Per i San Antonio Spurs, il tempo sembra non trascorrere mai.
Parlare di dinastia appare ormai riduttivo. Ciò che Gregg Popovich ha messo su in questi 16 anni di Texas è qualcosa di decisamente superiore.
Una macchina perfetta in grado di dominare i parquet di tutta America nell’ultima decade e mezzo: 4 volte campioni NBA (nel ’99 con la premiata ditta composta dall’ “Ammiraglio” Robinson e Tim Duncan e il tris del 2003, 2005 e 2007 grazie alle gesta dello stesso caraibico, di un sudamericano proveniente dall’Italia e di un francesino alla ricerca di gloria oltreoceano) su 4 finali disputate, sempre presenti ai Playoffs, sempre record vincenti in Regular Season.
Non è certo un caso che in estate “ESPN the Magazine” l’abbia votata come “team of the decade” tra tutte le 122 franchigie che popolano gli sport professionistici americani.
Eppure, come ogni anno, ci ritroviamo qui tra critici e tifosi a mettere in dubbio le potenzialità degli Spurs che verranno. Saranno in grado di riaffermarsi in questa NBA fatta di superstars che uniscono le proprie forze per giungere all’ambito traguardo? Duncan e Ginobili saranno ancora capaci di reggere una stagione regolare da 82 partite? Non sarebbe ora di fare piazza pulita del passato e rifondare interamente la squadra?
La logica consiglierebbe un solo tipo di risposta, se non fosse che a disegnare il tutto ci sia la mente di un mago dai capelli brizzolati. E si sa, Popovich usa sbagliare molto di rado…
Conference: Western Conference
Division: Southwest
Arrivi: Nando De Colo (scelta n.53 al Draft del 2009), Eddy Curry
Partenze: nessuna
Scelte al Draft: Marcus Denmon (59a scelta assoluta da Missouri)
Probabile quintetto:
PG: Tony Parker
SG: Manu Ginobili (Danny Green)
SF: Kawhi Leonard
PF: Tim Duncan
C: Boris Diaw
ROSTER
Guardie: Tony Parker, Gary Neal, Patty Mills, Cory Joseph, Danny Green, Manu Ginobili, Nando De Colo
Ali: Kawhi Leonard, Stephen Jackson, Matt Bonner
Centri: Dejuan Blair, Tiago Splitter, Boris Diaw, Eddy Curry
HEAD COACH: Gregg Popovich
I San Antonio Spurs sono indiscutibilmente una delle franchigie più preparate e complete degli ultimi dieci anni di NBA.
A partire da un management di prim’ordine, passando per un coaching staff stellare, fino ad arrivare ai vari giocatori scesi sul campo, ogni aspetto del team texano è sempre sembrato perfettamente modellato.
E anche quest’anno l’organizzazione non è stata da meno, avendo centrato tutti gli obiettivi prefissatasi in sede pre-estiva, tra cui vari rinnovi contrattuali ed un acquisto mirato come quello di Nando De Colo.
Non avendo cambiato molto dalla stagione passata, chiusa nel modo più crudele possibile con l’eliminazione per mano degli Oklahoma City Thunder in finale di Conference dopo essere stati avanti 2-0 nella serie, quello che mi aspetto di vedere quest’anno dai neroargento è sicuramente qualcosa di molto simile
.
La profondità del roster, la qualità dello starting five, il giusto mix di irriverenza giovanile ed esperienza dei più “datati” fanno degli Spurs una delle franchigie più forti della Lega. Non ci dovremo sorprendere infatti se, come l’anno scorso, termineranno la stagione regolare con un record superiore al 65% di vittorie ed un piazzamento tra il terzo e il quarto posto ad Ovest.
I dubbi, più che altro, sono sulle loro capacità di mantenere alto il livello di gioco ed intensità anche nei Playoffs, dato che i Big Three non hanno più la tenuta atletica di qualche stagione fa e squadre come Lakers e Thunder sembrano ben più attrezzate per reggere lo stress fisico di un centinaio di partite da giocare tra regular season e postseason.
L’età quindi, sarà il fattore determinante della stagione dei “ragazzi” di Popovich; sebbene la profondità della panchina sia indiscutibile (pochissime squadre in NBA possono permettersi di far entrare a gara in corso gente del calibro di Manu Ginobili e Stephen Jackson) e la qualità delle seconde linee eccelsa, ciò che determinerà le fortune o meno dei neroargento sarà la loro capacità di limitare gli infortuni e di gestire perfettamente le forze nell’arco delle 82 partite in programma.
Assisteremo perciò ad un minutaggio limitato per Duncan e Ginobili, rispettivamente con 36 e 35 anni sulla carta di identità, così da trovarli freschi e pronti verso la fine del mese di Aprile; altrettanto sarà fatto con Tony Parker, che seppur rimanga una delle migliori point guards in circolazione nella Lega, avrà bisogno anch’egli di riposo ogni tanto.
A fare la differenza, dunque, dovranno essere i cosiddetti “role players”: a partire da Kawhi Leonard, autore l’anno passato di un’ottima stagione da rookie e che dovrà per forza di cose ripetere nei prossimi mesi; il ragazzo ha talento, sia in attacco che soprattutto in fase difensiva, ha dimostrato di saper reggere egregiamente la pressione di una piazza importante come quella di San Antonio e, parole di coach Popovich, rappresenta il volto futuro della franchigia.
A suo favore giocano l’età e la presenza nel roster di giocatori come Captain Jack che sicuramente lo aiuteranno a scrollarsi di dosso un pò di pressione.
Oltre al natìo di Los Angeles, da tenere d’occhio sono anche Patty Mills, Gary Neal e Danny Green, i quali rappresentano le alternative più valide a Ginobili e Parker negli spot di playmaker e guardia tiratrice.
Mills, grazie anche ad un’ottima Olimpiade disputata con la maglia della sua Australia, ha praticamente convinto tutti di poter essere il naturale backup del play francese; Gary Neal, il cui ruolo non è mai stato ben definito all’interno delle gerarchie neroargento, è un’arma offensiva indiscutibile e ha le capacità tecnico-fisiche per poter ricoprire entrambi i ruoli del backcourt; Green, infine, avrà il compito di sostituire al meglio Ginobili durante la stagione regolare. Presumibilmente, infatti, sarà lui a partire in quintetto con l’argentino pronto ad esplodere come sesto uomo.
Chi è chiamato a dimostrare di poter ancora dare qualcosa a livello NBA sono giocatori come Matt Bonner, Stephen Jackson e Boris Diaw, i quali avranno il dovere di fare da chiocce ai più giovani e, allo stesso tempo, di mettere al servizio della squadra minuti di qualità ed esperienza.
Jackson andrà in scadenza a fine anno e dovrà dimostrare a tutto l’ambiente di poter essere ancora utile alla causa, così da strappare un rinnovo a fine anno nella squadra che lui tanto ama; Diaw, dopo la deprimente parentesi ai Bobcats, sembra essersi definitivamente ripreso nella città dell’Alamo. Sarà capace di dare seguito alle prestazioni dell’anno passato? Staremo a vedere.
A completare il roster ci penseranno Tiago Splitter, Dejuan Blair e Nando de Colo; i primi due andranno a definire il reparto lunghi al servizio di Popovich, mentre il francese avrà con ogni probabilità molte difficoltà nella sua prima stagione tra i professionisti, soprattutto a scalare il lineup degli Spurs.
La stagione dunque si preannuncia lunga e tortuosa, ma il genio di Popovich e le qualità dei giocatori permetteranno comunque agli “speroni” di potersi togliere più di qualche soddisfazione. Le finali sembrano un traguardo troppo lontano, vista soprattutto la concorrenza delle corazzate Lakers e Thunder, ma un altro ottimo piazzamento nella Western Conference ed un buon cammino nei Playoffs sono ampiamente alla loro portata.
Appassionato di basket americano e di calcio, soprattutto quello inglese da qualche tempo, è laureato triennale in Scienze Politiche presso la LUISS di Roma e studia Marketing presso lo stesso ateneo. Gioca agonisticamente a basket. Conta diverse collaborazioni sul web come redattore sportivo, specializzato in basket NBA. E’ regolarmente iscritto all’ODG del Lazio come pubblicista.
nulla da dire o aggiungere…complimenti.
Ti sei dimenticato di Eddy Curry.
Battute a parte analisi giusta. Ed occhio a Gennaio questi cercheranno il colpo sotto canestro. Unico vero tassello mancante al roster. E in quell’occasione il contratto di Capt Jack tornerà utile.