Dovevano essere “nasty” i San Antonio Spurs, alla ricerca della ventesima vittoria di fila tra regular season e playoffs. Dovevano essere decisamente “nasty” per centrare un’altra doppiavù, quando da 48 giorni non conoscevano altro che la vittoria.
Agli Oklahoma City Thunder, invece, si chiedeva di essere muscolosi, fisicamente superiori agli avversari dopo la sconfitta di Gara1, maturata negli ultimi 10 minuti della gara.
La partita non ha deluso le aspettative.
LA GARA
Federico Buffa, dagli schermi di Sky Sport, ha definito gli Spurs come un’orchestra, per distinguerli dalla “danza tribale” suonata e rappresentata dai giovani Thunder.
A meno di 24 ore da questa definizione, si può dire che nulla meglio delle parole dell’Avvocato poteva definire la squadra di Coach Popovich. Quella che infatti va in scena nei primi tre quarti all’AT&T Center di San Antonio è musica pura, cestisticamente parlando.
I ragazzi in nero-argento tirano fuori dal cilindro una prova balistica, difensiva e a livello di concentrazione assolutamente strepitosa, annichilendo completamente gli avversari. Partiti sul 10-2 e avanti di sei lunghezze alla fine della prima frazione di gioco, gli Spurs prendono il largo nel secondo quarto, raggiungendo il +13 (42-29) e andando alla pausa lunga in vantaggio 55-44.
Una prima metà di gioco che parla chiaro: 58% al tiro, 4/9 dall’arco, 26 punti in area. Per contro, i Thunder non sono andati oltre il 36% dal campo, con 16 punti nel pitturato pur dominando 10-3 nei rimbalzi offensivi.
Offensivamente OKC ha fatto la sua parte, ma in difesa i piani di Coach Brooks (se dei piani esistono davvero) si sono rivelati completamente fallimentari, con gli uomini in azzurro a ingolfare l’area per evitare facili penetrazioni e puntualmente colpiti dalla sassaiola texana dalla media e lunga distanza.
Il terzo quarto inizia sulla stessa lunghezza d’onda: due triple di Leonard, una a testa per Diaw, Green e Parker e altri sei punti del play franco-belga spingono gli Spurs sul +22 (80-58). Thunder completamente storditi dal gioco dei padroni di casa, assolutamente inerti nella propria metà campo.
Il nervosismo e la tensione pian piano si fanno largo nel quadrato di gioco, e contagiano un già esasperato Brooks, che dinanzi al completo (sino a quel momento) fallimento difensivo dei suoi, mette in scena la peggiore risposta che poteva dare: a 2:31 dalla fine della frazione, sul -16, prende un tecnico e ordina ai propri giocatori il fallo sistematico contro un singolo giocatore, un vero e proprio hack-a-Splitter.
Se il giovane coach dei Thunder pensava in qualche modo di potersi battere sullo stesso piano con Popovich, questo gesto, che imputo alla sua totale responsabilità, lo ha fatto decisamente scadere. In un minuto di gioco, due volte Collison, due volte Perkins e una volta Durant spediscono il brasiliano con la faccia da Stiffler in lunetta: per lui ci sarà un modesto 5-10 dalla linea della carità, ma il gioco (se così si può definire) non varrà la candela. Probabilmente Brooks pensava (o sperava) di spezzare il ritmo degli Spurs e accorciare le distanze, ma a fine terzo quarto il risultato diceva di un impietoso 92-76.
Gli ultimi 12 minuti hanno mostrato il vero punto di forza Thunder, e specularmente la vera debolezza Spurs: nei primi cinque minuti di gioco i padroni di casa sono apparsi annebbiati, un po’ sulle ginocchia dopo 36 minuti di basket stellare. Solo 5 punti segnati e 13 subìti, con OKC riportatasi sul -8 (97-89), sospinta dalle tre star della squadra. Oklahoma, però, non ha saputo del tutto approfittare della situazione, mostrandosi anch’essa piuttosto affaticata e non riuscendo ad avvicinare gli Spurs a meno di sei lunghezze (99-93).
La difesa nero-argento ha negato ai Thunder alcuni canestri pesanti e, per contro, la sconsiderata decisione di Brooks nel terzo quarto ha finito per danneggiare i suoi nel momento più importante, con Durant, Perkins e Harden con problemi di falli, quest’ultimo costretto a lasciare il campo a 17 secondi dal termine.
Alla fine vince meritatamente San Antonio per 120-111, al termine di una gara davvero superba.
Tra le fila dei texani, oltre a Parker al quale mi dedicherò a breve, segnalo la prestazione di Manu Ginobili, autore di 20 punti in 26 minuti, di cui ben 10 nell’ultimo quarto, nonché quelle di Kawhi Leonard (18 punti e 10 rimbalzi con 3-6 dall’arco) e di Tim Duncan, più di sostanza che di bellezza, che chiude con 11 punti, 12 rimbalzi, 6 assists e 4 stoppate, che gli valgono il secondo gradino come miglior stoppatore di sempre nei playoffs davanti a Olajuwon e dietro a Abdul Jabbar.
Come dicevo, offensivamente i Thunder hanno detto la loro, chiudendo la propria gara con il 42% dal campo e 8-17 da tre. Soprattutto i tre tenori hanno decisamente fatto il bello e cattivo tempo, chiudendo con, complessivamente, 88 punti, 19 rimbalzi e 17 assists. 31+5+5 per Kevin Durant, 27+7+8 per Russell Westbrook e 30 punti con 10-13 al tiro per James Harden.
Questo super attacco, però, non è sufficiente se in difesa si concede qualcosa come 120 punti (55 in metà gara, 92 dopo tre quarti), facendo tirare gli avversari con il 55% dal campo e subendo 11 delle 26 triple tentate dai nero-argento.
MVP
Senza dubbio Tony Parker: 34 punti, 16-21 al tiro, solo un viaggio in lunetta (1-2) e 8 assists sono un bottino egregio per il play ex Longoria. Soprattutto se consideriamo che, nei 40 minuti passati in campo, ha giocato un’infinità di pick&roll con Duncan, ha letteralmente portato a spasso il #0 avversario e ha preso tiri ad altissimo coefficiente di difficoltà. Fenomenale.
LE DICHIARAZIONI POST PARTITA
Tony Parker: “Tutta la mia carriera è stata una battaglia. Sono un play che segna e giocando con Popovich lui prima vuole che segni, poi che la passi, poi ancora che segni, avanti e indietro. E’ sempre stato un mio obiettivo quello di trovare il giusto equilibrio tra punti e assists, tra il segnare e il passare, e penso che con gli anni sono migliorato in questo”
Russell Westbrook: “Non siamo preoccupati per Gara3. Indipendentemente da ciò che è successo finora o a quello che accadrà, non ci preoccupiamo per Gara3, faremo la nostra partita cercando la vittoria”
Kevin Durant: “Non ci sono vittorie morali per noi. Ci siamo scavati la fossa da soli, facendo quello che facciamo di solito ma tuttavia perdendo Gara2”
UN OCCHIO A GARA 3
La serie si sposta in Oklahoma, nella caldissima casa dei Thunder. Ben difficilmente, a mio parere, Durant & soci lasceranno andare il terzo capitolo della serie, così precludendosi di fatto l’accesso alle Finals. Penso invece che lotteranno alla morte per interrompere la serie vincente degli Spurs e riaprire la serie.
Per i texani, vincere Gara3 vorrebbe dire, appunto, ipotecare seriamente il passaggio del turno e tornare in Finale dopo 5 anni. All’inizio dell’ultimo quarto di Gara2 sono apparsi un po’ alle corde e questo, con la prima trasferta della serie, potrebbe essere il tallone d’Achille dove i Thunder potrebbero battere.
Richiamando ancora il buon Buffa, questa è una partita a scacchi, e aggiungo io, gli scacchisti sono Popovich e Brooks: dopo aver magistralmente vinto Gara1, l’ex agente della CIA ha segnato ancora il punto per autoeliminazione dell’avversario, fuori dei giochi per il penoso hack-a-Splitter. Se Brooks saprà inventarsi una vera difesa capace di disinnescare il meccanismo Spurs, i Thunder potranno dire finalmente la loro.
Stay tuned.
Laureato in Legge, appassionato di basket e fotografia, guardo la vita attraverso un obiettivo e con la palla a spicchi in mano…
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Da tifoso Thunder spero di pareggiare la serie in casa. San Antonio è una fortezza e sinceramente non vorrei trovarmi a gara 7 proprio in Texas. Mi delude la coppia dei lunghi Thunder, forse la migliore della Lega ma veramente in difficoltà. Penso che il vincitore di questa serie vincerà anche il titolo perchè mi sa troppo di Finals questa West Final, veramente spettacolare!
i lunghi thunder come hai ragione e al contrario chi è DUNCAN? 36 anni senza un ginocchio
– forte, – agile, – potente ed elastico ma sempre dominate con il pensiero ed il carisma. gioca nel ruolo + fisico senza fisico, come fa?
A me i Thunder hanno deluso pure contro i miei Lakers nonostante il 4-1 finale. Sono più forti semplicemente perché sono più giovani e più profondi.