Non c’è titolo di giornale specializzato o di sito internet che in queste settimane non riporti la voglia di ogni singola franchigia NBA di mettersi in corsa per l’obiettivo play-off.
Certo, questo è il momento dei sogni, dei programmi a più o meno lungo termine, ma fra il dire (o sognare) e il fare c’è sempre di mezzo la tonnara che la western conference riserva a chi vuole un posto in post-season e quest’anno sembra che fra i pretendenti siano tornati anche i lupi di Minneapolis.
Conference: Western Conference
Division: Northwest
Arrivi: Chase Budinger (da HOU), Malcolm Lee (da D-League), Brandon Roy (FA POR), Dante Cunningham (da MEM), Greg Stiemsma (FA BOS), Andrei Kirilenko (FA Europa), Alexey Shved (da CSKA), Louis Amundson (FA IND).
Partenze: Anthony Tolliver (FA), Michael Beasley (FA PHO), Anthony Randolph (FA DEN), Darko Milicic (Rilasciato via Amnesty), Martell Webster (Rilasciato WAS), Nicholas Batum (FA POR), Robbie Hummel (scelta al 2° giro da Purdue Europa)
Probabile quintetto
PG: Ricky Rubio
SG: Brandon Roy
SF: Andrey Kirilenko
PF: Kevin Love
C: Nikola Pekovic
ROSTER
Guardie: Ricky Rubio, Brandon Roy, J.J. Barea, Luke Ridnour, Malcolm Lee, Alexey Shved
Ali: Andrei Kirilenko, Derrick Williams, Dante Cunningham, Kevin Love, Chase Budinger.
Centri: Nikola Pekovic, Greg Stiemsma, Louis Amundson
HEAD COACH: Rick Adelman
Una tonnara, una lotta all’ultimo respiro è quello che attende ogni franchigia che voglia competere per un posto nei play-off in questa Western Conference.
I posti da assegnare sono 8, ma almeno 5 di questi sembrano essere già prenotati dai soliti nomi: le due sponde di Los Angeles, i vice-campioni di Oklahoma City, i sempiterni Spurs, le mine vaganti di Memphis.
Per il resto sarà lotta aperta e per uno dei posti vacanti la candidatura dei T-wolves non sembra essere campata in aria.
Prima di tutto la squadra è guidata da uno degli allenatori veterani della lega: Rick Adelman. Al suo secondo anno sul pino di Minnesota, il baffuto coach da Loyola è quasi unanimemente considerato uno dei coach che fanno giocare meglio le proprie squadre.
La sua ultima fatica è stata quella Houston che ha portato i Lakers futuri campioni NBA alla settima partita e prima ancora aveva guidato una versione dei Sacramento Kings che forse non resterà negli albo d’oro della lega per anelli conquistati, ma che resterà in tanti cuori per la qualità e la bellezza del gioco espresso e per le emozioni che aveva saputo regalare ai propri tifosi.
Per dare una squadra degna di questo nome al suo capo allenatore, la dirigenza di Minneapolis ha scelto una strada alquanto impervia, ma certo affascinante: quella delle scommesse! Niente a che spartire con gli scandali tricolori della scorsa estate, le scommesse delle quali si parla sono tutte tecniche.
Facendo un passo indietro, alla scorsa stagione, quella del secondo lock out, la franchigia era partita con un passo che giustificava già ai tempi un passaggio alla griglia della post season: purtroppo a metterci lo zampino ci ha pensato il destino con il grave infortunio (leggi legamento crociato del ginocchio) dell’enfant prodige Ricky Rubio.
Così dopo un inizio da 18 vinte e 13 perse, la squadra ha sì mantenuto il decimo miglior attacco della lega, ma ha visto il suo record naufragare a un meno positivo 8 vinte e 27 perse, condannandola così ad un’altra stagione da lotteria.
Ma si parlava di scommesse. Non sono poche e non sono proprio ad occhi chiusi, quelle operate dai piani alti del Target Center.
Vediamo prima le partenze e i mancati arrivi: i nomi più pesanti sono senza dubbio quelli di Michael Beasley e Nicholas Batum.
Il primo, ex prima scelta del draft 2008 dietro solamente a Derrick Rose, porterà a Phoenix talento offensivo e imprevedibilità ma anche le sue pessime doti di difensore e la sua instabilità mentale.
Il secondo è stato confermato da Portland, che ha pareggiato l’offerta proprio dei TWolves. Sarebbe stato un ottimo giocatore di complemento, versatile sia in attacco che in difesa, ma i Blazers non hanno voluto privarsene.
Lasciano i Timberwolves, Darko Milicic, amnistiato e poi firmato da Boston, Martell Webster e Anthony Randolph.
Per sostituire questi nomi che probabilmente non avrebbero mai fatto fare un vero salto di qualità, la dirigenza ha deciso di puntare il tutto per tutto sull’asse Rubio – Kevin Love, almeno quando il primo tornerà a pieno regime, probabilmente già a dicembre e su alcuni nomi “di ritorno” nella lega: Brandon Roy e Andrei Kirilenko.
Se ci trovassimo nella NBA anche solo di 3 o 4 stagioni fa, si parlerebbe di squadra stellare. Questi due giocatori sono infatti stati considerati nell’elite vera della lega.
Il primo è uno dei giocatori di maggiore eleganza e classe almeno degli ultimi 10 anni. Passatore decisamente sopra la media, tiratore eclettico, aveva scelto il ritiro dopo soli 5 anni di permanenza nella NBA, tutti passati a Portland, per ormai cronici problemi alle ginocchia.
Ora, dopo una sola stagione di assenza, ha deciso di rimettersi in gioco con altra maglia e altro ruolo: quello di jolly, quello se vogliamo di ciliegina sulla torta, di giocatore di classe che può dare ad un gruppo giovane e in rampa di lancio la mentalità del campione e come lui stesso dichiara, portare ad un livello superiore i compagni anche se con un minutaggio che nessuno scommette possa essere superiore ai 20/25 minuti per partita.
Il secondo ha optato nell’anno della serrata di rientrare come più volte aveva dichiarato di voler fare, in Russia per giocare da super protagonista l’Eurolega con il suo CSKA.
Le sue qualità sono agli antipodi rispetto a Beasley: i 20 milioni di dollari in due anni che la franchigia spenderà per averlo alle dipendenze, porteranno difesa, esperienza e rimbalzi ad una squadra che ha dimostrato di averne particolare bisogno e magari servirà alla maturazione di Derrick Williams.
La seconda scelta assoluta dell’anno scorso, dovrà dimostrare in questa stagione di meritarsi quel ruolo da protagonista che in tanti gli hanno pronosticato sin dai tempi del college.
Fisicamente si tratta di un giocatore già ai vertici, tecnicamente e mentalmente siamo invece molto lontani dal top, se è vero che le sue medie nell’anno da rookie hanno fatto segnare soli 8.8 punti per partita, con quasi 5 rimbalzi e il 41% al tiro. Non cifre da rookie of the year e nemmeno da miglior rookie in roster, vista la presenza di Rubio.
Oltre a loro, si unisce al roster verdeazzurro, uno swing man come Chase Budinger, eclettico, esplosivo e adattissimo al gioco di Adelman, Dante Cunningham, l’altro “pungolo” nel ruolo di ala per Derrick Williams e Alexey Shved, talentuosa guardia anche lui proveniente dal CSKA, protagonista di una stagione e di una finale di Eurolega sontuosa, almeno fino a 30” dalla sirena.
Per riassumere, come giocherà Minnesota?
Per quanto riguarda il reparto guardie, almeno sino al rientro dall’infortunio, Luke Ridnour, reduce da una delle migliori stagioni della sua carriera, e Brandon Roy saranno i partenti, con Barea, Malcolm Lee di ritorno dalla D-League e Shved (quest’ultimo con le difficoltà di integrazione a pesare) a dividersi i minuti della rotazione.
Per lo spot di centro, Pekovic partirà molto probabilmente titolare, in un’ipotesi di quintetto classico, con l’ex Boston Stiemsma e Louis Amundson a disposizione per mettere corpo e impegno in area pitturata anche se con minutaggi da verificare.
In ala infine, al di là della crescita di Williams, il ritorno di Kirilenko e l’ecletticità di Budinger il grande protagonista sarà sempre e soltanto lui, Kevin Love.
Il leader di questa squadra, l’All Star e membro del Team USA, avrà ancora un volta e ancora di più gli occhi addosso.
Vuoi per le recenti dichiarazioni, che hanno fatto intendere che l’obiettivo play-off sarebbe la conditio sine qua non per non andare a cercarsi un’altra, più blasonata residenza, vuoi per lo status di stella ormai acquisito, l’ex UCLA sarà il barometro delle prestazioni dei T-Wolves.
Ma anche lui dovrà fare alla grande la sua parte: solo se i suoi rimbalzi, la sua capacità di aprire il gioco con il tiro da 3 e la sua intesa con Rubio (che non è difficile vedere come l’altra pietra angolare del futuro di questa squadra) saranno un fattore, questa squadra avrà un asse solido sul quale impostare il proprio gioco, aumentando l’impegno in difesa e scrollandosi di dosso il ruolo di vaso di coccio della division.
Unire una robusta dose di talento ad una ritrovata attitudine difensiva è una quadratura del cerchio che ogni squadra cerca. Minnesota oggi ha uno dei roster più internazionali e per certi versi completi di tutta la lega. Ha insomma tutti gli ingredienti adatti per fare un salto di qualità, vedremo se saprà sfruttarli e se la sorte deciderà di sorriderle.
bella descrizione del roster, bravo…
se roy si mette a posto con gli infortuni attenti ai t’wolves. mamma mia che giocatore
Bella preview. Dovranno essere bravi ora a tamponare la falla della’assenza di Love per il primo mese e mezzo e non partire troppo ad handicap.
Lo staff medico avrà molto da lavorare…lontani da infortuni lottano tra la 3° e la 7°. Da seguire.
Roy Roy Roy….che rimpianto
per il momento!
Personalmente ritengo Brandon Roy (escludendo l’infortunio) la guardia più forte degli ultimi 10 anni (con buona pace dei vari Wade, Rose, ecc.).
Per me è il giocatore che più si avvicina a Bryant (che considero come prodotto del decennio precedente), senza averne i soliti difetti che lo hanno sempre contraddistinto (ego in primis).
Per chi si fosse già dimenticato di quanto sia forte, ovviamente consiglio di rivedere il 4° quarto contro Dallas in gara 4 dei playoff 2011 (ed era già con il ginocchio partito…)