Criticato, bistrattato, accusato di non essere all’altezza e di non riuscire a gestire le superstar della sua squadra. Non è stata solo la vittoria di LeBron e Wade, ma anche quella di un allenatore che ha rivelato tutte le sue capacità di organizzazione.
Erik Spoelstra, da video coordinator a capo allenatore campione NBA in 17 anni, ha dato grande dimostrazione di forza, migliorando la sua capacità gestionale, e imponendo una mentalità difensiva molto rigida, sfruttando le caratteristiche fisiche dei propri giocatori.
La storia di Spoelstra rispecchia perfettamente quella di un uomo dotato di grosse qualità di leadership che, con grande umiltà e spirito collaborativo, è riuscito a conquistarsi un posto all’interno della storia di questo gioco.
Figlio di Jon, dirigente dei Portland Trail Blazers, dei Denver Nuggets e dei New Jersey Nets, ha giocato all’università proprio nello stato dell’Oregon per poi trasferirsi in Germania dove ha militato per l’Hertener Lower, per due stagioni, per poi diventarne l’allenatore.
Nel 1995, a soli 25 anni, è tornato negli Stati Uniti, per lavorare come video coordinator degli Heat di Riley. Chiuso in una stanza, chiamata “la prigione”, ha sezionato le squadre NBA per capirne i punti di forza e di debolezza in modo tale da preparare le sfide al meglio.
Ma, per l’ambizioso “Spo”, il ruolo ottenuto non poteva essere quello desiderato e in pochi anni è prima diventato assistente allenatore, dove aiutava i giocatori nel riscaldamento, e poi l’head coach degli Heat, a soli 37 anni, spinto con grande forza da Riley.
Presa la squadra con il peggior record NBA, nonostante l’infortunio di Alonzo Mourning, è riuscito a guidarla a due discrete stagioni, terminate al primo turno dei playoff, per mano di Atlanta prima, e di Boston poi.
“The Decision” e l’arrivo di Bosh hanno alimentato i dubbi sulle capacità di leadership nella gestione della squadra. Dopo il primo anno dell’era “big three” e la sconfitta inaspettata contro Dallas, le critiche si sono fatte esasperate, alimentando le voci di un suo possibile esonero.
Riley però ha sempre creduto nelle capacità di questo allenatore e l’ha confermato anche per la stagione successiva. Mossa azzeccata. Il coach, di origine filippina, ha condotto la squadra della Florida al secondo titolo, ribaltando una serie finale che la maggior parte degli addetti ai lavori dava dalla parte di Durant, orchestrando una interessante strategia per limitare il talento di OKC.
Allenatore sempre maggiormente legato alla fase difensiva, ha instaurato una mentalità incredibilmente aggressiva fondata sull’aiuto e recupero e sulla capacità di giocatori come Wade e LeBron di compiere un close-out. Non solo, ma il dominio a rimbalzo e la capacità di forzare le palle perse ha reso questa difesa incredibilmente efficace.
Con le potenzialità fisiche di tutti gli uomini di rotazione è riuscito a convincere giocatori di grande personalità ad aderire a uno stile di gioco più conservativo per poi lasciare maggior spazio, in fase offensiva, alle proprie superstar.
Proprio come gli allenatori legati ad una mentalità più difensiva, anche Spoelstra ha messo in luce le sue pecche nella metà campo d’attacco. In due anni non ha imposto un gioco che contemplasse un sistema organizzato, ma ha preferito dare spazio all’incredibile talento di Wade e compagni.
Il vantaggio, in queste finali, è stato quello di trovare un LeBron in condizione stratosferica, ma se il numero 6 avesse avuto difficoltà in fase realizzativa, difficilmente la serie si sarebbe conclusa in 5 partite.
Nonostante questo, proprio nelle Finals, ha dato il meglio di sé mettendo in mostra grosse qualità di lettura della partita e di organizzazione nei momenti delicati.
In assenza di Bosh, l’ingresso in quintetto di Battier ha dato una spinta sia offensiva che difensiva molto importante. Con il ritorno del numero 1 non ha cambiato, sfruttando l’accoppiamento tra Ibaka e Battier per punire da dietro l’arco. Con l’ex Toronto da 5 e James da 4, la difesa di OKC ha avuto grosse difficoltà nel mantenere una condotta efficace per tutti i minuti in campo.
Il vero capolavoro, però, è stato eseguito in fase difensiva, dove è stato negato a Durant il tiro pulito in uscita dai blocchi, e la difesa è collassata in area, con grande efficacia, facendo sì che Westbrook non arrivasse al ferro con efficacia.
Spoelstra è il quarto allenatore in attività a poter sfoggiare almeno un anello, insieme a Popovich, Carlisle e Rivers. Sarà anche ricordato come il coach che ha portato LeBron al titolo, in più la giovane età fa sì che possa ancora migliorare sotto molti punti di vista.
Voluto, difeso e confermato da Riley, Spoelstra è una sua creatura e, con le difficoltà di molte squadre nella east coast, sarà facile vedere Miami arrivare nuovamente in finale nei prossimi anni.
Grande appassionato di basket, si innamora di Pittis prima e Rondo poi. Segue tutti i campionati principali: dall’Eurolega al basket NBA, dall’NCAA alla serie A italiana.
Gran bell’articolo Marcod.
Ma quale Pittis? quello che tirava con la destra o quello che poi tirò con la sinistra? Super Ricky