“I want some nasty!”
Durante il timeout non ci è voluto molto per capire che eravamo “tutti testimoni” di un pezzo di Storia del gioco in diretta televisiva.
Gara 1 delle Finali della Western Conference: di fronte, sul parquet dell’AT&T Center di San Antonio, Texas, gli Spurs contro i giovani Thunder.
LA GARA
Prima metà di gioco nel segno dell’equilibrio, con lampi di gran classe da parte del 34enne Manu Ginobili, autore degli ultimi 7 punti del primo quarto (chiuso sul 18-24 Spurs) e più in generale vero e proprio dispensatore di pallacanestro, tra stepback, affondi, assists e quant’altro possa recitare un manuale di gioco.
Al massimo vantaggio dei padroni di casa (confermato sul 25-31), rispondono caparbiamente i Thunder, guidati da un sorprendente Derek Fisher (6 punti nei primi sei minuti della seconda frazione), per il ritorno alla parità.
Da lì in poi, il secondo quarto è tutto un botta risposta: al trio delle meraviglie, Durant-Westbrook-Harden, rispondono gli Speroni nero-argento, Gary Neal, Boris Diaw, Tim Duncan, Tony Parker, Kawhi Leonard… Si va al riposo lungo sul 47-46 Thunder.
Nonostante San Antonio faccia girare molto di più la palla rispetto all’attacco di Oklahoma, principalmente costituito da isolamenti, penetra e scarica o veloci pick&roll, sono proprio gli ospiti a tentare, e trovare, il primo vero allungo della partita: a 3:15 dalla fine del terzo quarto, sul 61-59, tre punti di Harden e due liberi di Durant spingono i Thunder sul 66-59. Parziale risposta arriva dalla tripla di Ginobili, alla quale però replicheranno prontamente ancora il Barba e DaFish per il 71-62.
Già nel corso di questi playoffs abbiamo avuto prova che gli Spurs sono come un’automobile a totale servizio del suo pilota, pronta a rispondere puntuale e precisa ad ogni sterzata o cambio di marcia che questi innesta. Oggi ne abbiamo avuto l’ennesima conferma.
Ai suoi, che in apertura di quarto quarto apparivano un po’ molli, coach Popovich ha regalato una lezione motivazionale che può di diritto collocarsi sulla mensola d’onore di ogni aspirante allenatore. Non ha detto nulla di trascendentale, Coach Pop, semplicemente ciò che andava detto. Quello che serviva per dare una scossa adrenalinica alla truppa.
Ancora una volta gli Spurs hanno dato prova di come basti loro girare un paio di viti difensive per cambiare completamente la loro partita: negli ultimi dodici minuti, complici le parole del Coach, hanno segnato 39 punti, concedendone solo 18 agli avversari, prima degli ultimi, inutili, tre canestri da tre punti di Harden e Westbrook. Se in attacco si deve segnalare un grandissimo Ginobili (vedi sotto), nella propria metà campo gli Spurs hanno trovato il miglior Stephen Jackson della stagione, un vero mastino attaccato al #35 in maglia Thunder.
Gara 1 la portano a casa i San Antonio Spurs 101-98, al termine di un incontro fisico, intenso e soprattutto di altissimo livello da entrambe le contendenti.
Tra le fila dei Thunder discreto Kevin Durant: per lui 27+10 con 8-19 al tiro e 11-12 ai liberi, ma solo 6 punti tutti ai liberi nell’ultimo quarto, quando è stato totalmente annullato dalla grandissima difesa di Stephen Jackson, emblema del nasty-boy voluto da Popovich.
Maluccio Russell Westbrook, 17 punti con 5 rimbalzi, 5 assists e 4 perse. Ha tirato con 7-21 dal campo e ha segnato cinque punti nell’ultimo quarto, compresa però la tripla del -6 a 16 secondi dal termine.
11 punti e tre triple per l’ultimo ad arrendersi, James Harden: per lui 19+6 con 5-9 dall’arco. Da segnalare i 13 punti di Derek Fisher, finalmente nel suo ambiente naturale. Fino ai due errori finali, era a 6-6 dal campo…
Tra i nero-argento, 16+11 con 6-15 al tiro per Tim Duncan, 8+4 per Diaw e 18+8+6 in 38 minuti per Tony Parker (6-15), con 7 punti nell’ultimo quarto.
MVP
Finora i suoi playoffs sono scivolati nell’ordinaria amministrazione. Contro i Thunder, però, con Duncan impegnato a duellare con Perkins e Ibaka e Parker ad annullarsi a vicenda con Westbrook, era quanto mai chiaro che Manu Ginobili avrebbe giocato il ruolo di ago della bilancia.
Così è stato, sin dall’inizio della sua gara: 10 punti consecutivi a cavallo di primo e secondo quarto, 11 punti assolutamente magistrali nell’ultima frazione. In totale 26 punti in 34 minuti sul campo, con 9-14 al tiro e 3-5 dall’arco, conditi da 5 rimbalzi e 3 assists.
Per il 34enne argentino una gara totale, con la quale ha disinnescato le armi di Oklahoma.
LE DICHIARAZIONI POST PARTITA
Gregg Popovich sul suo timeout: “Ho parlato con loro e gli ho chiesto di essere un po’ più brutti, un po’ più cattivi, di giocare con più fibre e di portarla a casa questa partita”.
Kevin Durant: “Abbiamo segnato buoni tiri, fatto buoni passaggi. Sfortunatamente, abbiamo perso”
Derek Fisher: “Come è successo è irrilevante. Sia che abbiamo perso di venti che di uno, comunque abbiamo perso”.
Manu Ginobili sulla sua grande prestazione: “Non so come è successo perché non ho tirato così per tutta la stagione, ma è accaduto e ne sono felice”.
UN OCCHIO A GARA DUE
Gara 2 si giocherà, ancora a San Antonio, nella notte tra martedì e mercoledì. La fotografia che è emersa dal primo capitolo della serie è il sostanziale equilibrio esistente tra le due formazioni: allo strabordante atletismo dei Thunder fa il paio il grande sistema tecnico-tattico-motivazionale degli Spurs.
Alle giovani stelle di Oklahoma si contrappongono, solidissimi, i totem texani. Guardando Gara 1 è però balzato all’occhio il vero vantaggio di San Antonio: è un 63enne ex agente della CIA, che evidentemente sa come dotare la sua squadra di un quid aggiuntivo. Se coach Brooks saprà colmare il gap ne vedremo delle belle.
Laureato in Legge, appassionato di basket e fotografia, guardo la vita attraverso un obiettivo e con la palla a spicchi in mano…
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sarà una serie al meglio delle 7…
ho visto delle buone squadre…anche se ritengo i Thunder superiori ma senza un sistema di gioco..
se avessero il sistema degli Spurs..non ci sarebbe storia con nessuna squadra..
gli Spurs..semplicemente magistrali nell’ultimo quarto…con qualche aiuto da parte dell’altra squadra!!! troppi errori e scelte sbagliate!!