Pochi avrebbero pronosticato un inizio stagione così promettente per i Dallas Mavericks vista anche l’assenza di Nowitkzi, non tanto per i risultati in assoluto, visto il record che per ora oscilla a ridosso del 500, ma per un’identità di squadra creatasi in poche settimana per un gruppo per la quasi integrità nuovo.
Il merito? Sicuramente coach Carlisle ha dimostrato una volta di più di essere uno dei migliori nell’adattare schemi o gioco alle caratteristiche dei giocatori a disposizione ma chi ancora una volta ha confermato capacità di scouting e prontezza nello sfruttare le occasioni del mercato è stato Mark Cuban.
L’eccentrico owner dei Mavs ha da subito dichiarato che per Dallas non sarebbe stata una stagione di transizione ma che avrebbero dovuto lottare per il titolo. Dichiarazione di facciata che stonava con un roster pieno di giocatori con contratti a breve termine o reduci da stagioni poco brillanti.
Non è un mistero che sfumato il sogno Williams e Howard Cuban abbia preferito una politica a breve-medio termine. In un paio di stagioni avrà la possibilità di valutare chi è in grado di competere ai massimi livelli e di andare a caccia di nuovi free-agent per rinforzarsi ulteriormente.
Senza Nowitkzi per tutta la prima parte di stagione Carlisle doveva strutturare l’attacco in maniera completamente diversa. Non esiste un altro giocatore che per altezza e stazza sappia giocare come il tedesco. Inutile riproporre isolamenti o pick and roll con lunghi come Brand, Kaman o Wright che vivono in area pitturata.
Senza Nowitzki il gioco offensivo è passato nella mani di O.J Mayo. Quando in estate aveva deciso di diventare free-agent Mayo cercava finalmente l’occasione di giocare con continuità e dimostrare tutto il suo potenziale. A Memphis le gerarchie ormai era stabili e dopo due ottime stagioni sarebbe stato difficile per lui ottener più minuti e responsabilità.
La scelta di andare a Dallas è stata dettata dalla possibilità di essere protagonista in una squadra ancora competitiva. Mayo avrebbe potuto scegliere squadre materasso dove gonfiare le cifre alla voce punti ma ha preferito una strada meno facile. Per ora hanno avuto ragione sia lui che i Mavs.
Altra nota più che positiva di quest’inizio è Collison. Dopo le prime stagione agli Hornets dove aveva fatto vedere lampi di talento si era poi un po’ spento ad Indiana dove come cambio di George Hill faticava ad imporsi.
La scelta di Collison è stata una decisione mirata di Cuban che lo ha scambiato per Mahinmi ottenendo un giocatore da quintetto per uno da rotazione. Anche per lui vale lo stesso ragionamento fatto per Mayo. Collison ha finalmente la possibilità di giocare con continuità e per ora sta ripagando la fiducia.
Mayo è la guardia da quintetto capace di segnare e dare soluzioni perimetrali che è sempre mancata negli ultimi anni e Collison porta un modo di giocare più veloce e molto meno ragionato di quello di Kidd, attacca di più il canestro ed è meno attento allo sviluppo del gioco. I dubbi sulla fase difensiva restano per entrambi e saranno ancora più forti in post-season quando dovranno affrontare giocatori più forti fisicamente come Bryant, Westbrook, e Parker.
Vero affare, da un punto di vista economico, è stato l’ingaggio di Elton Brand. Liberato da Philadelphia via Amnesty, Dallas paga solo una minima parte dello stipendio, senza che questo ingolfi il salary cap avendo però a disposizione un lungo capace di portare punti e rimbalzi partendo dalla panchina anche se il suo inizio di stagione non depone a suo favore. Troppo discontinuo e incapace di rendere essere incisivo a canestro.
Anche Brand è reduce da anni poco fortunati ai Sixers, dove non è stato in grado di mantenere le promesse dopo aver firmato un mega contratto pluriennale. Ai Mavs deve invece svolgere un ruolo da comprimario ma di lusso anche se da lui ci si aspetto molto di più di quello visto fin’ora.
Anche in posizione di centro si è cambiato totalmente tipologia di giocatore. Da Haywood si è passati a Kaman, gioco in post basso e tiri dalla media in contrasto con la presenza difensiva del suo predecessore. Ancora una volta Dallas ha optato per un giocatore di talento ma dalla ultime annate difficili causa problemi fisici che ne hanno limitato le partite giocate.
Per sostituire invece Nowitzki è stata chiamata in causa una triade: Wright, Crouder e Murphy. Chi ha stupito più di tutti è stato Brandan Wright che ha sfruttato l’infortunio del tedesco per trovare minuti. La matricola da Marquette ha impressionato positivamente mentre Murphy rientra nel gruppo dei giocatori in cerca di riscatto. Difficile trovi troppo spazio, sopratutto al rientro del 41.
Dallas rispetto al recente passato ha più soluzioni offensive ma meno solidità difensiva. I confermati Carter, Beaubois e Marion questa’anno più che mai sono chiamati a dare un contribuito d’esperienza.
Carter si calerà nell’inedita parte di sesto uomo, Marion sarà sempre il titolare in posizione di ala piccola mentre grande fiducia è riposta nel francese. Tra gli esterni può giocare sia come playmaker che come guardia e ritagliarsi un ruolo importante nelle rotazioni.
I play-off sono alla portata anche se difficile prevedere il passaggio del primo turno. Lakers, Spurs e Thunders sono un gradino sopra, Memphis e Nuggets hanno dato continuità ad un progetto pluriennale a partono da maggiori certezze, i Clippers possono essere la vera sorpresa. Tutto dipenderà dalle condizioni fisiche di Nowitkzi e dalla voglia di stupire di questo nuovo gruppo fatti di veterani in cerca di riscatto e di giovani in rampa di lancio.