Dopo cinque partite di una intensità e di una bellezza incredibili, Gara 6 regala la perfetta sintesi della serie tra San Antonio e Oklahoma City. Un sunto che ben descrive in 48 minuti l’intero andamento di queste straordinarie Finali della Western Conference.
LA GARA
In una Chasepeake Arena trasformata in una bolgia dantesca, tale da fare invidia al Delta Center di Salt Lake City di fine anni ’90, i San Antonio Spurs arrivano più carichi che mai. Non c’è da scherzare, come ha detto Ginobili, “non ci sarà una Gara 8 o 9 o 10. O vinciamo o andiamo a casa“.
Proprio una tripla dell’argentino da il via alle danze, seguita a ruota da 4 punti di Tim Duncan e 8 punti consecutivi di Tony Parker. Il play franco-belga, in particolare, è assolutamente indiavolato. I texani sanno bene che se il #9 gira bene, tutti gli Spurs giocano un altro basket. E il primo quarto ne è la perfetta prova: nei primi 11:10 di gioco il risultato è di 17 Tony – 16 OKC, con il PM ad aggiungere 5 assists ad uno straordinario 7-10 dal campo. Si va al riposo sul +14 per gli ospiti, che appaiono come la macchina da guerra di Gara 1 e 2.
Il secondo quarto si apre sulla medesima scia: Gary Neal, un grande Stephen Jackson e Manu Ginobili spingono in 5 minuti San Antonio avanti di 18 lunghezze (48-30). Parker, dopo l’esaltante prova del primo quarto, si dedica ad aprire gli spazi e smazza altri 5 assists, uniti a 4 punti.
Oklahoma sembra non riuscire ad avvicinarsi, nonostante Durant, Westbrook e Harden facciano di tutti per riuscirci. La sensazione, però, è che la gara non sia mai chiusa, nonostante l’ampio margine dei nero-argento. Alla pausa lunga i padroni di casa vanno in ritardo di 15 punti, grazie ad una tripla sullo scadere di Kevin Durant.
Prima metà di gioco, quindi, perfetto specchio dei primi due episodi della serie: San Antonio furia in attacco, guidata da un favoloso Tony Parker (21 punti e 10 assists), con percentuali al tiro irreali, tanto da due quanto e soprattutto da tre (Stephen Jackson con 4/4 dall’arco è il migliore dei suoi). Oklahoma City, invece, a faticare su ogni possesso, non riuscendo in difesa ad arginare la cavalcata del play avversario.
Chissà cosa dicono i due Coach nelle rispettive locker room: di certo, però, Scott Brooks avrà motivato ben bene i suoi, scongiurando di evitare una Gara 7 che sarebbe completamente un capitolo a parte.
Al via la seconda metà della gara, ed è tutta un’altra storia: OKC si schiera alternativamente a uomo e a zona, non lasciando punti di riferimento a Parker, sempre e costantemente raddoppiato sul primo palleggio di ogni pick&roll con Duncan. Le maglie della difesa si fanno fittissime, e in meno di cinque minuti arriva un parziale di 14-4 a favore dei Thunder che porta questi sul -5 (67-62).
Gli Spurs sono storditi, un grande Durant sta pian piano erodendo tutte le loro certezze. Altre due triple di Stephen Jackson, però, regalano qualche altro minuto di tranquillità ai texani, avanti di 5 (77-72) a 3:29 dalla fine del terzo quarto.
L’inerzia è però definitivamente dalla parte dei giovani in maglia blu: due punti di Westbrook e una tripla di abbacinante bellezza di KD regalano il primo vantaggio della partita a OKC (79-77). Lo svantaggio di 15 lunghezze è quindi annullato.
L’ultimo quarto si gioca nel marasma più completo: il frastuono è assordante, e spinge i ragazzi di Coach Brooks verso l’agognata meta. 6-8 ai liberi di Kevin Durant, oltre all’apporto di Westbrook e Harden e a 5 pesantissimi punti di Derek Fisher negli ultimi quattro minuti abbattono definitivamente la corazzata texana.
Due falli in attacco di Manu Ginobili lo tolgono dai giochi, Parker svanisce tra le braccia avversarie (nonostante 6 punti nella frazione) e gli unici a tentare di forzare Gara 7 sono Jackson (che dopo il 6/6 da tre iniziale sbaglierà la tripla del -1 a 43″) e un monumentale Duncan da 6 punti negli ultimi cinque minuti.
Vince Oklahoma City per 107-99, ed è Finale per Kevin Durant e soci.
Tra i texani, alla fine, saranno 29 i punti e 12 gli assists per Tony Parker, di cui però solo 8+2 nella seconda metà della gara. Il franco-belga ha dominato la prima frazione e totalmente subito la seconda, dove è rimasto a secco fino a 3:39 dalla fine della partita. Non gli si può recriminare nulla, ma si può solo onorare la grandiosa difesa di Sefolosha, Harden e Wesbrook. Per Tim Duncan lo score finale parla di 25 punti 14 rimbalzi e 2 stoppate in 41 minuti, per quella che potrebbe essere stata l’ultima partita, a questo punto dell’anno, per il grande Spur. A tratti, durante il terzo quarto, è parso seriamente in difficoltà e una stoppata di Ibaka in apertura di ultimo quarto ha fotografato bene lo stato delle cose. Ma il #21 degli ultimi minuti, tenacemente legato alla partita, è stato monumentale e al contempo commovente. Manu Ginobili stecca questa Gara6: opaco, non sempre lucido, chiude con 10 punti 3 perse e 5 falli con 4-12 al tiro. Leonard, Green, Neal e Diaw combinano insieme per soli 12 punti, totalmente annullati dagli avversari. Grandissima, invece, la prova di Stephen Jackson: nella prima metà di gara è straordinario a spingere in avanti i suoi. Nella seconda frazione tenta di salvare il salvabile, segnando altre due triple prodigiose e segnando tre liberi di fila. Sbaglierà la tripla del -1, unico errore della serata, a 43″ dalla sirena. Per lui alla fine ci sono 23 punti con 6-7 dall’arco e 5-6 ai liberi in 32 minuti.
Tra i Thunder menzione speciale per Russell Westbrook: 25 punti con 9-17 al tiro in 41 minuti. Con lui James Harden, che ne aggiunge 16 con 3-4 dall’arco. Il giocatore più titolato sul campo, quel vecchietto che risponde al nome di Derek Fisher, riesce a lasciare il suo zampino (e che zampino!): 9 punti con 4-7 al tiro, di cui 5 pesantissimi negli ultimi 5 minuti di gioco.
MVP
Kevin Durant: ancora una volta i 34 punti 14 rimbalzi 5 assists 2 stoppate con 9-17 al tiro, 4-8 da tre e 12-15 ai liberi non riescono, del tutto, a spiegare la grandezza del #35. Lucido, disarmante, nella seconda metà di gioco ha raccolto l’eredità del suo grande rivale di questa serie, Tim Duncan; nella rimonta dei suoi, infatti, KD ha mostrato la stessa agghiacciante freddezza che il caraibico esibiva nei primi anni 2000, quando era chiaro per tutti che era lui l’uomo da fermare senza poterlo fermare. Durant ha raccolto lo scettro, giocando questa partita da ala piccola e da ala grande, coprendo interamente il campo e portando i suoi a 4 vittorie dal primo Titolo NBA.
LE DICHIARAZIONI POST PARTITA
Kevin Durant dopo la vittoria: “Non voglio mai dare questi momenti come scontati. E’ solo un passo che ci avvicina al nostro sogno, ma ci fa sentire bene”
Manu Ginobili: “Non c’è molto di cui lamentarsi, abbiamo fatto una grande corsa, ma non siamo riusciti a battere questi ragazzi”
Gregg Popovich: “Durante il terzo quarto è stato come giocare nel fango. E’ allora che si è consumata la nostra rovina”
E ORA?
Oklahoma in Finale. Prima di questa serie, i pronostici erano sbilanciati a favore di San Antonio: troppe le vittorie di fila dei texani, troppo oliata la loro macchina offensiva, troppo esperto e “sgamato” Coach Popovich per lasciare per strada 4 partite in Finale di Conference.
I Thunder, però, hanno saputo mettere qualche granello di sabbia nel motore nero-argento. E, si badi, non con la sola fisicità. Sarebbe sbagliato additare il passaggio in Finale di OKC unicamente alla possenza fisica dei suoi giocatori. Men che meno dopo questa Gara6, dove nella seconda metà di gara, e ancor più negli ultimi 12 minuti, i Thunder erano semplicemente perfetti, di una freddezza disarmante a pensare alla loro età media.
I grandi meriti vanno riconosciuti in primis a Scott Brooks, capace di entrare sotto pelle a Popovich & Co togliendo fiato e lucidità a Parker. E poi a Kevin Durant, che per primo ha dato l’esempio di come gestire finali bollenti. Tutta Okalhoma deve gioire: da KD, a Westbrook, ad Harden, passando per Ibaka, Sefolosha, Fisher, Perkins… giocatori in missione, verso un solo obiettivo.
Si parte il 12 giugno, con Gara 1 delle Finali NBA.
Finalmente.
Laureato in Legge, appassionato di basket e fotografia, guardo la vita attraverso un obiettivo e con la palla a spicchi in mano…
Twitter: @peppevallo
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Sono tra i non tanti che possono dire “l’avevo detto”. Gli Spurs sono quasi perfetti ma mi sa che da queste parti avevate sottovalutato Durant e la lucidissima follia del Barba.
E ora sinceramente non vedo come la vincente ad Est, qualunque essa sia, possa pensare di batterli.
Le vere finali NBA erano queste.
Parlo da tifoso Spurs.. supertifoso Spurs..
Questi Thunder sono degli animali..
Ora faccio una riflessione, su KD.. cioè ragazzi qui è inutile continuare a dire Lebron è il migliore di tutti perchè domina le partite è in ogni azione e cosi via..
Secondo voi i thunder con Lebron al posto di Durant.. vincevano la serie..
Questo ragazzo..pff..
Senza offesa x nessuno..questa domanda è per chi gioca a basket…
Questi Thunder sono semplicementi arte moderna in movimento. Se li sfidi in velocità ci lasci le penne e i polmoni, se li sfidi sui big three ne spuntano altri e se li lasci liberi è davvero la fine. Vorrei che in finale arrivasse Miami per vedere quanto James possa evitare la definitiva consacrazione nell’olimpo del basket di Kd, ora il vero Mvp di questa Lega.
A mio avviso l’approdo degli Spurs alle finali della western conference è merito loro, merito dell’ottimo lavoro svolto durante la r.s. e la mano “diligente” del loro coach che ha saputo gestire il tutto con scelte non contestabili per la panchina, gioco espresso, minutaggio mirato etc. etc.
Non è demerito di chi hanno affrontato perchè nel panorama della Nba pochissime franchigie possono giocare con loro al meglio delle 7.
Solo che hanno affrontato, a mio avviso, quella che ha tutte le carte in regola per vincere il titolo, lì dove anche i loro coach ha saputo “lavorare bene”.
Nei primi due quarti si sono un pò troppo staccati, anche e sopratutto merito Spurs ci mancherebbe. Ma una volta rientrati, basta. Hanno tutto per poter fare bene e un Durant in fase di “un’evoluzione in grande spolvero”.
Cmq Popovich è un grande. Complimenti a S. Antonio.
Devono solo pensare a loro e non soffermarsi troppo chi sarà l’avversario.
Se rimangono sul “pezzo” portano a casa il titolo Nba.
Certo in attacco i Thunder sono devastanti, ma anche gara 6 ha dimostrato che le partite si vincono con la difesa. A questo punto penso anch’io che la vera finale NBA sia stata già giocata…
Concordo, fase difensiva che ha messo veramente alle strette San Antonio, si sacrificavano tutti, pochissimo spazio lasciato agli avversari e ottimi scivolamenti difensivi.
La difesa ha fatto la differenza, guardate le palle perse dagli Spurs…
Lo so che non c’entra niente ma 19 anni fa moriva Drazen Petrovic….l’avrei visto bene nei Thunders (come in qualsiasi altra squadra del resto)….
Citando Flavio Tranquillo, “San Antonio ha passato il testimone”. Nuff Said. Chapeu.
@Vitoiam
Non so se con Lebron i Thunder arrivavano in Finale (è possibile, il talento dei Thunder è complessivamente superiore a quello degli Heat, e non di poco), ma penso sia certo che con QUESTO Durant, nella pochezza dell’Est, gli Heat erano già in Finale perchè non avrebbero mai perso gli ultimi quarti delle partite. :)
Onore a OKC, se lo merita alla grande l’accesso alle finals. Quest’anno sono loro la squadra da battere, lo si è visto subito