Rimarrà almeno Aldridge a traghettare i Blazers nell’ennesima ricostruzione?

Doveva essere una delle squadre al top dell’NBA. La squadra che insieme ai Thunder, più dei Thunder, doveva essere la dominatrice di questa lega.

Invece siamo costretti a parlare di ricostruzione, ancora una volta. Stiamo parlando dei Portland Trail Blazers ovviamente, una squadra che ha fatto della malasorte una compagnia di viaggio indesiderata ma costante almeno negli ultimi decenni, da quando sostanzialmente passarono Michael Jordan al draft per scegliere Sam Bowie.

Ora però, a 28 anni di distanza, si meriterebbero una miglior fortuna e soprattutto un po’ di salute.

Negli ultimi anni i Blazers hanno infatti visto rompersi praticamente tutti i giocatori che avrebbero potuto far risorgere la franchigia, da Brandon Roy a Greg Oden, ad eccezione di LaMarcus Aldridge, unico rimasto del trio che avrebbe dovuto portare la squadra di Paul Allen verso le vette annunciate da molti.

Ricostruzione dicevamo, e ricostruzione sia, partendo dal punto di riferimento Aldridge, che dovrà fare da chioccia ai nuovi arrivati e ai giovani di belle speranze che rimangono (o rimarranno) in casa Blazers, che dovrebbero comunque ridursi alle persone di Wesley Matthews e di Nicolas Batum.

Quest’ultimo, Restricted Free Agent, ha avuto un’offerta allettante da Minnesota (4 anni a 45 milioni complessivi), ma dovrebbe comunque restare in Oregon, rifirmato da Portland che ha necessità di rimettere a Roster un giocatore come lui e con il quale ha recuperato un rapporto che pareva essersi incrinato a causa del coach Mc Millan, ormai diventato ex.

Oltre a loro sono arrivati dal draft due pedine che mancavano in squadra: Damian Lillard, play di Weber State chiamato con la sesta scelta al draft, gentilmente concessa dai Nets in cambio di Gerald Wallace, e Meyers Leonard, centro di Illinois anch’egli prima scelta.

Leonard pare un prospetto interessante da sviluppare, anche se il colpaccio nel ruolo i Blazers potrebbero farlo con la firma di Roy Hibbert. Il centro scelto nel 2008 da Toronto e girato subito ad Indiana è infatti Restricted Free Agent e i Blazers ne hanno approfittato per fargli firmare la loro Offer Sheet, che pare consti in 65 milioni per 4 anni, passando quindi la palla ai Pacers che hanno la possibilità di pareggiare l’offerta e mantenere a Roster una delle rivelazioni delle ultime due stagioni.

Nel caso Donnie Walsh, neo Presidente di Indiana, decida di non confermare il centro di origini Giamaicane, Portland si ritroverebbe con una coppia di lunghi molto interessante e ben assortita, con Aldridge ad agire dai 5 metri e Hibbert sotto canestro. In caso contrario, resterebbe sempre Leonard da sviluppare, magari consegnandolo nelle mani dell’esperto Kurt Thomas.

Nel backcourt, con la partenza di Jamal Crawford, che lo scorso anno aveva fatto carte false per firmare con i Blazers ma che deve essersene presto pentito, data la sua dipartita per Los Angeles di pochi giorni fa (sponda Clippers e decisamente ben retribuita) e l’addio di Felton, Free Agent in cerca di un team, rimane il già citato Wes Matthews, giocatore forse un po’ sottovalutato ma capace di fornire alla causa quasi 14 punti di media ma che soprattutto, caso strano in casa Portland, nelle tre stagioni fino ad ora giocate in NBA non ha saltato ancora una partita.

Con lui il rookie Lillard, su cui Olshey, il nuovo GM arrivato dai Clippers punta molto e Nolan Smith, che lo scorso anno ha avuto poche opportunità di mettersi in mostra ma che quest’anno deve dimostrare di essere un buon giocatore in grado di ben figurare in NBA.

Il resto è abbastanza un’incognita in quel di Portland e soprattutto in caso non si sia in grado di mettere definitivamente le mani su Hibbert la parola ricostruzione  assumerebbe probabilmente toni anche più drastici  per il management dei Blazers, orfana da qualche giorno anche di Larry Miller, il Presidente che ha abbandonato la squadra a causa di alcune divergenze sulle scelte societarie, prima tra tutte l’arrivo proprio di Olshey come GM.

Miller, che era stato uno dei principali protagonisti della crescita economica della franchigia grazie alle sue lungimiranti scelte di marketing, area nella quale ha pochi rivali, lascia dunque al suo successore (ancora da designare) il difficile compito di tracciare la via di questa ricostruzione.

Ricostruzione che potrebbe anche passare attraverso una cessione dolorosa, quella dell’unico All Star attualmente a roster, LaMarcus Aldridge.

Se rifondazione dovesse essere, infatti, non è detto che non si decida di sacrificare anche una pedina importante come lui in cambio di scelte o di giovani interessanti, anche se al momento questa rimane un’ipotesi remota e ancora priva di fondamento, dato che nella stanza dei bottoni chi prende le decisioni non pare incline a separarsi da una delle migliori PF della lega.

Quel che è certo è che rispetto alle aspettative di qualche stagione fa i Blazers restano un’incompiuta e che la stagione che inizierà ad ottobre li vedrà stazionare nella parte bassa della classifica, a meno di stravolgimenti che attualmente non paiono nemmeno all’orizzonte.

L’incognita che pende sul futuro della franchigia è dimostrata anche dalla mancanza di un coach di ruolo. Dopo l’addio di McMillan, giunto a marzo al termine della sua avventura in Oregon dopo 7 stagioni, a prendere il timone della squadra è stato il suo vice Kaleb Canales, che ha fatto registrare un record di 8W e 15L, decisamente peggio di quanto prodotto fino a quel momento dall’ex coach di Seattle, che dal canto suo aveva ormai rotto ogni tipo di rapporto con giocatori e dirigenza.

Canales che rimane al momento attuale l’unico candidato al ruolo di coach della franchigia, soprattutto nel caso si voglia effettivamente ricominciare da capo, concedendogli la possibilità di dimostrare di meritare una panchina NBA.

L’augurio è che la proverbiale sfortuna che ha accompagnato in queste stagioni la franchigia di Portland decida di farsi da parte e che si riesca a riprendere un filo del discorso iniziato con le scelte di Roy, Aldridge ed Oden, i tre che avrebbero dovuto far spiccare il volo alla franchigia ma che non hanno potuto a causa degli infortuni.

Romanticamente parlando, sarebbe bello che la trade d’union tra quello che sarebbe potuto essere e quello che potrà essere in futuro Portland possa essere proprio LaMarcus, l’unico rimasto sano del trio. Ma a volte, si sa, l’NBA sa essere cinica e poco romantica come poche altre leghe al mondo.

5 thoughts on “Portland Trailblazers: la ricostruzione di un’incompiuta

  1. Sarebbe piu’ giusto intitolarlo: “la ricostruzione di una sfigata”.
    (ma mi rendo conto sia di poco gusto..eheh)

    A parte tutto..e’ un vero peccato che Portland verra’ ricordata come incompiuta e, in un certo senso, fallita..negli anni a venire.
    Si’ perche’ purtroppo nella NBA (e in generale nello sport) alla fine quel che conta sono i risultati.
    Non conta come li hai ottenuti, perche’ li hai ottenuti, o perche’ NON li hai ottenuti.

    E immagino gia’ fra solo 4-5 anni..la gente ricordera’ Portland come, appunto, un’eterna incompiuta.
    E non come una semplice povera “sfigata”..quale invece e’.

    Diamine: Roy, Oden e Alridge, tutti sani, sarebbero un cliente pazzesco per chiunque.
    E sono sicuro che li avrebbero portati fino in fondo ai playoff (anche perche’ hanno sempre avuto anche una panchina discreta).

    E invece e’ andata cosi’..
    :-(

    • Anche se c’è da ricordare che la squadra per vincere il titolo i blazers l’hanno avuta nel 2000 dove sono arrivati a pochi minuti dalle finali NBA (e contro i pacers avrebbero sicuramente vinto) salvo poi buttare via la stagione proprio in quel frangente. Ma la domanda è oltre alla sfiga di quell’annata, con un potenziale del genere (sheed wallace, bonzi wells, jermaine o’neal, damon stoudemire tutti giovani) come hanno fatto a non combinare più nulla? Oltre alla sfiga anche pessima dirigenza.

      • Più che pessima dirigenza, in questo caso pessimi avanzi di galera (da cui la saga dei Jail Blazers, capeggiati da Patterson e Woods)

  2. eh Roy era forte forte. Tecnicamente e mentalmente. Duncaninano, ma sul perimetro… tanta sfiga si per Portland negli ultimi anni. Spero vivamente facciano una buona stagione.

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