Gara 5 senza storia. I Miami Heat travolgono gli Indiana Pacers di 32 punti, 115 a 83 e si portano sul 3-2 nella serie.
Vittoria forse prevedibile, di sicuro però non con così tanto margine. Ancora una volta è stato il terzo quarto a dare un indirizzo, in realtà anticipato già a due minuti dal termine prima dell’intervallo.
I Pacers hanno seri problemi di esecuzione offensiva e se la difesa di Miami è sempre stata una costante il gioco è presto fatto.
LeBron James e Dwyane Wade continuano laddove avevano terminato in gara 4. L’MVP si ferma questa volta ad un assist in più per completare la tripla doppia, 30pts, 10reb, 8 ast, 12-19 da due e 2-4 da tre.
Per Wade 28pts, 3reb, 2 ast, 10-17 da due, 7-13 ai liberi. Non si potevano avere dubbi sulla sua etica professionale. Né Spoelstra né i tifosi né gli addetti ai lavori, nessuno ha mai messo in discussione la sua voglia di vincere.
Dopo gara 3 ha attaccato a ogni possesso, seguendo la scia del primo turno contro i New York Knicks. LeBron è la prima opzione offensiva, lui azzanna la partita con le sue giocate puntuali e spettacolari.
Rispetto allo scorso anno il suo rapporto con LeBron lo ha visto meno sovrapporsi al suo compagno MVP, più chiaramente secondo scorer con tanti punti nella mani.
Al di là del duo ritrovato (in realtà non si è mai sciolto) e al di là della difesa, gli Heat hanno beneficiato degli errori degli avversari e di alcune scelte tattiche incomprensibili.
Perchè non andare come prima opzione sempre sotto da Hibbert e West ? Mi ripeto, ma è un concetto chiave per i destini di questa serie. Lo ha detto anche Steve Kerr su TNT più volte, quasi incredulo.
Perché non sfruttare il matchup di peso, di centimetri e di talento sotto canestro ? Coach Vogel può ricevere solo plausi, ha la stessa età di Juwan Howard e già allena una squadra alle semifinali di Conference nei playoff NBA.
Ma qualche pecca è evidente. Indiana ha giocato delle brutte partite offensive, anche nelle vittorie e qualche colpa non può che ricadere sull’allenatore.
Non ha mai imposto il suo gioco, disegnando invece ogni gara sul come guadagnare al massimo dalle falle altrui. Strana squadra questi Pacers.
Segnano tutti e non segna nessuno, è un attacco bilanciato ma come dimostrano i numeri di regular season, sono ventinovesimi per numero di assist.
Senza parlare della loro incapacità di rincorrere quando sono sotto nel punteggio. Non avendo bocche di fuoco sono troppo prevedibili, basta negare loro la transizioni, anche quelle secondarie e diventano spuntati, senza troppe soluzioni.
Ieri hanno perso la gara a rimbalzi, 49-35, numeri che non stanno né in cielo né in terra contro Anthony, Turiaf e compagnia bella, considerando che LeBron è il loro miglior rimbalzista e ieri addirittura Mario Chalmers ne ha presi 11, il migliore dei suoi.
Gli Heat chiudono col 61% da due contro il 33% degli altri, regalandoci un non voluto garbage time di più di 20 minuti.
Una serie intensa, non brillante per scenari puramente di gioco, spesso anche dura. Ieri forse il culmine, e qualcuno ai piani alti dell’Olympic Tower si sta seriamente preoccupando.
IL BUONO
Di LeBron e Wade abbiamo già parlato. Merita un suo spazio Shane Battier. Che sia West (solo 10 pts, 5-13 da due) che siano le guardie avversarie la sua difesa è sempre magistrale.
In più ieri 13pts con 4-7 da tre, tre delle quali all’inizio della gara. Se Miami va avanti lo fa soprattutto per la sua difesa e lui di questa difesa né il leader indiscusso, anche come guida per i compagni.
IL BRUTTO
Gli infortuni ai Pacers. Danny Granger cade male sua una caviglia, si limita a 20 minuti, 10pts sono solo un buon inizio purtroppo per lui non portato a termine.
David West ha problemi a un ginocchio, ma già prima di questo ha fatto molta fatica come nella maggior parte delle gare di questa serie.
Indiana si può fino ad ora soddisfatta perché ha portato i vice-campioni NBA a gara 6, ma rischia di finire tutto alla prossima.
Vedremo in che condizioni i due migliori giocatori in attacco calcheranno il parquet di casa. Una potenziale gara 7 passa dalle loro gambe.
IL CATTIVO
Serie di falli duri, di parole pesanti, di gesti offensivi. Ieri abbiamo visto Wade sanguinare dal sopracciglio destro per colpa di Tyler Hansbrough, a sua volta vittima di Hudonis Haslem già incerottato e nel garbage time Dexter Pittman su Lance Stephenson.
E’ tutta una reazione a catena soprattutto dei contatti tra LeBron e Granger e per ultimo sul choke sign di Stephenson sul quale anche Juwan Howard ha avuto da ridire con un diverbio con il diretto interessato.
A proposito del ragazzo da Coney Island. Quasi 6 minuti di garbage time e gabbie aperte. Tiro a ogni possesso utile, 4 errori su 4, passaggio tentato e palla fuori, penetrazione e fallo duro, un libero a segno.
Tornando ai leader, LeBron prima della gara dice che il comportamento di Granger è “da stupidi”. Risponde Granger. “Non ho paura di Lebron, lo faccio solo perché è tutta la squadra che non è rispettata, abbiamo avuto il quinto miglior record della NBA e siamo andati in diretta TV nazionale una sola volta”.
Playoff basketball.
COUNTDOWN TO LEBRON JAMES FIRST RING
-9.
Per gara 6 si torna in Indiana, con tanti dubbi su alcuni dei protagonisti. David West e Danny Granger dovrebbe esserci, seppur bendati, come lo è Hudonis Haslem, forse però fuori per prevedibli provvedimenti disciplinari.
“E qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure…”
Due partite “discrete” di fila, e chi segue Miami torna a dire che questo è l’anno buono per l’anello. Dopo gara-3 invece i giochi erano fatti, fine del progetto, fino di Spoelstra, split dei Big Three. Una lunaticità che ho visto solo con New York.
Aldilà dei numeri (lo ammetto) strabilianti di Lebron, ed in seconda battuta di Wade, a me pare che fin’ora sia Indiana a perdere piuttosto che Miami a vincere. Alcuni errori di Vogel sono così eclatanti che stupisce che tutto il mondo li abbia visti tranne l’head-coach di Indiana. Oltre al puntare troppo poco su Hibbert sotto la plance (come già sottolineato nell’articolo), in gara-4 davvero è stato incomprensibile il tenere Barbosa in campo nel quarto periodo che non ha azzeccato una scelta. I distacchi ingenerosi raccontano partite mai avvenute visto che Miami non ha dominato una singola gara (nonostante dei Pacers indecorosi nella fase offensiva) ma si è scavata i break favorevoli tra fine terzo quarto ed inizio ultimo periodo.
A Indiana basta imbroccare una sera senza errori dal punto di vista del game-plan per pareggiare la serie. Poi, in un’eventuale gara-7 ci penseranno i nervi (o l’assenza dei tali) di Miami, a fare il resto.