Dopo una stagione di transizione, costellata di buoni scambi, piacevoli sorprese e terminata con un eccellente Draft, il vento sulla coste della baia sembra essere cambiato, e la prossima può essere il primo passo di un cammino che potrebbe portare i Warriors verso le vette della Western Conference.
L’obbiettivo minimo è migliorare quanto fatto vedere la passata stagione, anche se raggiungere i playoff in un Ovest che col passare degli anni resta sempre ultra competitivo, sembra un po’ troppo per i ragazzi di San Francisco.
Conference: Western
Division: Pacific
Arrivi: Jarrett Jack (FA), Kent Bazemore (Undrafted rookie), Harrison Barnes (rookie – pick 7), Draymond Green (rookie – pick 35), Carl Landry (FA), Festus Ezeli (rookie – pick 30).
Partenze: Kwame Brown (FA), Dorrell Wright (FA), Nate Robinson (FA), Ishmael Smith (FA), Mickell Gladness (FA).
Probabile Quintetto:
G: Stephen Curry
G: Klay Thompson
F: Harrison Barnes
F: David Lee
C: Andrew Bogut
Roster
Guardie: Stephen Curry, Jarrett Jack, Charles Jenkins, Klay Thompson, Brandon Rush, Kenz Bazemore.
Ali: Harrison Barnes, Richard Jefferson, Draymond Green, David Lee, Carl Landry, Jeremy Tyler.
Centri: Andrew Bogut, Andris Biedrins, Festus Ezeli.
Head Coach: Mark Jackson
Quella appena trascorsa è stata una stagione di transizione per i Warriors, iniziata con il sacrificio Monta Ellis, giocatore simbolo nelle ultime stagioni, per acquisire Andrew Bogut, uno dei migliori centri dell’NBA, proseguita con l’arrivo del veterano Richard Jefferson in cambio di Stephen Jackson, e conclusasi con ottime scelte al draft, che rispondono al nome di Harrison Barnes, Festus Ezeli e Draymond Green.
Come già detto in apertura l’obbiettivo per quest’anno in quel di San Francisco sarà innanzitutto migliorare il numero di vittorie, e magari provare ad inserirsi nella corsa per un posto ai playoff. Posto che ad Ovest è sempre difficile da conquistare, vista la presenza di almeno dieci squadre attrezzate per poter strappare il biglietto per la post-season.
Per Golden State il sogno di piazzarsi tra le prime otto dipenderà dallo stato di salute dei suoi due migliori giocatori: Steph Curry ed Andrew Bogut.
Il play ha concluso la stagione con 19p e 7ast, scendendo però solo 26 volte sul parquet a causa di numerosi fastidi alla caviglia, e quest’anno, dopo la partenza di Ellis, è chiamato al salto di qualità, indispensabile se si vuole puntare a risultati di primo livello.
Il lungo australiano, che due anni fa era considerato tra i primi 5 centri della Lega, è arrivato a metà stagione, ma non ha ancora vestito la casacca giallo-blu, per concentrarsi innanzitutto sul recupero fisico, con l’intento di farsi trovare al 100% alla prima palla a due di quest’anno.
Dal draft è arrivato Harrison Barnes, vero “steal” alla numero 7, che già nella Summer League di Las Vegas (17p, 5.6r in 33 minuti) ha messo in mostra tutto il suo talento, facendo luccicare gli occhi ai dirigenti dei Warriors che a sorpresa hanno avuto la possibilità di sceglierlo. Il rookie da North Carolina occuperà sin dalla prima partita lo spot di ala piccola, con Richard Jefferson che uscendo dalla panchina dovrà dare un senso ai 10 milioni di dollari che intasca.
Nel backcourt ad aiutare Curry, ci sarà Klay Thompson (12.5p in 24 minuti di utilizzo) che l’anno scorso, dopo la partenza di Ellis, ha fatto scintille uscendo dai blocchi e con tiri piazzati da dietro l’arco, conquistando un posto tra i miglior rookie della stagione.
Il prodotto di Washington State dovrà continuare il suo processo di crescita iniziato, prima, conquistando il posto in quintetto, e poi diventando uno dei migliori realizzatori della squadra. A coprire le spalle al sophomore c’è Brandon Rush (9.8p), giocatore solido, buon difensore e tiratore affidabile, ha firmato un biennale in estate sarà il ruolo di sesto uomo della squadra, come ha già fatto l’anno scorso con buoni risultati.
L’ultimo membro del quintetto sarà David Lee (20p e 9.6r nell’ultima stagione). Lungo di quantità e qualità, per la prima volta da quando è a Golden State, e forse in carriera, avrà accanto ad un centro di ruolo. Inevitabilmente dovrà giocare più lontano dal canestro, ma grazie al jumper sviluppato negli ultimi anni Lee potrà essere pericoloso ed efficace anche senza presentarsi ripetutamente nell’ultimo metro di campo.
A dargli il cambio ci sarà Carl Landry (12.5p e 6r), acquisto passato sottotraccia nel mese di luglio, che può però rivelarsi fondamentale nell’economia di una squadra ben strutturata, così come lo sono i Warriors, soprattutto grazie all’energia e alle immense doti agonistiche che mette in mostra ad ogni allacciata di scarpe.
A completare la rotazione con manciate di minuti a disposizione saranno: Jarrett Jack, non proprio playmaker nel senso letterale del termine, ma giocatore che attacca continuamente il ferro, arrivato in estate per fare da backup a Stephen Curry e che con 10/15 minuti a disposizione può dare il suo contributo; il rookie Draymond Green, tweener tra ala piccola ed ala grande, eccellente passatore e rimbalzista, vista la stazza.
Assoluto dominatore nell’ultima stagione di NCAA, con la casacca di Michigan State, ha fatto vedere ottime cose nella Summer League e in determinati momenti tattici di una partita potrà rivelarsi fondamentale per tutto quello che sa fare sul parquet.
Nel ruolo di centro, alle spalle di Bogut, ci sarà la staffetta tra Biedrins e Ezeli. Il lettone, forte di un contratto da 9 (!) milioni annui, sono ormai quattro stagioni che non riesce più a dimostrare il suo valore, un po’ per problemi fisici un po’ per demeriti personali; l’anno scorso, chiuso con 1.7p, 4r, 11% ai liberi in 15 minuti, è il manifesto delle sue grandissime difficoltà.
Per questi motivi la dirigenza di Golden State ha deciso di pescare al draft quella che presumibilmente sarà la riserva di Bogut. Da Vanderbilt è arrivato Festus Ezeli, centro nigeriano di 211cm già pronto per essere d’impatto nella metà campo difensiva, anche se in attacco l’unico movimento affidabile, al momento, è la schiacciata.
Il coach, confermato, è Mark Jackson, che dopo un primo anno di apprendistato, tra luci ed ombre, dovrà confermarsi insieme ai suoi ragazzi come una delle realtà potenzialmente migliori dell’intera NBA.
Dalla prima partita di LeBron seguo il mondo NBA, la coppia Buffa-Tranquillo mi ha fatto innamorare!
La semifinale tra Duke e UConn nel torneo NCAA 2004 invece mi ha fatto scoprire un mondo ancora più fantastico, quel college che produce passione e talento, Marzo è il mese più bello dell’anno.
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“Per Golden State il sogno di piazzarsi tra le prime otto dipenderà dallo stato di salute dei suoi due migliori giocatori: Steph Curry ed Andrew Bogut”.
Tutto passa per gli infortuni.
Tenendoli lontani miglioreranno le loro W e possono inserirsi nella lotta per i p.o. tra la 5°/8° piazza nell’ipercompetitivo Ovest. Entreranno? per il 2012/13 non è fondamentale come i “sentori” di un progetto che sembrerebbe ben avviato.
Lontani da infortuni sono un asse che può dir la sua e Curry ha tutto per poter far bene.
Sono strutturati bene, hanno cambi adeguati, giovani su cui puntare e un ritrovato equilibrio avviandosi a un salary che “permetterà” aggiustamenti.
Barnes alla 7° lascia intravedere una gran presa (quella che volevano) con alle spalle Jefferson.
Lee darà il suo contributo e concordo su Landry che, a mio avviso, è stato un acquisto azzeccato.
Curry deve solo stare lontano dagli infortuni è farà molto bene con il cambio Jack.
Stesso discorso per Bogut e Biedrins.
Nello spot guardie, a mio avviso, viene il bello. Thompson e Rush possono rivelarsi un’incognita come una coppia ben assortita. Non tanto Barnes al primo anno quanto Thompson avrà modo e possibilità di mettersi in luce. I Warriors si ritrovano una guardia molto interessante. Presto per dirlo ma Thompson ha qualità, capacità e doti da tener sotto controllo. Con Curry e Bogut lontani da infortuni può svolgere un secondo anno di r.s. con un apporto “consistente”.
Un ritrovato equilibrio fisico potrà permettere al coach, in alcune partite, di valutare anche i giovani arrivati come giustamente riportati.
Lontani dalla bestia nera i Golden State Warriors con il loro coach Mark Jackson potranno alzare il numero delle W e lottare per un posto ai p.o. della Western Conference e insieme a Minnesota (altra franchigia alle prese con gli infortuni), Denver e Kings creare quel “cuscinetto” all’interno della r.s. che potrebbe “destabilizzare” anche le più accreditate.
Non mi dispiacerebbe rivederli ai p.o. con il loro caloroso, numeroso e colorato pubblico.
Hanno le carte in regola per poter far bene e molto curioso di Thompson su tutti, Landry e Barnes.
Complimenti per la preview.