che D’Antoni sta già attuando è invece quella di un cambiamento delle rotazioni. Meeks in quintetto base per Worl Peace utilizzato come quattro atipico nel secondo quintetto. Gasol sarebbe poi il primo ad essere sostituito per lasciare spazio ad Howard come unico lungo già nel primo quarto e permettendo allo spagnolo di giocare come centro in sostituzione di Howard stesso a cavallo tra gli intervalli corti.
Fin da inizio stagione si è paragonato il roster attuale a quello della stagione 2004, stagione chiusasi con la sconfitta in finale contro i Pistons. Le analogie però sono poche, oltre ad essere entrambi gruppi ricchi di talento, c’è poco da spartire tra la squadra attuale e quella del 2004.
Malone e Payton erano alla caccia del primo anello come Nash oggi ma allora arrivarono in una squadra reduce da tre anelli consecutivi, in cui il rapporto tra Kobe e Shaq era ormai logoro. Quella era una squadra ricca di veterani come Horace Grant, Rick Fox, Byron Russell che doveva vincere per forza in quell’anno.
Il senso di urgenza di quella stagione non è però così evidente in quella attuale, con un Bryant non ancora a fine carriera e Gasol, Howard e World Peace le basi per ancora un paio di anni ad altissimi livelli ci sono tutte, anche se i segnali al momento non sono esattamente confortanti.
Nel 2004 i Lakers chiusero secondi assoluti ad Ovest sfiorando le sessanta vittorie, quest’anno difficilmente potranno avvicinarsi a un risultato simile. Con il talento a disposizione risaliranno presto la classifica anche se per i primissimi posti ad Ovest la lotta sembra competere ad altri.