Un quarto di stagione è passato ed è il momento di fare un primo bilancio sui nostri portabandiera d’ oltre Oceano.
Toronto partiva con rinnovate ambizioni di post-season ed il Mago, nei piani della dirigenza, era atteso alla stagione della svolta definitiva. Colangelo, già in estate, era stato molto chiaro sul ruolo dell’ ex-Bennetton sottolineando come tutto il coaching-staff si attendesse enormi miglioramenti sia in difesa che nella capacità di andare a rimbalzo, storico tallone d’achille del giocatore romano.
Dopo una ventina di partite è chiarissimo come l’ hype estivo attorno ai Raptors fosse eccessivo come evidente è che sia arrivato il momento per Bargnani di accasarsi in qualche altra franchigia. Sì, ma quale?
Attualmente il Mago è fermo ai box per un infortunio e, mentre la franchigia canadese, proprio in contumacia Bargnani, ha trovato due vittorie consecutive, si sta cercando di capire quale squadra potrebbe essere interessata ad accollarsi l’onerosisimo contratto di Andrea.
Offensivamente stiamo parlando di un signor giocatore, non è facile trovare un 2.13 capace di tirare da fuori con la precisione, ma soprattutto la rapidità, di Bargnani; il punto è che questa sembra essere l’ unica cosa che interessi al ragazzo. Segnare punti. In queste sei stagioni trascorse sotto la foglia d’acero, Andrea è progredito esponenzialmente in attacco senza però mai riuscire a migliorare la difesa in 1vs1 e, letteralmente rifiutandosi, di andare a rimbalzo.
Lo scambio sulla bocca di tutti vedrebbe il nostro (e Calderon) finire alla corte di coach Mike D’Antoni, con Gasol che farebbe il percorso inverso. Tecnicamente, vista la pallacanestro predicata da Mike, i Lakers sarebbero la squadra ideale. Non gli verrebbe chiesto di essere il franchise-player, come erroneamente fatto a Toronto, e formerebbe con Howard una coppia di lunghi ben assortita, non solo offensivamente, con Bargnani dietro all’ arco dei 3 punti e l’ex-magic dominante nel pitturato, ma anche difensivamente, dove le doti di stoppatore e rimbalzista di Howard nasconderebbero i difetti dietro del Mago.
Situazione ideale quindi per Bargnani che, indossando la maglia purple&gold, si troverebbe in una situazione tecnica nettamente migliore di quella attuale e con la possibilità di giocare con personaggi del calibro di Bryant, Howard e Nash.
Se da un punto di vista tecnico sembrerebbe quindi lo scambio ideale sia per il ragazzo che per le due Franchigie, dubbi potrebbero sorgere riguardo al carattere del giocatore.
Una delle critiche più feroci mosse al talento romano è sempre stata quella di avere poca cattiveria, poca leadership e, andando a giocare con campioni del calibro di Kobe, il rischio potrebbe essere quello di veder giocare Bargnani con la paura di prendersi responsabilità facendo finire alla deriva un progetto teoricamente sensato.
Non aiuta neppure il contratto del giocatore, firmato quando a Toronto si pensava ancora di costruire il futuro appoggiandosi sulle spalle del #7 e che condizionerebbe pesantemente, in caso di fallimento, la possibilità per i Lakers di rimanere competitivi.
Non ultimo il fatto che lo scambio vedrebbe partire Gasol, giocatore fondamentale nei Lakers del recente passato e sicuramente superiore pound per pound ad Andrea.
Se Denver era pronosticata come una delle prime tre forze ad Ovest, Gallinari era atteso all’ esplosione definitiva, non tanto nei numeri, quanto nella leadership in campo e nella capacità di giocare ad alto livello lungo tutta la stagione. Nella mente di tutti era rimasta la prestazione incolore di gara 7 degli ultimi playoffs e, visto il contratto firmato (ci risiamo), anche per Danilo questa doveva essere la stagione della consacrazione.
Pronti-via ed ecco un mese di novembre disastroso chiuso con il 28% dall’ arco (in oltre 5 tentativi a partita) e la sensazione di non essere ancora il giocatore in grado di decidere le sorti della franchigia. A rendere più complicato il tutto poi, un calendario difficile con conseguente altalenanza di risultati.
Con dicembre il gioco di Danilo è cresciuto. E’ tornato a tirare con buone percentuali, toccando il 40% da tre ed il 44% dal campo, non riuscendo però a migliorare la media punti (siamo poco oltre i 15 a partita). Il Gallo sta andando a rimbalzo molto bene, aiutato nei numeri dai minuti in cui Karl lo utilizza da 4, e si sta confermando giocatore capaci di ottime letture.
Scorrendo le statistiche di Danilo balza all’ occhio un dato particolare: Gallinari tende ad avere numeri migliori nelle sconfitte.
Provando a “leggere” questo dato si potrebbe arrivare a conclusioni diametralmente opposte: da un lato si potrebbe essere portati a pensare ad un “relativo” peso specifico dei numeri del Gallo; dall’ altra che, nelle partita in cui i Nugs fanno fatica, Danilo tenda a prendersi maggiori responsabilità.
Andando oltre i numeri, la sensazione rimane quella di essere di fronte ad un giocatore dal talento cristallino ma che, per carattere e personalità, non voglia essere il “go to guy”; non si tratta di un limite ma di un modo di intendere il gioco diverso dagli standard Nba e che per molti versi ricalca la filosofia degli stessi Nugs. “Non guardo le statistiche, sono loro che le fanno guardare a me”.
Belinelli ha dovuto aspettare forse più del previsto per conoscere il proprio futuro ma, dopo un estate di rumors, la firma con i Bulls aveva coronato un sogno, quello di poter indossare la casacca del suo idolo da ragazzo, MJ.
Le belle parole spese da Derrik Rose, che lo aveva definito l’acquisizione più interessante, non hanno però aiutato il Beli a trovar minuti, ed una posizione, all’ interno delle rotazioni di coach Tibs.
Il mese di Novembre è stato difficile ed in molti si sono chiesti se i Bulls non fossero l’ennesima tappa di un girovagare che aveva portato Marco ad indossare 4 differenti maglie nei suoi primi 6 anni in “The League” (GSW, Toronto e Nola oltre ai Bulls in questa stagione).
Poi l’infortunio a Rip Hamilton ha permesso al Beli di trovare minuti, splendidamente sfruttati. Offensivamente è riuscito a trovare il proprio ritmo sistemando le cattive percentuali che ne avevano minato il gioco e la fiducia ma, aspetto decisamente più importante, Marco è salito di colpi in difesa, aspetto fondamentale per rimanere nelle rotazioni di coach Thibodeau.
Recentemente Belinelli ha realizzato il canestro decisivo contro i BKN , a conferma dell’ ottimo stato di forma suo e dei suoi Bulls che, nonostante stiano soffrendo per l’assenza di Rose, sono in lotta per la supremazia della Central Division. Il rientro di D-Rose dovrebbe ulteriormente agevolare il gioco del Beli dandogli l’opportunità di prendere tiri aperti.
Marco sembra aver vinto la scommessa fatta in estate, che aveva privilegiato la scelta di un team di alto livello a contratti migliori e con garanzie di minutaggio. Qualcuno aveva storto il naso, non ritenendo Belinelli adatto ad un contesto di questo livello ma dopo un inizio difficile il talento da San Giovanni in Persiceto ha trovato minuti e con essi la possibilità di incidere sulla stagione dei Bulls.
Tifo Knicks dal 1993 e da allora non ho potuto più smettere!
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ok che siamo scomparsi dal panorama cestistico italiano,ma eravamo la benetton basket,non la bennet….
per il resto ottimo articolo
Bellissima rubrica anche se mi sembra che ci sia sempre troppa critica per il buon Beli. Anzi, meglio, ci sia poca esaltazione. Il Beli sta facendo cose che nessuno si sarebbe mail immaginato. Tutti in estate erano pronti a scommetere su un minutaggio rasente allo zero e una veloce trade a gennaio. Da sempre ci sono più critiche che elogi per Marco; molta gente è pronta ad affermare (sulla base di chissà quale conoscenza) che non sia un giocatore da NBA. Allora mi viene spontanea una domanda: quanti lo sono ? Sono da NBA i Bryant e gli Antony ? Se tutti gli allenatori con cui ha lavorato sono pronti ad elogiarne la dedizione al lavoro prima, e le capacità poi, allora cosa gli manca per essere un ottimo giocatore da NBA ?
Io continuerò sempre a sostenerlo, come ho fatto dal primo giorno dopo il draft 2007, e sono sempre più convinto che a lungo andare sarà l’italiano (dei tre odierni) che lascierà il segno più marcato nella lega americana.