Il 30 Maggio 2012 i San Antonio Spurs sembravano vicini a vincere il loro quinto titolo dell’era Duncan. La chimica di squadra perfetta e la clamorosa qualità del sistema offensivo e difensivo, hanno fatto credere, alla gran parte degli addetti ai lavori, che nessuno avrebbe potuto portare a casa una serie contro la squadra di coach Popovich.
Ma quel giorno arrivò l’ultima vittoria stagionale per Parker e compagni, imbattuti fino a quel momento, poiché dopo il 120-111 di gara 2, i fino a quel momenti “spacciati” giovani Oklahoma City Thunder, avrebbero vinto quattro gare di fila per poi giocarsi, e perdere, la finale NBA contro i Miami Heat. Era la definitiva consacrazione di una squadra costruita da zero e con lo scetticismo di tutti.
Conference: Western
Division: NorthWest
Arrivi
Hasheem Thabeet, Daniel Orton, Andy Rautins, DeAndre Liggins, Hollis Thompson (Undrafted),
Partenze
Nazr Mohammed, Derek Fisher, Royal Ivey
Scelte al Draft
Perry Jones III (28esima scelta)
Probabile quintetto
PG Russell Westbrook
SG Thabo Sefolosha
SF Kevin Durant
PF Serge Ibaka
C Kendrick Perkins
Roster
G: R. Westbrook, T. Sefolosha, J. Harden, E. Maynor, D.Cook, R. Jackson
F: K. Durant, N. Collison, P. Jones, L. Hayward, S. Ibaka
C: K. Perkins, C. Aldrich, H. Thabeet
Head Coach
Scott Brooks
Arrivati a giocare nel palcoscenico più importante della pallacanestro mondiale, ci si aspettava di più da questa rosa intrisa di giovane talento, che addirittura partiva con gran parte degli addetti ai lavori schierati dalla loro sponda.
Ma l’esperienza degli Heat, la voglia e la forza di LeBron James, clamoroso da gara 6 di Boston in poi, e le prestazioni non certo indimenticabili di James Harden e dei lunghi Thunder, hanno segnato un punteggio finale di 4-1 per la squadra di coach Erik Spoelstra.
Un risultato certamente ingeneroso ma che lancia un segnale a tutti i tifosi dello stato dell’Oklahoma: la strada è quella giusta, e la finale giocata non può che confermare che la giovanissima età media della squadra di coach Brooks, mista alla conseguente inesperienza ad alti livelli del quintetto base ma anche dello staff tecnico, sono fattori più che superabili e determinanti per mantenere in vita un progetto per una franchigia vincente per almeno i prossimi 5 e, perché no, 10 anni.
Questo lo possiamo evincere anche dalle recenti Olimpiadi londinesi, che hanno visto protagonisti assoluti i pezzi pregiati della giovane franchigia nata dalle ceneri dei Seattle SuperSonics. Kevin Durant ha guidato Team USA, più di quanto fatto da Kobe Bryant e LeBron James, verso quel titolo a cinque cerchi vinto annichilendo tutti gli avversari, compresa la Spagna del compagno di squadra Serge Ibaka (che ha rinnovato il suo contratto nel mese scorso).
Con i suoi 19.5 punti a partite e un pazzesco 34 su 65 dalla linea dei tre punti (52,3 %), il miglior marcatore della scorsa stagione NBA ha vissuto un Olimpiade da protagonista in campo e fuori, con i suoi compagni di squadra, Harden e Westbrook, anch’essi importanti, anche se con un minutaggio diverso, ai fini della vittoria finale.
E’ questa la dimostrazione della bontà del progetto Thunder, guidato dal General Manager Sam Presti, capace di rinforzare la squadra sin dal draft NBA, successivo di pochi giorni a gara 5 di finale NBA: Perry Jones III da Kentucky è l’unico, ma si dice clamoroso, innesto arrivato al primo round con la 28esima scelta assoluta. Un giocatore, l’ex Baylor, già messosi in risalto nella Summer League di Luglio, e che rappresenta il principale candidato a diventare lo steal di questa classe di rookie.
Ma oltre alla sconfitta in finale contro Miami, c’è una questione che sta facendo preoccupare non poco i tifosi di Oklahoma City. L’estate prossima James Harden “rischia” di diventare restricted free agent, e i contatti fra società e agente del giocatore non hanno finora prodotto risultati positivi in vista del rinnovo del contratto, difficile alla cifre chieste dal giocatore.
Il nuovo CBA (Collective Bargaining Agreement) ha reso molto più difficile per le franchigie NBA riuscire a tenere sotto contratto più di 2 giocatori da massimo salariale, a meno che non si è disposti a spendere uno sproposito in luxury tax. I Thunder non giocano in un top market e non hanno dunque il bacino territoriale di Lakers o Knicks, e proprio per questo motivo stanno avendo difficoltà nella trattativa serrata con “il Barba”. Ma almeno per questa stagione, al netto di clamorose trade che lo riguarderanno, James Harden continuerà a uscire dalla panchina e fornire quella scintilla che finora è sempre stata decisiva nel successo degli Oklahoma City Thunder.
La finale della Western Conference dovrebbe essere alla portata, e solo il campo ci dirà quanto i Lakers saranno in grado, nonostante il grande mercato estivo, di fronteggiare questi giovani Thunder con un anno di esperienza in più.
Nonostante ci troviamo di fronte al 28esimo mercato televisivo dell’intera NBA, grazie ad un eccellente lavoro dirigenziale e anche, perché no, a un po’ di fortuna, i Thunder sono stati a un passo dal titolo NBA.
Durant e compagni partono nuovamente da favoriti per la riconquista del titolo di campioni della Western Conference insieme a quei Lakers, rinforzatisi con l’arrivo di Steve Nash e Dwight Howard, che rappresentano l’opposto di quello che è “Thunder Nation”: un modello che il lockout avrebbe dovuto aiutare, ma che al momento sembra soffrire le nuove regole.
Ogni anno, ESPN stila una classifica che premia la migliore franchigia dello sport USA, prendendo in considerazione il roster e la sua capacità di attrare tifosi (likeable players) e la bontà del lavoro dirigenziale rapportato ai mezzi a disposizione: Oklahoma City ha disputato la finale NBA chiedendo ai propri tifosi una media di 62 $ a partita, il 13 % in meno della media NBA. Insieme ai San Antonio Spurs è la franchigia più apprezzata dal punto di vista dei tifosi, fattore che fa dimenticare per un momento le varie vicissitudini che hanno portato la squadra a giocare in Oklahoma piuttosto che a Seattle.
Un’organizzazione quasi perfetta, lungi dai problemi di franchigie distrutte dalla cattiva organizzazione e dalle cattive decisioni (vedi Knicks), ha portato in pochi anni i Thunder ad essere una delle 3 franchigie più apprezzate nello sport USA. Da cenerentola dopo lo spostamento da Seattle a contendente fissa per gli anni a venire. Sarà cosi anche in questa stagione che sta per iniziare, con il miglior giocatore della squadra, Kevin Durant, voglioso di prendersi quella rivincita contro “l’amico” LeBron James, con il quale è avvistato ad Akron, Ohio, impegnato in una sessione di allenamento, che magari sarà servita per catturare qualche segreto e irrobustire la loro amicizia/rivalità.
Attualmente il roster che sarà impegnato alla riconquista del titolo della Western Conference è di alta qualità come non mai, per un salario complessivo per la stagione 2012/2013 che sarà di 67 milioni di dollari circa, più di 30 in meno di quello dei Los Angeles Lakers. La voglia e la forza di ripetersi sono più che mai presenti in questa nuova versione dei Thunder, forse arrivati alla loro stagione decisiva.
bell’articolo, ma poco preview…
Poco commento tecnico.. Ma il resto è ottimo.
I più accreditati a partire bene nel difficile Ovest.